Capitolo 4

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Gli inferi non erano in spirito natalizio.
Mentre avanzavamo lungo la strada del palazzo verso le Praterie degli Asfodeli potei constatare che erano tristi come Chirone li aveva descritti.
Prati gialli e pioppi neri e striminziti si estendevano a vista d'occhio. Ombre vagavano senza meta sulle colline nel tentativo di ricordarsi chi erano quando erano ancora in vita. Molto in altro, sopra di noi il soffitto della caverna scintillava cupamente.

Percy era davanti a tutti e portava il garofano, poco dietro di lui c'era Nico e poi io e Talia.
"Allora Sara, parlami un po' di te." Mi chiese Talia.
"Non c'è molto da dire, -feci una pausa- mi chiamo Sara, ho un anno in meno di Percy, mia madre è Atena ed ho appena scoperto di essere protetta da Persefone. Tu invece?"
La ragazza ridacchiò "Mi chiamo Talia, mio padre nonché Zeus mi ha trasformato in pino per salvarmi la vita e sono luogotenente delle cacciatrici di Artemide."
"Come mai hai scelto di diventare cacciatrice?" Chiesi alla ragazza.
"Sinceramente non è una cosa che si sceglie, è un sentimento che viene da dentro." Mi spiegò Talia.
"Ed è stato difficile rinunciare a quello che avevi?"
"Sì, molto –disse la cacciatrice- ma come puoi ben vedere ogni tanto le strade delle persone si rincontrano. Non è mai un addio, è solo un arrivederci."

La voce di Percy interruppe la nostra conversazione "Non vi sembra che Persefone fosse un po' tesa."
Nico avanzò a fatica attraverso un gruppo di fantasmi, tenendoli lontani con la sua spada con il ferro dello Stige "Si comporta sempre così quando ci sono io. Mi odia"
"E allora perché ti ha coinvolto nell'impresa?"
"Probabilmente è un'idea di mio padre." Sembrava sperare che fosse davvero così, ma io non ne ero tanto sicura e molto probabilmente neanche Percy lo era dato che aveva il mio stesso sguardo.

Nico continuava ad avanzare deciso fra i fantasmi. Non avevo paura a stare in mezzo ai fantasmi, ho sempre pensato che bisognasse avere paura delle persone ancora in vita, non dei defunti.
Gli spiriti si spostavano quando Nico passava in mezzo a loro. Alcuni si inchinavano, altri cercavano di persuaderlo a liberarli ma lui ,impassibile, tirava avanti.

"E allora –disse Percy rivolto a Talia- come va con l'immortalità?"
Lei alzò gli occhi al cielo "Non è immortalità totale, Percy. Lo sai. Possiamo ancora morire in combattimento. È solo...non invecchiamo mai e non ci ammaliamo, perciò viviamo per sempre, a meno che no finiamo infilzate dai mostri e visto i tempi che corrono è una cosa possibilissima." Rispose la ragazza argentata.
Percy fissò Talia e le disse qualcosa sottovoce la ragazza lo guardò male e gli rispose sempre sottovoce.

Mi avvicinai a Nico e parlammo un po' mentre un altro petalo lasciava il garofano per sempre.

Nessuno di noi fu felice quando il garofano indicò i Campi della Pena. Sotto sotto speravamo tutti che potesse indicare l'Elisio, fra la bella gente e i festini, invece no. Ai garofani piacevano i posti malfamati e maligni.
Oltrepassammo un ruscello di lava e ci immergemmo in un mondo fatto di torture e sofferenza.

Il garofano inclinò la corolla verso una collina alla nostra sinistra.
"Lassù!" Disse Percy.
Talia Nico ed io ci fermammo quando sentimmo un forte rumore provenire dall'alto, era un rumore stridente, come se qualcuno stesse trascinando un'incudine. Poi la collina fu scossa con un BOOM! BOOM! BOOM!
Guardai Nico "È chi credo che sia?"
"Ho paura di sì –rispose lui- L'esperto numero uno nell'imbrogliare la morte."
Prima che qualcuno potesse parlare, Nico ci condusse verso la cima della collina.

Il tizio sull'altro lato della collina non era grazioso, e non era felice. Sembrava un troll arancione.

"Non lo farò –strillava- No, no, no!" Poi si lanciò in una serie di parolacce in lingue diverse tra le quali potei distinguere il latino, il greco antico, l'inglese, l'italiano, lo spagnolo ed il francese.

Cominciò ad allontanarsi dal masso ma fu come ribaltato all'indietro
"Va bene! –gridò- Va bene, maledetto! Ma questa è l'ultima volta. Mi hai sentito?"

Nico ci guardò "Andiamo. Mentre è in pausa."
Ci affrettammo giù per la collina.
"Sisifo." Urlò Nico.
Il troll guardò in su, sorpreso. Poi corse a rifugiarsi dietro il suo masso "Oh, no! Non mi ingannerete con quei travestimenti! Lo so che siete le Furie!"
"Non siamo le Furie –disse Percy- Vogliamo solo parlare."
"Andatevene! –strillò- I fiori non serviranno a nulla! È troppo tardi ormai per le scuse!"
"Ascolta –intervenne Talia- vogliamo solo..."
"La-la-la –gridò lui- Non sto ascoltando!" Giocammo ad acchiapparella con lui intorno al masso fino a che Talia riuscì ad afferrarlo per il ciuffo di capelli.
"Smettila! –urlò lui- Ho delle rocce da spostare! Rocce da spostare!"
Io mi avvicinai a lui "Te le sposterò io -mi offrii- Basta che la smetti di fare il poppante e parli con i miei amici."
Sisifo smise di lottare "Tu sposterai le mie rocce?"
"Meglio le rocce che guardare te. –guardai i ragazzi- Fate in fretta."

Mi avvicinai alla roccia ed iniziai a spingerla. All'inizio sembrava molto facile, era leggera come il polistirolo. Man mano che avanzavo diventava sempre più pesante.
Ero quasi alla fine e il masso pesava come tre incudini, all'improvviso le forze mi vennero a meno e mi lasciai cadere sul terreno duro della collina. Feci appena in tempo ad urlare "Attenti!" Che svenni perdendo conoscenza.

Mi risvegliai fra le braccia di qualcuno che scoprii essere Percy ed arrossii lievemente.
"Per quanto sono rimasta incosciente?" Domandai facendo sussultare Percy.
"Non lo so, sono caduti tre petali. Come ti senti?" Chiese il ragazzo.
"Pensavo... pensavo di esserci riuscita...prima di svenire ho pensato che se ci avrei provato una seconda volta ci sarei riuscita, era una sensazione spaventosa." Dissi con le lacrime agli occhi.
Percy rimase in silenzio e mi guardò asciugandomi l'unica lacrima a cui avevo permesso di uscire dai miei occhi, le altre stavo cercando di trattenerle... era difficile ma ce la feci.

Chiesi a Percy di lasciarmi scendere e lui titubante lo fece ma insistette per tenermi la mano.
Il fiore puntava verso un gruppo di colline grigie e frastagliate simili a dei denti aguzzi. Così avanzammo a fatica in quella direzione, sopra una pianura di roccia vulcanica.
"Bella giornata per passeggiare –mormorò Talia- a quest'ora le cacciatrici probabilmente staranno festeggiando in qualche radura nella foresta."

Mi chiesi cosa stessa facendo mio padre. Si sarebbe preoccupato non vedendomi tornare da scuola, di sicuro avrebbe chiamato a casa Jackson per chiedere se anche Percy non fosse tornato da scuola e forse, probabilmente, avrebbe capito.

La spada di Ade~Fanfiction Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora