Capitolo 4

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Capitolo 4

23aprile 2018.

Tutto prosegue secondo i piani, mi stavo abituando ad avere qualcuno accanto, pur non avendolo accanto mai. Era una mattina come le altre, ricordo soltanto di non essere andata a scuola.
Ero sul letto, suonano alla porta e decido di andare a vedere chi fosse.
Entra mia zia, si è ricordata
che oggi è il compleanno di
mia mamma, lascia il regalo sul tavolo e con il suo lato uggioso e allo stesso tempo esilarante, mi dice:

"sto organizzando una gita turistica
per Roma con i colleghi di lavoro, ti va di venire?
Partiamo domenica
4 giugno e durante il giorno visitiamo tante
attrazioni insieme."

Penso che quel
"un pullman per Roma"
sia stata la notizia migliore di questo mese, l'ho pensato nel momento in cui ho sentito i miei battiti accelerare come Ferrari durante le gare, in quel momento ho avuto la certezza di voler battere questa maledetta distanza, di voler sconfiggere ogni km che ci separava, di voler dare una svolta a tutto questo, perché sentirsi senza vedersi non è affatto bello e io ero stufa di aspettare.
Tutte le mie amiche avevano il principe azzurro affianco o quasi, e io? Io non avevo nessuno, ma desideravo averlo, cavoli se lo desideravo.
Prendo in mano il telefono e frettolosamente metto su un messaggio con qualche errore e qualche parola doppia:

"il 4 giugno vengo da te a Roma
.
Mia zia organizza questa gita, non sa che appena saremo a Roma, abbandonerò tutto il suo gruppo e correrò da te." Invio.

Visualizza subito, non potevo crederci, eppure era vero, dentro di me partono pensieri rimbombanti come macigni.

"Avrà pensato stessi scherzando? Non vorrà vedermi davvero? Forse non sono il suo tipo fisicamente.."

I soliti pensieri che colpiscono ogni ragazza della mia età, quando le risposte si fanno attendere e il cervello continua a lavorare, perché infondo, non smettiamo mai di pensare e spesso pensare fa dannatamente male, tra mille pensieri quotidiani, ce ne saranno circa dieci positivi, per tutti gli altri bisogna lottarci continuamente per avere la meglio e non sempre ci riesco.
Aspetto ancora un po', finalmente "sta scrivendo", quelle paroline, scritte sotto il suo nome, sono state come quei secondi prima dell'inizio di un nuovo anno, un attesa unica, devastante, in meglio intendo.

"Ho paura...ma vabene." risponde.

"Paura...paura di cosa? Scrivo.

"Paura di non piacerti, spesso le foto ci mostrano meglio di come siamo realmente e io potrei non piacerti abbastanza. Comunque sono felice che verrai a Roma e che ci vedremo per la prima volta,
qui non c'è il mare, quindi subito
dopo mi toccherà venire lì
a vederlo con te."

"Ho le tue stesse paure e in due possono scomparire, come il Sole dietro le nuvole in quelle giornate così dubbiose."

E come glielo spiegavo ai miei
Genitori che dall'altra parte dell'Italia si nascondeva la mia persona?
Non avevo le parole giuste e neanche i sentimenti. Era tutto tremendamente forte e io non riuscivo a tranquillizzarmi, ho pensato di aspettare a dirglielo, tanto avrei pagato il viaggio con i miei soldi e a loro non sarebbe interessato minimamente o forse si, ma non mi sarebbe importato nulla, niente di niente.

L'unica cosa che conta è l'amore
e io voglio vivere d'amore,
voglio viverlo ogni giorno
della mia vita e voglio sia
la mia unica droga,
voglio farmi di amore
perché è l'unica cosa
a farmi stare bene
in questo mondo
di solitudine e
amicizie false.











Ti avrei dato tutto. Io e te a 313 km dalla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora