11. Qualche momento per i ricordi

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Lexa's pov
Resto a guardare la scena attraverso la finestra, e sento le lacrime invadere i miei occhi. Ricordo ogni istante di quella sera: ogni singola parola di mio padre, ogni singolo insegnamento. Ricordo come avevo evitato di colpirlo quando ne avevo avuto l'occasione. Ero solo una ragazzina, non avrei mai potuto ferirlo o fargli del male. Ricordo le sue ultime parole prima della partenza: "Ci rivedremo, Lex", e ricordo il modo in cui si è avvicinato ed ha posato le sue labbra sulla mia fronte. Ricordo che le avevo sentite tremare. Il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi riporta alla realtà. Quando dico "Avanti" e mi volto di nuovo verso la finestra, i combattenti non ci sono più. "Lex" sento dire alle mie spalle. Quella voce, l'ho sognata ogni notte per molto tempo. Mi volto esitante, e resto senza parole quando mi trovo davanti a mio padre. "Papà? Tu sei... sei davvero qui?" mi trovo a dire con la voce spezzata dall'emozione. Prima che possa rispondere, corro verso di lui e gli getto le braccia al collo. Lo abbraccio come non avevo fatto in passato prima della sua partenza. Lo abbraccio, perché ho paura che possa sparire di nuovo da un momento all'altro. Dopo qualche minuto in cui le lacrime hanno rigato i volti di entrambi, lui si allontana un po'. "Hey, Lex, sono così fiero di te" dice fissando alternativamente i miei occhi e la mia divisa. "Lex", solo lui mi chiamava così. Sentirlo di nuovo mi provoca un tuffo al cuore. "Papà io..." inizio a dire, ma lui mi interrompe facendomi segno di sedermi sul letto accanto a lui. "Lexa, costa stavi guardando fuori dalla finestra?" mi chiede. Io inizio a dire ancora emozionata ed agitata: "Io non... non lo so, c'eri tu, eravamo io e te che combattevamo. Era la sera in cui sei partito. Che cosa sta succedendo?". Lui mi poggia una mano sulla schiena prima di ricominciare a parlare: "Sapevi che eri più forte. Eri in netto vantaggio, ma non mi hai colpito. Perché?" ed io resto scioccata dalle sue parole. Lo guardo negli occhi, poi abbasso lo sguardo esitando a parlare. "Lo so, lo so Lex. È tutto okay" dice lui accarezzandomi la schiena. Mi mancava l'affetto di mio padre. "Le cose sarebbero potute andare diversamente, se mi avessi colpito. Lo sai? Magari sarei rimasto e qualcun altro sarebbe potuto partire per me, sarei potuto rimanere ancora un po' con te e tua madre. Mentre ero in viaggio, non facevo altro che chiedermi il motivo per il quale tu non avessi avuto la forza di colpirmi, ma ora è chiaro. Quello che hai fatto, e le conseguenze che ne sono scaturite, ora hanno un senso. Sono così orgoglioso di te. Sei... sei esattamente quello che speravo diventassi" aggiunge poi, con voce carica di emozione. Io, che avevo di nuovo abbassato lo sguardo per trattenere le lacrime sentendo la prima parte del suo discorso, mi trovo a guardare di nuovo i suoi occhi splendenti. Verdi, proprio come i miei. All'interno ci vedo il mio riflesso. All'improvviso si fa largo nella mia mente un altro ricordo, che però scompare subito. Il riflesso di me stessa in un paio di bellissimi occhi azzurri. Rabbrividisco. Mio padre si avvicina a me, e con una mano mi fa poggiare la testa sulla sua spalla. Lo faceva sempre la sera dopo ogni allenamento. Passiamo i minuti così, fino a quando lui si alza dicendo: "Devo andare, ma tornerò. Te lo prometto. Concediti qualche momento per i ricordi, è molto importante Lex". Io lo guardo con aria interrogativa, mentre lui si abbassa per baciarmi la fronte e se ne va, come quella sera. Ma le sue labbra stavolta non tremavano.

Clarke's pov
Sono ancora rinchiusa nella stanza con Murphy, quando sento il corno suonare l'inizio del Conclave. Non mi fermo nemmeno ad ascoltarlo mentre si prende gioco del momento, e mi dirigo verso il letto. Le coperte sono ancora sporche di sangue nero. Il sangue di Lexa. Un'altra fitta si fa strada nel mio petto, e sento di nuovo le lacrime agli occhi quando inizio a bussare con forza alla porta. Murphy si avvicina a me dicendo: "Hey, Clarke. Mi dispiace, so che era importante per te", ma io non ho le forze di parlarne, non adesso. Collasserei di nuovo e farei l'unica cosa che mi verrebbe spontanea in questo momento: buttarmi a terra e piangere. Gridare, gridare fino a restare senza voce. Meglio senza voce che senza cuore. Il mio cuore è andato via con lei, questo spiega il vuoto che ho dentro. "Non è questo il problema, dobbiamo fare in modo che Aden vinca" dico a Murphy, quando la porta si apre ed entra Titus. "Sei venuto per finire il lavoro?" gli chiede Murphy con tono pieno di rancore. "No, sono qui per adempiere al mio giuramento a Lexa. Mettete questi" dice Titus porgendoci due cappotti. Ma io non me ne andrò come spera. Ignoro Murphy che cerca di convincermi a lasciare Polis con lui, e tiro il cappotto in faccia a Titus. "Hai ucciso il tuo comandante. Come mai sei ancora libero?" cerco di gridare, ma la mia voce è ancora interrotta dalle lacrime. "Sono il custode della fiamma" risponde, e poi ci chiede di andarcene, così da passare inosservati nella folla riunita per il Conclave. "Devo vedere Aden prima" dico con voce ferma. "È fuori questione. I Natblida hanno iniziato i riti di purificazione" risponde lui. "Dove?" chiedo insistendo, e lui sospira e si alza facendoci cenno di seguirlo. Quando entriamo nella sala del trono, vedo tutti i giovani Natblida riuniti attorno ad un tavolo, accanto al quale è in piedi Aden. Quando entriamo e tutti si voltano verso di noi, riesco a vedere cosa c'è sul tavolo. Un corpo, il corpo di Lexa, coperto da un lenzuolo bianco e della polvere rossa. Attorno al corpo ci sono delle candele accese. La testa ricomincia a girare, ed inizia a mancarmi l'aria. Titus si inchina e poi si reca verso Aden. Gli poggia una mano sulla spalla e si volta verso di me in segno di consenso, poi si allontana. "Ti chiedo scusa per il disturbo" dico al ragazzo prima che lui mi interrompa chiedendo: "Vuoi restare sola con lei?". Certo che lo voglio. Vorrei poter restare qui per tutta la vita, a piangere la sua morte. Vorrei poterle dire quanto la amo, e quanto mi senta in colpa per non averglielo detto prima. Ma so che ora non sarebbe la cosa giusta da fare. "No, sono qui per vedere te. Tu mi hai promesso di appoggiare il mio popolo" rispondo, quasi sussurrando. "Se lo spirito di Heda sceglierà me" aggiunge lui. "Sì, allora lo farai?" domando. "Lo faremo tutti, Lexa ce l'ha fatto giurare" risponde lui. Sento l'aria che lascia di nuovo i miei polmoni quando sento il suo nome. Tutti i presenti si alzano e abbassano la testa di fronte a me. Lo ha fatto di nuovo. Ha fatto di nuovo qualunque cosa in suo potere perché io ed il mio popolo fossimo al sicuro. A stento riesco a trattenere le lacrime e mi volto verso Aden. "La amavamo" dice lui. Poi qualcuno entra dalla porta, e vedo che sono Roan ed Ontari di Azgeda. Ontari cerca subito di gettarsi addosso a me, ed Aden prova invano a fermarla. Titus e Roan invece ci riescono, quest'ultimo utilizzando la sua carica di Re. "Quando sarò Heda, il Re si inchinerà a me. Tu e l'intero popolo del cielo morirete" annuncia Ontari, rivolgendosi a me. Poi lei e Roan lasciano la stanza, e i riti continuano. Vengo scortata via prima che possa rimanere qualche minuto sola con Lexa. Quando siamo fuori, io e Murphy ci rechiamo verso la stanza sacra di Titus per discutere di Ontari. "Ha il sangue dei comandanti, le spetta per nascita competere per la fiamma" dice lui, prendendo il chip in mano e riponendolo nella scatola. "Lei è davvero lì dentro?" gli chiedo, solo per trovare un po' di sollievo nel sapere che una parte di lei sarà sempre viva ed accanto a me. "Certo che lo è" risponde Titus, e