Capitolo 10

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23 settembre 2018

Nicole è la persona più sensibile che io conosca, ma lei non lo sa.
Non lo sa che dietro ai suoi "non me ne frega se sono sola" c'è un modo di paranoie e tristezza che la assalgono ogni giorno.
Lei cerca di distrarsi, di camminare, di concentrarsi sul cibo, ma la verità è che meriterebbe soltanto qualcuno accanto per stare bene ogni giorno, quel qualcuno vorrei essere io.
Vorrei essere io ad asciugare le sue lacrime rigide nelle notti passate senza stare insieme e vorrei essere io a farle spuntare i sorrisi migliori.
"E se fossi stato proprio io a farle nascere questi complessi?"
Apro Facebook e corro sul suo profilo per dare uno sguardo alle sue immagini del profilo passate.
Wow, è sempre stata perfetta e da quando ha conosciuto me, ha perso un po' se stessa.
Vorrei farle capire che a me basta lei, senza alcun cambiamento, senza alcun kg di meno.
Basta vorrei, io "voglio."
Apro il sito per ordinare i biglietti dei bus e decido di andare da lei oggi stesso.
E' un mese di alti e bassi, in realtà sono più i bassi che gli alti, ma questo non cambia la nostra relazione, perché lei mi ama e io sono pazzo di lei.
Sono pazzo di lei dalla prima volta che mi ha scritto quel

"ciao, posso disturbarti?"

lei pensava di disturbarmi
e invece io la stavo proprio aspettando,
come si aspettano le estati dopo gli inverni freddi
e gli autunni
dopo le estati più lunghe.
Io la stavo aspettando e lei non lo sapeva, lei mi stava aspettando e io non lo sapevo.
Ci stavamo aspettando e anche questa distanza maledetta aspettava solo di essere abbattuta.
E l'abbiamo fatto, più volte.
Abbiamo sconfitto questi km ed è il momento di farlo ancora una volta.
Quando l'ho vista per la prima volta, ho giurato di non lasciarla lottare da sola contro niente e nessuno, sono stato un codardo ad allontanarmi da lei e voglio fare un ultimo tentativo.
Forse sarà inutile o forse sarà il più utile di tutti.
Ma giuro che oggi vado da lei e la faccio sorridere.
Voglio far sorridere quei suoi capelli castano scuro, quelle sue lentiggini che tende a nascondere sempre e quegli occhi verdi che mi fanno impazzire.
Prendo il biglietto, mi vesto velocemente e decido di andare alla stazione con un po' di anticipo.
Non ho valigie, ho solo una borsetta con dentro un cornetto di quelli confezionati, una bottiglietta d'acqua e qualche euro nel portafogli.
Salgo sul pullman e la prima cosa che noto, è il posto vuoto a fianco a me, noto che non c'è nessuno con cui dividere le cuffiette, non  c'è nessuno che tocchi le mie gambe quando passiamo con il bus nelle gallerie, non ho nessuno che si addormenta sulla mia spalla e questa, io la chiamo, mancanza.
Mi manca e sono stato uno stronzo a non esserci sempre per lei, ma non so cosa fare per farle cambiare idea, per farla ricominciare a vivere.
Dopo aver preso la coincidenza, arrivo davanti casa sua, è ora di pranzo.
Busso alla porta:

"c'è Nicole?"

"Sono io, chi c'è?"

"Sono Marco, sono qui per te.
Mi sono portato via, l'ultima volta, dei sorrisi e vorrei donarli di nuovo a noi."

"M-Marco, non mi aspettavo di vederti qui, entra pure, hai già fatto colazione?"

mi chiede, iniziando a fare domande sulla colazione, per nascondere l'ansia di aver trovato me, fuori la sua porta.
"Buongiorno amore." Gli dico.
"Cosa c'entra adesso?" risponde lei.
"Nulla, volevo solo dedicarti il mio buongiorno amore e vorrei tornare a dedicartene uno ogni giorno, da adesso in poi."
Rispondo io.

