Versailles 1779: Capitolo 4

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Parte prima
Sarebbe stato un dolce risveglio se qualcuno non avesse riempito di urla il corridoio adiacente alla sua camera da letto.

Non udiva cosa stessero dicendo esattamente, perché le parole le arrivavano frammentate («Non meritate la mia presenza»; «Il Re non approva»; «Vi state condannando.»), ma le parve una rottura da quel mondo di educazione e manierismo fino allora conosciuto.

Cercò di tapparsi le orecchie con il cuscino.

«Credete che ne avranno per molto?»

Tikki si posò vicino alla testa della giovane: «Credo che dovreste alzarvi, principessa. Non avevate un mistero da risolvere?»

Scese dal letto in silenzio e cominciò a scegliere i vestiti.

«Da dove partiamo? Dal corridoio, dal quadro?»

Riuscì a stringersi il corpetto e a indossare il panier.

«Credo che sarebbe opportuno osservare bene quella zona, dato che è l'unica pista da seguire, per il momento.»

Scelse un abito azzurro dagli armadi di legno dorato.

«Che ne pensate? Andiamo?»

Era pronta.

Tikki annuì, senza tuttavia nascondere una certa preoccupazione: «Siete sicura di volerci andare da sola?»

Bridgette la scrutò senza una reale espressione dipinta in viso.

«Non dovrei?»

Tikki si affrettò a dissentire.

«No. Mi chiedevo se non sarebbe meglio coinvolgere anche il consigliere che avete conosciuto nei giorni precedenti.»

«Non lo conosco abbastanza. Non so se posso fidarmi, quindi è meglio non correre il rischio, per il momento.»

Bridgette si affrettò a chiudere gli armadi e a sistemare la scrivania, su cui spiccava il suo diario rosso. Era da qualche mese che ci scriveva e aveva cominciato a non poterne fare a meno. Lo prese e lo ripose nel cassetto.

«Andiamo.»

Poi si diresse verso l'uscita.

«Io ho fame, signorino.»

Stavano vagando per la Reggia da ore ormai. Si era svegliato all'alba per dirigersi nelle cucine senza essere visto. Tuttavia, non sapeva che servitori e cuochi vi lavoravano senza sosta, giorno e notte. Come poteva trovare del formaggio? Forse avrebbe dovuto semplicemente aspettare l'ora della colazione.

Una volta sposatosi sarebbe rimasto nelle sue proprietà fino alla morte, già se lo immaginava. Riconosceva però di esagerare un po': il matrimonio non doveva rinchiuderlo in un'ulteriore gabbia. Doveva cercare di vedere il bello anche in quella forzatura, così si convinse. Sposare una principessa non era la fine del mondo. Poi si diceva che fosse la creatura più bella e pura che Versailles avesse mai ospitato. Pensiero frivolo ma rincuorante.

«Credete che conoscerò la principessa in questi giorni?»

«Non sapete neanche se sarà lei la vostra promessa.»

Plagg aveva ragione. Felix aveva solo dedotto. E se non fosse stata lei la sua futura sposa?

Si sentì insicuro e al tempo stesso più leggero.

«Credete che non lo sia?»

«Voi lo vorreste?»

Felix non rispose. In realtà non ne ebbe neanche il tempo, perché qualcuno interruppe il loro discorso.

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