per la prima volta sento comprensione nella sua voce. "Non importa chi vince. Se la tua ragazza è davvero dentro quella cosa non abbiamo niente di cui preoccuparci. Andiamo via da qui finché possiamo!" dice Murphy, quando Titus lo interrompe: "Importa invece. Ho servito quattro comandanti come Fleimkepa. Nessuno di loro era saggio o forte la metà di Lexa Kom Trikru. La verità è che lei era saggia e forte ancora prima dell'Ascensione, la Fiamma rafforza ciò che si è già. Se lo spirito del Comandante sceglierà Ontari, la Nazione del Ghiaccio controllerà tutto e allora la tua gente affronterà la sua ira". Ignoro Murphy che non capisce la serietà del momento, e domando a Titus: "Come possiamo fare in modo che vinca Aden? Era lui la scelta di Lexa, e tu lo sai" e lui risponde che allora sarà il prescelto. Poi sentiamo un suono, e Titus grida: "Il corno della vittoria!" lasciando la stanza. Io e Murphy lo seguiamo fino alla sala del trono, dove regna il caos più totale. "Che cosa sta succedendo?" domando a Roan che è accanto a me, ma lui mi zittisce. Sul trono Ontari mostra la testa tagliata di Aden, ed io grido subito il suo nome cercando di farmi avanti, ma Roan mi ferma dicendo: "Se ti vede, taglierà anche la tua testa". Murphy ripete ancora di fuggire, mentre io di nuovo cado nello sconforto. Era il desiderio di Lexa, che Aden fosse il suo successore. Era orgogliosa di averlo allenato. Lo trattava come fosse suo figlio, ho ancora impresse nella mente le sue espressioni mentre lo guardava e lo correggeva durante gli allenamenti. "Io vinco" dice Ontari, lasciando cadere senza rispetto la testa del ragazzo. Una lacrima riga la guancia di Titus. Tutti escono dalla sala, ed io rincorro Roan dicendogli che Titus non accetterà mai qualcuno che ha tagliato la testa a dei bambini mentre dormivano, e che dobbiamo parlare con lui. Ma Roan sostiene Ontari, perché fa parte del suo popolo. Ci conduce verso il tunnel di fuga. "Ti ho salvato di nuovo la vita. Ho saldato il mio debito con Lexa. Se ci rivedremo, non sarà da amici" conclude poi, andandosene. "Scommetto che non ce ne andiamo" dice Murphy vedendomi esitante. "Non senza la fiamma" rispondo fermamente. "Non senza Lexa" avrei voluto dire, ma le parole si sono bloccate prima di uscire. Porto Murphy, che continua ad essere contrario all'idea, nella stanza sacra di Titus, nel tentativo di prendere il chip a sua insaputa. Inizio a frugare nella stanza, fino a quando sento la voce di Titus alle mie spalle. "Tu l'hai uccisa. Io ho premuto il grilletto, ma sei stata tu". Non avrei mai voluto una cosa del genere, se avessi potuto, avrei donato la mia vita per quella di Lexa. "Titus, le hai fatto una promessa ricordi? So che non vuoi che Ontari prenda la fiamma, ha ucciso i bambini che tu avevi cresciuto! Lo spirito di Lexa non avrebbe mai scelto una cosa del genere!" grido disperata, con tutte le forze che ho. Lui dice che deve crederci, deve credere che Ontari sia la prescelta. "Allora metti quel dannato coso in qualcun altro!" rispondo urlando, e lui mi spinge indietro e risponde alterato: "Tu, stupida ragazzina! Dopo tutto quello che hai visto credi ancora che sia una superstizione? Se qualcuno senza il sangue nero prende la Fiamma, la Fiamma prende la sua vita!". Io gli faccio notare quanto sia stupida ed insensata la loro idea di successione, e che se il sangue nero è cosi raro non dovrebbero lasciare che i Natblida si uccidano a vicenda, e lui mi afferra di nuovo per la maglietta dicendo che loro rendono onore ai caduti del Conclave. "Aspetta, l'ottavo cerchio! Lexa aveva dei segni sulla schiena, per ogni vita che aveva spezzato al Conclave. Sette cerchi, però mi aveva detto che c'erano otto novizi nel suo gruppo. Cos'è successo al numero otto? C'è un altro Natblida, vero?" chiedo. "Si, è scappata. Una codarda e traditrice del suo sangue. Lexa mi ha proibito di darle la caccia. Non è degna della Fiamma" afferma lui, quando Murphy viene gettato nella stanza. Titus mi dice di nascondermi. Entra Ontari, e si prende gioco della morte di Lexa con Titus. Vorrei uscire e gridarle in faccia, ucciderla. Lo spirito di Lexa non merita di finire in lei. Non me lo perdonerei mai. Ora il mio compito è quello di proteggere quel che mi rimane della donna che amo, e lo farò a costo della mia stessa vita. Titus ordina a Murphy di portare Ontari nelle stanze del Comandante per il rituale di purificazione, e quando lui replica lei le punta una spada al collo. I due escono dalla stanza, ed io vado subito verso Titus e lo ringrazio. "Perfino Luna sarebbe migliore di lei" pensa a voce alta. "Scusa hai detto Luna?" gli chiedo, spiegandogli che è un'amica di Lincoln. Mi chiede se posso trovarla ed io annuisco, con finalmente un briciolo di speranza in corpo in mezzo al dolore più assoluto. Quando gli dico che lo porterò da lei, lui risponde che Luna non lo farebbe avvicinare. Si volta verso di me porgendomi la Fiamma e l'intero kit del Comandante. "Lo proteggerò con la mia vita" dico guardandolo negli occhi, e lui aggiunge: "Dentro c'è un libro. È il diario del primo comandante. Quando troverai Luna, ti servirà per il rito di Ascensione". Poi mi dice di prendere un'armatura dei precedenti comandanti e di recarmi al passaggio segreto, dove mi stanno aspettando. Aggiunge che penserà lui a Murphy e che ora il mio dovere è verso la Fiamma. Prima che io possa partire, lui pronuncia la parola "Fleimkepa" riferendosi a me. Le lacrime invadono di nuovo i miei occhi quando ricordo quella parola uscire dalle labbra di Lexa, mentre si riferiva a lui e perdeva forze. Esco fuori, e prendo un cavallo. Lo stesso che avevo quando ero nei boschi con Lexa, quando doveva recarsi nei clan per far girare la notizia del "sangue non chiama sangue". Ricordo le sue parole: "Magari un giorno, quando non ci saranno più problemi e situazioni da risolvere, potremmo passare l'intera giornata qui". Ricordo la sua espressione sognante. Ma lei non avrà mai quel giorno, e nemmeno io. Il destino a volte gioca brutti scherzi, distruggendo le vite e le anime delle persone.
Passo per i boschi, ed arrivo al punto in cui mi ero svegliata tempo fa, quando io e Lexa eravamo appena riuscite a sfuggire dal Pauna. "Sta tranquilla. Sei al sicuro" aveva detto. Ed ha fatto tutto, ogni cosa per fare in modo che lo fossi. Io non ci sono riuscita con lei, ma lei lo avrebbe fatto per me. Lei sarebbe riuscita in tutto. Sento suonare il corno, e vedo del
fumo rosso uscire dalla torre di Polis. Un nuovo comandante è appena asceso. Controllo la tasca nella mia giacca e mi assicuro di avere ancora la Fiamma. È ancora lì, sta succedendo qualcosa che non segue gli schemi. Decido di concentrarmi sul mio lavoro, e mi rimetto in viaggio.

Lexa's pov
Dopo che mio padre ha lasciato la stanza mi sono sdraiata sul letto e ho provato a dormire, ma non ci sono riuscita, ed ora sono qui a fissare il soffitto. Quando vedo le prime luci dell'alba decido di uscire, ma quando apro la porta mi ritrovo nella sala del trono. Una me più piccola sta parlando con Titus, ed è coperta di sangue nero. "Non la inseguirai, ha fatto la sua scelta" le sta dicendo. Luna, era il giorno della mia Ascensione. Ricordo che la vidi allontanarsi tra la folla e fuggire tra i boschi. Impedii a tutti di farle del male, perché sapevo che aveva fatto la sua scelta. Se avesse vinto, avrebbe avuto la carica del Comandante sulle spalle. E se non ne aveva le forze, allora aveva fatto la cosa migliore andandosene. "Perché la salvasti?" sento la voce di mio padre alle mie spalle. "Papà tu... che ci fai di nuovo qui? E come ci sono arrivata?" domando. "Ricorda, Lex. Ti ho chiesto il motivo per cui tu risparmiasti la vita di Luna" dice lui serio. "Sapevo cosa comportava la carica del Comandante. Sapevo anche che lei non si sentiva abbastanza forte da doverne sostenere le decisioni. Fece la scelta migliore" rispondo. "E perché tu rimanesti?" chiede poi. "Ero sicura di quel che facevo. Sin da bambina, seguivo ogni allenamento che tu ed Anya mi proponevate per uno scopo preciso. Ero fiera di quel che ero diventata, ed ora sono fiera di quel che ho fatto" rispondo, con lo sguardo fisso in avanti. Quando mi volto, mio padre non c'è più. Esco dalla sala e mi ritrovo in mezzo ad una folla. C'è Finn morto legato ad un palo, e Clarke è a qualche metro da lui, con in mano il coltello insanguinato. Clarke. Corro verso di lei, ho bisogno di abbracciarla. Sono di fronte a lei, che però non mi guarda. Provo a prenderle la mano, ma la mia passa semplicemente attraverso la sua. La me del passato ferma Indra ed i guerrieri che tentano di ucciderla. Io sono qui, a rivivere il passato. Sono qui accanto a Clarke, ma lei non è qui con me. Sento una mano sulla mia spalla, e vedo di nuovo mio padre. "Non puoi fare nulla Lex. Tu non sei qui" dice. "Ma come è possibile? Papà, è tutto nella mie mente ora, vero?" gli chiedo. "Lex, sei qui per rivedere le tue scelte. Quelle che ti hanno fatto diventare quella che sei ora. Perché lasciasti che Clarke vivesse? Sapevi benissimo che non sarebbero stati d'accordo e avrebbero reclamato la loro vendetta" spiega lui. "Dalla prima volta che l'ho incontrata l'ho vista papà. La stessa luce, la stessa che brillava negli occhi di mamma. Lei era diversa da tutti. È diversa da tutti. Farebbe qualunque cosa per il suo popolo, proprio come me. Si era spinta contro la lama di Indra quel giorno, solo per mostrare la sua determinazione. Non ha il sangue dei comandanti ma credimi, è nata per esserlo. È per questo che mi sono innamorata di lei papà. Più passava il tempo e più mi rendevo conto di quanto fossimo simili. Lei mi stava insegnando davvero molto, ed io facevo lo stesso con lei. Ho iniziato a fare di tutto per proteggerla, perché il mondo meritava qualcuno come lei. Io meritavo qualcuno come lei. Mi ha fatto vedere le cosa da un altro punto di vista. Ed io papà, non avevo fatto altro che pensare alla coalizione fino ad allora. Ma era giusto, serviva trovare la pace. E il "sangue non chiama sangue" era l'unico modo. Insieme, io e lei l'avremmo ottenuta" dico, accorgendomi che le mie guance sono rigate dalle lacrime. Mio padre mi abbraccia. "Mi manca papà. Non la rivedrò più, lei andrà avanti. Deve farlo, è giusto che lo faccia. Ma io ho bisogno di lei papà, più di qualunque altra cosa. L'ultimo ricordo che ho è lei che piange vedendomi morire. Mi distrugge che lei stia soffrendo. Mi distrugge che io non possa starle accanto. Ma sto soffrendo anche io papà, e niente può farmi stare meglio se non la sua presenza" sussurro continuando a piangere sulla sua spalla. Non mi ero mai sfogata così con qualcuno. "Lo so Lex, ti capisco. Ma continua a cercare Lex. Trova i ricordi, troverai un senso a tutto questo" mi dice, asciugandomi le lacrime. Poi si volta e si allontana. Io mi incammino ancora con la testa in piena confusione, e mi ritrovo di nuovo nella mia vecchia stanza. Mi sdraio sul letto ed inizio a riflettere. Non sento niente oltre che i miei pensieri. Non ho la Fiamma, e non ho le menti degli altri comandanti nella mia testa. Sono sola con me stessa, e me ne rendo conto solo ora. Sento bussare alla porta, e non sono sorpresa quando vedo mio padre che entra. Subito viene a sedersi sul letto vicino a me. "Sono qui per riflettere sulle mie decisioni, vero papà? Devo farlo solo seguendo la mia testa, ho ragione?" gli chiedo, e lui sospira ed inizia a parlare: "Lexa, hai capito perché ti sono state mostrate solo quelle scene? In quei momenti, la Fiamma non ha agito al tuo posto. Sei riuscita a tenerla staccata dalla tua mente, sei riuscita ad agire seguendo il tuo volere. Hai utilizzato la tua testa, sí, ma non sarebbe stata abbastanza se non avessi riposto la tua fiducia in qualcos'altro". Lo guardo scossa, e lui ricambia il mio sguardo sorridendo. Poi alza una mano e con un dito punta verso il mio petto. "Il cuore Lex. Hai usato il cuore. Niente e nessuno avrebbe potuto farti cambiare idea. Hai scelto la combinazione perfetta tra testa e cuore. E non posso negare che qualcuno ti ha aiutata a farlo. Qualcuno ti ha mostrato la via per riaprire il tuo cuore, e da lì è uscito il comandante che è in te. È uscita la vera Lexa" spiega concludendo. Tutte le mie domande trovano risposta in una sola parola che mi esce spontanea dalle labbra: "Clarke".

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