"Buongiorno anche a te, amore, posso chiamarti ancora così?"
mi chiede.
"Certo, devi chiamarmi così.
Ci siamo allontanati solo perché tu, ti stavi allontanando da te e neanche lo sapevi. Spero sia cambiato qualcosa adesso." Rispondo io.
"Si, sono migliorata, sono tornata quella di Roma, quella della prima volta. Quella che divorava hamburger davanti a te senza problemi e si rovesciava tutte le salse addosso, come i bimbi piccoli."
"Per fortuna.." rispondo io, speranzoso.
"Ti ho portato un cornetto, in realtà era per me, ma vorrei dividerlo con te."
"Certo amore, dividiamo il cornetto."
Divide il cornetto e inizia a mangiarlo e io giuro, non ci speravo poi così tanto, forse sta davvero cambiando qualcosa e io sono felice di questo, la mia ragazza sta tornando quella di sempre e io la amo sempre di più.
Finiamo di mangiare e io le chiedo di andare a riposarci sul letto.
Accendo una candela e la osservo mentre inizia a raccontarmi cosa ha fatto questo mese senza di me.
Dio quanto è bella.
Oggi indossa dei vestiti colorati molto larghi, non so se sia un pigiama o se sia il suo vestiario quotidiano, non è truccata, ma è tremendamente bella.
Sta sorridendo e a me basta questo.
Immagino non lo abbia fatto molto da quando ci siamo allontanati un po'.

"Lo sai che sei bella?"

le dico, mentre stava parlando all'infinito di serie tv e film che le piacciono tanto.
"No amore, non lo sono. Tu lo sei.
Dove lo trovo uno che si fa 300 km per vedere me?" risponde lei.
"Io ne avrei fatti anche 1700 di chilometri per vedere te, per vederti sorridere ancora e per vederti stare bene. Giuro, se potessi mi trasferirei da te per vederti sorridere ogni giorno, meriti solo questo tu."
Inizia a sorridere, la vedo arrossare, ma non dice nulla.
"Scemo ascoltiamo un po' di musica?" propone lei.
"Ma io stavo già ascoltando te, non sei musica anche tu? Tu sei musica e anche poesia." Rispondo io.
La vedo arrossire ancora, decide di mettere una nostra canzone e ci sdraiamo sul letto a fissare il soffitto.
Guardare il soffitto non è una cosa che amo fare, a casa, da solo, non lo faccio mai, ma qui mi piace.
Mi piace il fatto di girarmi e vedere lei, guardare in alto vuol dire distogliere per un attimo lo sguardo dal mio Sole e appena mi giro, mi emoziono come la prima volta, nel vederla accanto a me.
Guardare il soffitto è bello, se hai a fianco la persona che rende il tuo mondo più bello.
Ho deciso che ogni volta che non sapremo cosa fare insieme, risponderò "guardiamo il soffitto e poi te." è bellissimo.
"Mi sei mancata proprio tanto." Le dico all'orecchio.
"Ero vuoto senza di te, ho passato pomeriggi interi chiuso nella mia cameretta a pensare costantemente alle tue lentiggini che amo tanto e tu ami nascondere, a pensare a te che pranzavi da sola in questa casetta, troppo grande per due braccia soltanto, ne servirebbero almeno quattro per riscaldare tutto. Due tue e due mie, non credi?" le propongo io.
"Quattro braccia sarebbero ideali, amo il numero quattro, il quattro marzo ho conosciuto la persona più importante della mia vita tu."
Sono le 16.00 lei si addormenta, ha un braccio sul cuscino, uno sul mio cuore e la testa girata verso di me.
Io vorrei dormire, sono molto stanco dopo il viaggio, ma decido di guardarla ancora un po'.
Lei non lo sa quanto è bella mentre dorme, a volte la sento anche russare per il naso chiuso, è allergica a così tante cose che è difficile vivere serenamente per lei, eppure non molla.
La mia guerriera.
Ora dorme, qui a fianco e io ho il dovere di proteggerla.
"Cerco di non addormentarmi." penso.

"Ti svegli amore? Mi manchi"

mi sussurra una voce all'orecchio.
Apro gli occhi e vedo lei, sorridente più che mai, alla fine sono crollato, ma lei è talmente forte che si è protetta da sola.
Infondo sono 17 anni che vive in una casa ed è autonoma in tutto, è forte e manco lo sa.
Andiamo in cucina, lei ha fame e io non vedo l'ora di vederla mangiare.
E' così bella mentre mangia, fa un morso, poi ride, poi torna di nuovo a mordere il suo panino, capita di sporcarsi e ricomincia a ridere, è bellissimo, uno dei momenti della giornata che preferisco.
"Cosa cuciniamo amore?" le chiedo io.
"Amore, proviamo a fare i sofficini?"
"Vabene amore, questi vanno fatti al forno però" rispondo io.
"Cavoli amore, il forno è rotto, devo farli in padella, ma tranquillo faccio io" risponde lei, sicura di se.
Mette un bicchiere di olio in padella e butta dentro i sofficini.
"Amore mettiamoci sul divano" propone.
"Vabene...ma non si bruceranno?"
"No amore, non si bruciano mai." Risponde lei.
Andiamo sul divano e lei propone di guardare una serie tv insieme.
Io continuo a guardare lei, guardare lei non è mica una cosa da poco, lei è bella davvero.
"Amore, scegliamo la serie tv" mi urla nell'orecchio arrabbiata perché non stavo dando importanza alla tv.
Mica lo sa, che lei è più importante della tv e pure dei film e pure della pizza.
E io amo la pizza.
"Mi sento al sicuro con te."
"Resta con me"
Risponde lei.
"E' davvero bello questo film."
"Quale film?"
"Sto guardando te, scema."
"Amore sento puzza di bruciato" gli dico io.
Corriamo ai fornelli e vediamo i nostri amati sofficini diventare neri come il carbone.
"Amore, con la maionese sono buoni ugualmente" propone lei ridendo.
"Vabene amore, ma dovremmo metterne tanta tanta."
Rispondo io.
All'esclamazione di queste parole vedo per un attimo il suo viso cambiare colore.
"Cosa ho detto di male?" penso dentro di me.
Forse ho detto che ne vorrei mettere tanta e qualcosa l'ha preoccupata.
Prepariamo i piatti e lei mette la maionese su tutti i sofficini, sembra che la preoccupazione di prima sia svanita o quasi.
Mangia il suo piatto e io il mio, poi ci mettiamo sul divano per scegliere una serie tv.
"Cosa guardiamo amore?"
"Una serie tv romantica."
Propone lei.
"Perché non guardiamo un film, io non sono mai costante nel guardare le serie tv"
ribatto io.
"Vabene amore, guardiamo un film allora."
Ribatte lei.
Alla fine scegliamo un film comico, mentre siamo sul divano tornano i suoi genitori da lavoro e allora decidiamo di andare in camera di nuovo.


"E' bello"
"Cosa?"
"Stare vicino a te."
"Anche per me è bellissimo."
Stare vicino a te mi fa sentire anche più vicina a me, perché quando sto con te mi amo un po' di più."
Sentiamo qualcuno litigare in salotto, ma scegliamo di non intervenire.
Penso non deve essere bello per lei subire delle discussioni ogni volta che i suoi sono in casa.
I suoi neanche mi conoscono e forse non conoscono neanche la figlia.
Ci mettiamo sul letto, con la nostra musica in sottofondo.
"Stai sorridendo" gli sussurro.
"Lo so"
"Stai sorridendo davvero,
con gli occhi intendo scema."
Poche volte avevo avuto l'onore d vedere i suoi occhi sorridere, lentamente si chiudono entrambi e in poco tempo ci addormentiamo.
E' notte fonda, mi sveglio e lei non c'è a fianco a me.
Non capisco dove sia, accendo la torcia del mio cellulare e inizio a cercarla per la camera.
Sento degli strani rumori in bagno, mi avvicino alla porta e sento degli strani versi, un rubinetto aperto.
Capisco subito che si tratta di Nicole e dopo qualche secondo riesco a comprendere anche cosa sta facendo lì dentro.
Sta cercando di rimettere la nostra cena e forse anche il cornetto che ha mangiato per pranzo.
Non è guarita, mi ha solo illuso.






Ti avrei dato tutto. Io e te a 313 km dalla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora