<<Figliolo, calmati!>>
<<Ti se divertito, vero?>>
<<Non capisco a cosa tu ti stia riferendo>>, sbotta il padre.
<<Andiamo, vorresti dirmi che non sai cosa hai fatto?>> dice Riccardo, urlando. Il suo tono più che arrabbiato sembra deluso, ma non riesco a capire per cosa; e non riesco a capire il perché io sia qui ad assistere a questa scena. <<Ho visto la mamma qualche settimana fa, sai era in pessime condizioni dopo quello che le hai fatto e io sono stato uno stupido a credere alla tua insulsa versione dei fatti>> continua. Il padre rimane in silenzio, non l'avevo mai visto, ma è alto, è vestito bene e mi sembra un uomo serio. Sinceramente non capisco il perché il figlio non gli somigli nemmeno un po'. Riccardo quella volta all'ospedale mi aveva detto che la madre non provava più i sentimenti per il padre e lo lasciò. Ovviamente a me dispiaceva per Ric e suo padre ma a quanto pare credo che sia successo qualcos'altro.
<<Sì, me l'ha detto.>>
<<Quindi sai anche che ieri mi ha telefonato e mi ha detto che hai fatto?>>
<<Sì, so che ti ha telefonato, mi ha chiesto il tuo numero.>> Wow, è incredibile come suo padre riesca a mantenere la calma, ma io non capisco il perché Tommaso mi abbia portata qui.
<<Sofia, tu vattene. Pensavo di avertelo già detto. Tommaso, perché cazzo l'avresti portata? >>
<<Andiamo Sof, volevo solo aiutare.>>
<<Sappi che mi devi delle spiegazioni>>, dico, rivolgendomi a Riccardo.
Esco dalla casa insieme a Tommaso, sono confusa, perché sta succedendo tutto adesso? Molte volte vorrei staccare, vorrei non pensare a nulla e invece mi ritrovo a pensare sempre a tutto. Perché Riccardo non mi ha contattata quando era a Genova? Perché non mi ha detto cosa faceva? Mi fa male la testa, ho solo quindici anni e la mia vita è incasinatissima. Cosa mi sta succedendo? Non lo so.
<<Ehi, io preferisco andare a casa, sono stanchissima; è stato bello passare con te questa giornata>> dico.
<<Ha fatto piacere anche a me, ma veramente volevo darti un'ultima cosa, se per te va bene>>
<<Ehm, okay, l'importante è che tu faccia veloce>>
<<Velocissimo>>, ribatte.
Afferra la mia mano e mi fa salire su un autobus, però non faccio in tempo a leggere il capolinea. C'è solo un posto libero e decide di cedermelo. Non ho idea di dove stiamo andando, il cielo è cupo, mi sento in un'altra dimensione, non riesco a pensare più a nulla, domani mi aspetta un'altra giornata scolastica, spero di farcela. Tommaso sta dicendo qualcosa, ma non riesco a seguirlo, la mia testa pensa solo a quei capelli biondi. Perché Riccardo si sta comportando in questo modo? Non riesco proprio a comprenderlo. Forse il problema sono io, forse dovrei cambiare. Ma cambiare... per chi? A quale scopo? Sono ancora una bambina che dovrebbe vedere tutto a colori, con migliaia di sfumature ma invece ne vedo solo due : il bianco e il nero e molte volte non distinguo nemmeno questi due. Questo viaggio in autobus è molto lungo e stancante; si è liberato un posto vicino a me circa trenta minuti fa, quindi si è seduto Tommaso. Onestamente non capisco il perché sia così gentile con me, non ci siamo mai rivolti la parola prima che conoscessi Riccardo e mi tratta anche meglio di lui ultimamente. In questo tragitto mi vengono in mente tante cose, tante esperienze vissute: le litigate dei miei genitori, le amicizie rivelatesi false, la scuola e Tommaso. Lui c'è sempre stato da quando Riccardo riesce a farmi soffrire, forse è solo gentile, spero. Il mondo molte volte ci mette alla prova: siamo in una situazione difficile e noi abbiamo delle possibilità, sta a noi decidere quale scegliere. Le decisioni che possono cambiarti la vita saranno dieci, esagerando, e sei di queste le facciamo senza nemmeno accorgercene. Quindi come possiamo avere la vita dei nostri sogni se per il 60% dei casi prendiamo decisioni importanti senza saperlo? La vita non la puoi programmare, siamo tutti su un filo e se sbagliamo a posizionare i nostri piedi mandiamo tutto all'aria. Non so cosa voglia dire davvero vivere al massimo, non so cosa si provi. Forse Riccardo non è fatto per avere delle relazioni e farei la fine di tutte quelle che sono state con lui, ma ho ancora molti punti interrogativi, non voglio affrettare delle decisioni che vanno prese con calma. Dopo un fascio temporale che non so descrivere, Tommaso mi fa cenno di dover scendere, siamo davanti ad un edificio abbandonato, anzi, mi azzarderei a dire bruciato.
<<Questa era una fabbrica circa dodici anni fa, mio padre lavorava qui ma ha preso fuoco e sono morte più di quindici mila persone, lui incluso>>.
Non capisco, perché mi abbia portata qui, voglio dire mi dispiace da morire per suo padre, però non capisco.
<<Mi dispiace da morire, davvero>>
<<Dispiacerebbe anche a me, se non fosse stato stronzo con mia madre, l'ha abbandonata dopo aver scoperto della gravidanza.>>
Wow, e io che pensavo di essere incasinata, c'è qualcuno che sta peggio. Solo che lui ci è passato sopra, lui si fida di sua madre... In quel momento mi torna in mente Emanuele, mio fratello, ci ha lasciati quasi tre anni fa, non l'ho mai detto a nessuno dei miei amici, non sapevano nemmeno della sua esistenza in quanto, aveva venticinque anni e viveva a Londra. Quando la polizia del suo quartiere ci ha chiamati è stato orribile: per mia madre è stato terribile, tutt'ora non riesce a credere che ci abbia lasciati; purtroppo non abbiamo assistito al funerale, non lo vediamo dal Natale 2016, se n'è andato la notte del 14 giugno del 2017, un catastrofico incendio ha avvolto il grattacielo Grenfell Tower, abitava lì, nel quartiere di North Kensington, era il suo sogno ed è stato letteralmente bruciato una volta realizzatosi; questo terribile incendio, si portò via 72 vittime. Non avevano alcuna colpa, erano indifesi. Penso molte volte a lui, mi manca, era la mia forza, la mia ancora di salvezza; nessuno sa di lui poiché non ho mai avuto le forze per raccontare il tutto, un giorno vorrei andare a fargli visita, vedere dove abitava, dove lavorava e vorrei vedere dove si trova adesso, vorrei assistere alla commemorazione, questo 14 giugno. Il mio umore è peggiorato, non so cosa pensare: Riccardo, la mia famiglia, Emanuele, Tommaso, la scuola... La mia vita non è nulla di speciale, credo, è soltanto un po' turbolenta.
<<Perché mi hai portato qui?>>
<<Per mostrarti chi sono, senza filtri e vorrei che mi accettassi ugualmente>>
<<Certo che ti accetto, secondo te non dovrei farlo per il tuo passato o per la tua famiglia? Ognuno di noi ha delle cose che nessuno sa.>>
<<Sof, ascolta, vorrei dirti un'ultima cosa... Spero che tu non la prenda troppo male...>> viene interrotto dalla mia suoneria, il mio telefono inizia a squillare senza sosta gli faccio cenno di aspettare un momento poiché la chiamata arriva da un numero che non conosco, potrebbe essere importante. Rispondo e sento una voce maschile.
<<Pronto?>> dico.
<<Sofia, sono Marco, il fidanzato di Anna, per favore, appena puoi vieni al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Anna ha avuto un terribile incidente e i medici stanno per provvedere al coma farmacologico>>
<<Arrivo subito>>. Attacco la chiamata e prego Tommaso di portarmi a quell'ospedale, acconsente subito, andiamo a casa sua e prendiamo la sua moto e dopo soli venti minuti siamo arrivati. La mia testa non pensa più, non posso perdere una delle mie amiche più care, c'è sempre stata per me, anche quando le dicevo che non avevo bisogno che si preoccupasse tanto. Io e Tommaso entriamo nell'ospedale, sono le sette di sera, mia madre non mi ha ancora chiamata da questa mattina, ma come è possibile? Ora non riesco a pensare a lei, magari sarà ancora a lavoro, adesso devo preoccuparmi della mia amica. Vedo un'infermiera e le chiedo dove potrebbe essere Anna, le dico anche il cognome e mi dice che si trova alla torre 5, padiglione 6 stanza 25. Mi dirigo verso la sua stanza, vedo un ragazzo molto preoccupato, presumo sia Marco, ma non ne ho la certezza, non l'ho mai visto; poco prima che potessi fargli una domanda, mi viene in contro dicendomi che è proprio Marco e che Anna è nella stanza proprio davanti a me. Decido di entrare, ma dico a Tommaso di aspettare fuori, mi avvicino al letto, sento le mie lacrime che rigano le mie guance con violenza.
<<Anna, sono qui>> dico.
Angolo autrice:
SAAAAAAAAAAAAAAALVEEEEE. Sono tornata dopo una luuuuuuunga sosta, spero che la storia vi piaccia e spero di non dovermi assentare nuovamente per così tanto tempo.
un bacio,
Katy.
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NOTHING SPECIAL.
RomanceSofia è una ragazza del liceo. Ama la musica, la letteratura e i libri. Finite le medie, trascorre un'estate abbastanza tranquilla, ma non appena inizierà il liceo, tutto cambierà. Conoscerà nuove persone, tra cui un nuovo amore. Avrà delle delusion...