Versailles 1779: Capitolo 3

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Parte prima
Era un mostro a tre teste, rosso come la rabbia e verde come l'invidia. A ogni passo il pavimento sprofondava. La bocca lasciva, incastonata nel corpo viscido e melmoso, gridava ingiurie contro un nobile dal costume simile a una tartaruga.

«Voi avete infranto il codice, malvagio signore. Adesso sarete punito. Nessuno tocca mia moglie.»

La scena sarebbe stata comica se le intenzioni della creatura non fossero state distruttive.

Bridgette non era cambiata di molto: al posto dell'abito, una tuta rossa a pois aveva rivestito interamente il suo corpo. Si sentiva ancor più in soggezione di prima, ma tale sensazione venne tempestivamente sostituita dalla preoccupazione di portare a termine la propria missione. Si guardò attorno, in cerca del compagno di squadra.

Quando lo vide si raggelò.

Scosse la testa, non era il momento di associare figure confuse: c'era una Reggia da salvare.

Chiunque fosse stato, l'eroe avrebbe dovuto aiutarla.

Così gli si avvicinò, ignorando quell'esitazione e quella meraviglia che aveva potuto carpire anche nello sguardo del felino.

«Dovete aiutarmi. Dobbiamo trovare l'akuma e purificarla.»

Il Gatto Nero annuì, stringendo il bastone con veemenza.

«Avete un piano...?»

«Coccinelle.»

«Avete un piano, Coccinelle?»

Un piano? No, in realtà no. Doveva pensare. Era il momento di dimostrare la sua capacità di guidare un esercito, seppur di due persone.

Sei una principessa, non scordartelo mai.

«Credo che potremmo coglierlo di sorpresa da dietro. Voi cercate di attirarlo verso qualche angolo della sala, io penserò al resto. Qual è il vostro potere...?»

«Chat Noir.»

«Quale potere possedete, Chat Noir?»

«Quello della Distruzione, Coccinelle.»

Meraviglioso. Tikki le aveva rivelato che spesso l'akuma si nascondeva negli oggetti. Ma qual era in quel caso? Bridgette cominciò a osservare le movenze del mostro, che sembrava non averli notati.

«Dobbiamo far uscire tutta la corte e scoprire dove si trova l'akuma.»

Bridgette: la prima parola che gli era venuta in mente dopo aver visto la sua compagna di avventure.

Quando poi gli aveva comunicato il piano con quella risolutezza, Felix si era immaginato di parlare con quella ragazza che aveva conosciuto poco prima. Ma non era il momento di pensarci.

La difficoltà non fu far uscire tutti i nobili e i servitori dalla stanza, ma riuscire a individuare la causa scatenante dell'attacco. La Fortuna volle che Coccinelle ottenesse come Porte-bonheur un amplificatore. Una donna raccontò loro che quella creatura era suo marito, ingelositosi quando un nobile le aveva chiesto di ballare.

Quando finalmente riuscirono a intrappolare il mostro, Chat Noir utilizzò il suo potere sull'anello che circondava il collo della testa centrale. L'akuma librò nell'aria e l'eroina la catturò con lo yo-yo, ristabilendo l'ordine della sala.

«Ben fatto!»

Batterono i pugni in modo meccanico, con gioia e soddisfazione. Era contento di come era riuscito a risolvere la situazione. Era stato degno, degno del Bene.

Quando la vide accingersi ad andarsene, le cinse il polso con la mano.

«Ci rivedremo?»

Lei si voltò e lui la guardò.

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