Capitolo 49

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La mattina dopo fu Piper la prima a svegliarsi. Aprì gli occhi e vide il bel viso del suo Percy davanti a sé. Non poté fare a meno di sorridere alla sua espressione tranquilla. Gli accarezzò delicatamente una guancia.

- Quanto sei bello, amore mio - gli disse sotto voce. Solo guardarlo dormire così tranquillo le faceva venire voglia di piangere e ridere allo stesso tempo. Lo amava così tanto. Ogni volta che lo guardava sorridere le veniva voglia di baciarlo ovunque.

Ripensò a quello che era successo la sera prima, durante il temporale. Si era nascosta tra le sue braccia per colpa dei tuoni, che la terrorizzavano da sempre. Il suo calore la faceva sentire al sicuro, il battito del suo cuore la rilassava e le sue braccia che la cingevano lasciavano il resto del mondo fuori.

Anche in quel momento la ragazza sentiva battere il cuore del suo amore con ritmo regolare. Gli posò una mano sul petto e lo sentì sotto la sua mano: BUM, BUM, BUM. Era così rilassante.

Percy fece una smorfia e la strinse più forte a sé come un orsacchiotto, facendola sorridere. Che carino che era. Lei riportò di nuovo l'attenzione al suo viso, che era tornato tranquillo come prima. Guardandolo così attentamente notò una minuscola cicatrice sulla guancia, che sembrava essere molto vecchia.

Non voleva immaginare come se la fosse procurata. La rabbia le montò dentro all'improvviso verso quel mostro del suo patrigno. Lei c'era quando Percy si svegliava in lacrime dopo un incubo di quel genere, tremante come una foglia e negli occhi solo la tristezza e la paura.

Non riusciva a capire come sua madre avesse potuto permettere a quel mostro di portar via ogni luce a suo figlio, di marchiarlo e segnarlo a vita. Percy non lo aveva mai detto, ma lei sapeva che si sentiva ancora sporco. Quella era una cicatrice che non si sarebbe mai rimarginata, lo sapeva.

Percy si vergognava di scoppiare a piangere di tanto in tanto, quando le cose si facevano difficili. Ma non doveva. Piper continuava a ripeterglielo: lui non era debole.
Era fragile e potente come tutte le persone forti.

Si era tenuto troppo dentro. Aveva sofferto troppo negli ultimi tempi e il suo cuore era semplicemente scoppiato; non doveva vergognarsi. Era un suo diritto sfogarsi qualche volta. Non poteva più nascondere quello che provava.

Piper ripensò a quello Percy aveva scoperto in biblioteca. Non sapeva se sarebbe stata una bella cosa aver trovato suo padre. Ci aveva pensato molto. E se lo avesse deluso? Se gli avesse detto che non voleva prendersi carico di lui?

Piper non voleva vederlo soffrire un'altra volta. Si stava riprendendo da quello che era successo tra loro, ma ora arrivava un'altra batosta buttarlo giù e a stressarlo. Piper era arrabbiata con il mondo: il suo Percy non doveva avere così tante preoccupazioni.

Ne aveva passate così tante. Avrebbe voluto dire a chiunque ci fosse lassù di lasciarlo in pace. I suoi pensieri furono interrotti da Percy che faceva un gemito e faceva una smorfia come se fosse spaventato.

Piper odiava vederlo avere gli incubi. Si svegliava sempre sconvolto. Il ragazzo si strinse di più a lei e si rannicchiò in posizione fetale, poi cominciò a piangere e a dire: - No... Lasciami andare... Basta.

Il cuore della ragazza salto un battito e le lacrime le bagnarono gli occhi. - Amore - cercò di svegliarlo sgrullandolo un po'. - Tesoro, ti prego, svegliati! - Percy questa volta gridò e la ragazza non riuscì più a trattenere le lacrime.

Il cuore le faceva male a pensare a cosa il suo tesoro stesse ricordando in quegli orribili incubi. - Amore… - cercò di svegliarlo sgrullandolo più forte. - Tesoro, ti prego... - Percy gridò ancora. - Svegliati, per Merlino!

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