Capitolo 2

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Capitolo 2:

I compleanni sono i miei giorni preferiti,
è una buona scusa per scrivere a chi non scriveresti mai.

I giorni passavano in fretta, tra una chiacchierata e l'altra. Ma a metà febbraio, la sera prima del tuo complean- no, ho deciso di smuovere la situazione, così ho aperto le note del mio smartphone e ho iniziato a scriverti, ho iniziato a pensare a una dedica di quelle che lasciano il
segno.
Volevo scriverti una lettera perché tu, da quel primo gennaio in avanti, a me avevi dedicato ogni giorno della tua vita e io sentivo di non aver fatto abbastanza, non ancora, volevo ripagarti per aver speso tutto quel tempo per me, che poi magari per te non era niente, ma per me era tutto.
Tu eri tutto.
Avevo l'abitudine, prima di conoscerti, di andare a dormire molto presto, ma da quando c'eri tu di andare a dormire presto non ci pensavo nemmeno per sbaglio.
Non mi andava di sprecare nemmeno un secondo della mia vita senza passarlo a parlare con te.
E allora ho deciso di scriverti e mi sono imposta di restare sveglia fino a mezzanotte.
Avevo gli occhi che si chiudevano, le braccia che tremavano, perché febbraio è un mese molto freddo e anche se avevo tante coperte addosso avrei preferito avere le tue braccia a stringermi, mi avrebbero scalda- ta di più.
Tu mi avresti scaldata di più.
00.01, invio il messaggio.
Me ne pento subito dopo, provo a cancellarlo, a spegnere internet, ma nulla sembra funzionare. Consegnato.
Uno di quei messaggi chilometrici che nessuno leggerebbe mai, ma allo stesso tempo tutti vorrebbero ricevere.
Io però sentivo da dentro che tu quel messaggio lo avresti letto tutto e ti sarebbe piaciuto, perché a te piacciono le cose semplici, delicate, e questo me lo ave- vi detto un sacco di volte, che apprezzi il "tanto" ma ti accontenti ancora di più del "poco" se è fatto con il cuore, con il cuore di chi vive solo per te, si spegne per te, si rialza per te, e sorride solo con te.
Dopo un'oretta visualizzi il messaggio, il mio cer- vello inizia a pensare e io vorrei dirti tutto e allo stesso tempo niente, mi faccio mille film mentali, mi passa an- che tutta una serie tv nel cuore, non so per quale moti- vo, ma è una serie tv drammatica.
"Mi ignorerà sicuramente" penso.
Attendo ancora un po', ma non vedo alcuna rispo- sta, sento il mio cuore precipitare e farsi in mille pezzi, perciò decido di andare a dormire.
"Che senso ha stare svegli per qualcuno che non ri- sponde nemmeno a un tuo messaggio, nonostante tu abbia impiegato ore per scriverlo, perché sei una frana con la scrittura, ma ci hai provato lo stesso?" urlo den- tro di me.
Era un urlo straziante, di chi ci ha creduto troppo e si è sbagliata di grosso.
Non eravamo niente, in fondo, forse solo semplici amici, forse avevo sbagliato a inviarti quel messaggio, forse era troppo, o forse era troppo poco, forse sem- plicemente non dovevo inviarlo e dovevo tenerlo solo per me.
Migliaia di parole giravano dentro la mia testa ma io non avevo una paletta rossa, come quella dei vigili urbani, per fermarle tutte. E così le ho lasciate scorrere.
Ho lasciato che mi divorassero dentro per un po' e poi ho deciso di andare a dormire, anche se già sapevo che sarebbe stata una notte infernale.
29
               
La mattina mi sono alzata distrutta, avevo dormito ma- lissimo, ma quando ho guardato il telefono c'era un tuo messaggio chilometrico.
E chi se lo aspettava un messaggio così bello?
Mi hai scritto: «Scusa se non ti ho risposto subito, ma non ho avuto la forza di metabolizzare il tutto, le tue parole mi hanno scaldato un po' il cuore, forse tra di noi c'è qualcosa di più, dobbiamo soltanto trovare il modo di capirlo meglio».
Tu avevi metabolizzato tutto e io non avevo capito niente.
Ma di quel "niente" sapevo solo una cosa, sapevo che non dovevo lasciarti scappare, perché eravamo qualcosa, un bellissimo qualcosa.
Qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita per sem- pre e me l'avrebbe stravolta interamente, come il cam- bio di stagione quando ormai ti sei abituata ai vestiti invernali.
Non è facile, lo so, ma a volte serve dare una svolta a tutto, per poterci credere ancora un po', credere che tutto possa cambiare in meglio.
Da quando eri arrivato tu la mia negatività era scom- parsa del tutto.
Così ho deciso che a giorni ti avrei fatto la doman- da più delicata della mia intera esistenza, quella che forse mi avrebbe cambiato tutta la vita per sempre, ma chissà.
Avevo già un'ansia tremenda, ma in fondo l'ho sem- pre pensato che buttarsi è la cosa più bella di tutte, è la cosa più bella da fare quando la terra dove stai cammi- nando non è poi così tanto salda come credevi e potre- sti cadere da un momento all'altro.
E io volevo cadere, ma volevo cadere su di te, in- somma, tra le tue braccia, tra i tuoi occhi azzurri come il mare, tra i tuoi capelli, che non ho mai capito di che colore fossero, forse biondo cenere o forse poco più chiari, ma a me piacevano così tanto.
Mi perdevo nei tuoi occhi ma forse non ti avrei ri- visto mai.
Precipitavo nel profondo dei tuoi occhi solo attra- verso una semplice fotografia, impressionante.
Un po' come te, che attraverso qualche semplice messaggio mi avevi fatto immergere in te e giuro, non sono riuscita a uscirne mai, eppure ci ho provato, senza esiti.
Da quando avevo visto la tua prima foto, giuro, ti appartenevo.
Ti appartenevo interamente. E tu manco lo sapevi.
Ma lo avresti saputo.
Molto presto lo avresti saputo.
Amore è anche questo.
Pensarti senza poter averti accanto.
Neanche un attimo.

Ti avrei dato tutto. Io e te a 313 km dalla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora