Capitolo 6

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12 luglio 2018

Mi sveglio come sempre, in un ora indefinita tra le 9 e le 12, perché io, distratta come sono, non ho tempo per controllare l'orologio e sul telefono, mi scordo sempre di guardare che ore sono.
Scendo in cucina a fare colazione, prendo cereali, latte e un po' di cacao e mescolo tutto in una tazza, sento lo stomaco che produce strani suoni, forse è la fame o forse è l'amore, chissà.
Nel dubbio, decido di scrivergli il buongiorno, perché non lo sento dalla "buonanotte" e la mancanza inizia a farsi strada nel mio petto.
"Buongiorno piccolo." Invio.
Non passa neanche un minuto che subito, ricevo un messaggio da parte sua:
"Buongiorno amore, posso chiederti una cosa?"
"Dimmi."
L'ansia inizia ad attraversarmi le vene, i capillari, ogni cellula del mio corpo, che mi sta succedendo? Non stavo forse imparando a gestire queste preoccupazioni?
Penso proprio di no.
"Questi giorni, ti andrebbe di passarli con me a casa tua?" mi scrive.
Non so cosa rispondere, davvero.
Sono senza parole e non è neanche la prima volta con lui, penso capiti ogni volta che riesca a togliermi ogni lettera di bocca.
La voglia di stare di nuovo insieme, dopo un mese, mi strepita dentro, ma i miei genitori non hanno idea di chi sia e di cosa siamo noi due.
Non hanno idea che io a Roma ero andata solo per lui e non m'importava nulla di quella maledetta gita.
E ci sarei tornata altre settanta volte a Roma per baciarlo sotto il Colosseo.
Ma che ne sanno loro.
Non sanno nulla.
"Ci penso piccolo." Rispondo.
Vado in camera, m'infilo sotto le coperte e inizio a pensare a cosa dire ai miei genitori, ai miei zii, a qualche mia amica che ancora s'interessa a me.
"Mamma, sto insieme ad un ragazzo da 4 mesi e vuole venire a stare da noi per una settimana" sarebbe stato il discorso ottimale da fare, ma mi avrebbero ucciso sicuramente!
Avevo nascosto loro tutto sin dall'inizio, la colpa è mia, ma anche loro.
Potevano anche chiedermi qualche volta se sorridevo per caso o per un motivo preciso.
In fondo nessuno sorride senza qualcuno che gli permetta di farlo.
E di certo io, non sono l'eccezione alla regola visto che non sorridevo mai prima e adesso lo faccio ad ogni suo messaggio.
"Perché devi rifletterci?" mi scrive.
"Perché ho casini a casa..."
Quei puntini inviati da me, parlano più di ogni altra cosa.
Dentro di me, pensieri assordanti, giravano come uragani.
"Voglio vederlo a tutti i costi" urla una parte di me, la parte meno razionale e più romantica.
"Non puoi portarlo qui senza dire nulla ai tuoi" esclama l'altra parte.
E io, lo ammetto, sono una frana con le scelte.
Sono le 13, mamma sta finendo di lavorare e presto sarà a casa e io sto preparando, nella mia testa, un discorso bellissimo da fare a lei, appena sbarcherà in questa porta.
"Cara mamma..." per iniziare.
Penso di nuovo, "cara" si dice nelle lettere, non nei discorsi parlati, potrebbe sembrare brutto.
Riformulo tutto.
"Mamma devo parlarti", ma potrebbe farla preoccupare troppo, alla fine non devo raccontarle qualcosa di brutto, no?
Neanche il tempo di scegliere come iniziare tutto, che sento suonare al campanello di casa.
E' mia mamma, la sento parlare nelle scale quindi mi accingo ad aprire la porta.
Appena entra, inizia a lamentarsi del tempo che ho impiegato per farla entrare in casa.
Che ne sa lei dei pensieri che c'ho dentro, non può neanche minimamente immaginarlo cosa mi ruoti nella testa.
"Scusami mamma" gli dico.
"Tranquilla dai, hai altro da dirmi?" risponde.
"Vorrei far venire un mio amico a casa"
"Per merenda?" mi chiede.
"No mamma.."
"Vorrei farlo venire a dormire da noi qualche giorno."
"E chi sarebbe?" mi chiede con un tono  rassicurante.
"Ci sto parlando da tempo. È bravo, simpatico, educato..."
"E' di Roma!"
"Volevi usare altri settanta aggettivi prima di dirmi il suo luogo?" mi chiede in maniera impacciata.
"No mamma...avevo paura ti arrabbiassi."
"Non mi fido degli estranei, ma come sai io ti ho sempre lasciato tanta libertà quindi fai come vuoi, tanto hai casa libera!"
Sono corsa in camera.
E certo che non si fida degli estranei, neanche io lo facevo, non mi sono mai fidata delle persone che non conoscevo, eppure se avessi applicato questa strana legge di vita si dalla nascita penso sarei rimasta sola a vita.
Che male hanno le persone che ancora non ci conoscono?
Perché non dare loro occasione di farlo?
Io da quando ho conosciuto l'ultimo "estraneo" giuro, ne conoscerei altri centomila di "estranei", perché so che queste persone, che arrivano nella nostra vita per caso, possono stravolgerla la nostra vita e renderla tremendamente bella, come il Sole che viene fuori dopo la pioggia più nera.
Prendo il telefono e decido di inviare un messaggio a lui:
"Mamma ha detto che puoi venire, stai facendo le valigie?"
Invio.
"No, ma adesso provvedo." Risponde.
"Veloce che ti voglio qui il prima possibile, anche domani."

"Vengo domani?" mi scrive.

"Vieni domani."

Sono una persona altamente ansiosa e soltanto limitando i tempi riesco ad avere meno ansia perché non ho il tempo di realizzare cosa stia succedendo accanto a me.
Non ho il tempo di realizzare che lui stia arrivando da me e chissà per quanti giorni.

Ti avrei dato tutto. Io e te a 313 km dalla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora