Capitolo 8

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Usufruimmo di un passaggio rapido fino al palazzo di Ade.
Nico mandò la spada in avanti, grazie a un fantasma che aveva richiamato dal terreno, e , nel giro di pochi minuti le Tre Furie in persona arrivarono a darci uno strappo.
Né io né Percy volevamo lasciare Giapeto lì, ci aveva curato le ferite con un semplice tocco, gli eravamo debitori. Le Tre Furie non erano contente di averlo nella loro machina, ma, con qualche dracma extra si risolve sempre tutto.

Il signore dei Morti sedeva sul suo trono di ossa, guardandoci in modo truce e stropicciandosi la barba come se stesse pensando al modo migliore per torturarci.
Persefone sedeva accanto a lui mentre io e Nico a turno raccontavamo la nostra avventura.
Prima di consegnare la spada ad Ade Percy gli fece giurare di non usarla mai contro gli dei. I suoi occhi brillarono come se volesse incenerirlo vivo, ma alla fine, a denti molto stretti giurò.
Io mi avvicinai al trono e porsi la spada al sovrano degli Inferi che la afferrò.

Ade guardò sua moglie "Hai disobbedito ai miei precisi ordini."
Non capivo di cosa parlassero, ma Persefone non reagì, nemmeno sotto il suo sguardo penetrante.
Ade si rivolse a Nico di nuovo. Il suo sguardo di addolcì solo un po', in stile roccia invece che acciaio.
"Non parlerai di questo con nessuno."
"Sì, signore." Convenne Nico.
Il dio guardò prima Percy, poi Talia ed infine me.
"E se i tuoi amici non terranno a freno la loro lingua, gliela taglierò."
"Comunque prego." Dissi ironicamente. Era una mia dote, nelle situazioni in cui ero nervosa diventavo sarcastica, e ahimè, che ci fosse o meno il signore degli Inferi non cambiava la cosa.

Ade fissò la spada con lo sguardo pieno di rabbia, e qualcos'altro, forse brama. Schioccò le dita. Le Furie arrivarono il un batter d'occhio. "Riportate la spada nelle fucine. Restate con i fabbri finché non sarà completa e riportatemela." Ordinò loro Ade.
"Sei saggio, mio signore." Disse Persefone.
"Se fossi saggio –grugnì lui- Ti avrei già chiusa nelle tue stanze. Se mi disubbidirai ancora..."
Lasciò la minaccia incompleta. Poi schioccò le dita e sparì nell'aria tenebrosa della stanza.

Persefone sembrava perfino più pallida del solito "Avete fatto un buon lavoro, semidei." Disse mentre si lisciava il vestito.
Agitò la mano e ai nostri piedi comparvero tre rose "Frantumatele e vi riporteranno da dove siete venuti."
"La spada è stata un'idea tua. Ecco perché Ade non era là quando ci hai affidato la missione. Ade non sapeva che la spade fosse stata rubata. Ade non sapeva neanche che la spada esistesse." Dissi io.
"Sciocchezze." Disse la dea.
Nico strinse i pugni "Sara ha ragione. Volevi che Ade facesse la spada. Ti ha detto di no. Sapeva che era troppo pericoloso. Gli altri dei non si sarebbero fidati mai più di lui. Avrebbe disfatto l'equilibrio dei poteri."
"Poi è stata rubata –continuai io- E sei stata tu a chiudere gli Inferi, non Ade. Non potevi raccontargli la verità su cosa fosse successo. Avevi bisogno di noi per riportare la spada prima che Ade lo scoprisse. Ci hai usati."
"Tua madre sarebbe fiera di te –disse Persefone inumidendosi le labbra- Ma la cosa importante è che Ade adesso abbia accettato la spada. La completerà e mio marito diventerà importante come i suoi fratelli. Il nostro regno sarà protetto contro Crono... o chiunque altro voglia minacciarci."
"E noi ne siamo i responsabili." Disse Percy sconsolato.
"Siete stati di grande aiuto. -Convenne Persefone- Forse un premio per il vostro silenzio..."
"È meglio che tu te ne vada. –dissi- Prima che ti trascini fino al fiume Lete e ti ci getti dentro. Bob, mi aiuterai?"
"Bon aiuterà!" Esclamò felice il Titano.
Gli occhi di Persefone si spalancarono e poi sparì in una pioggia di margherite.

Nico, Percy, Talia e io ci salutammo sul balcone che dava sugli Asfodeli. Bob il Titano sedeva all'interno e costruiva una casetta fatta di femori.
"Lo terrò d'occhio. Adeso è innocuo. Forse... non lo so. Forse possiamo educarlo a fare qualcosa di buono."
"Sei sicuro di voler rimanere qui? Persefone ti renderà la vita impossibile." Chiesi a Nico.
Lui scosse la testa "Devo stare vicino a mio padre. Ha bisogno di un consigliere migliore."
Strinse la mano a tutti e tre le mani e svanì nell'ombra.

"Andiamo a farci una pizza?" Chiese Talia.
"Dopo tutto questo hai fame?" Chiesi io.
"Ehi, anche gli immortali devono mangiare."
"Siamo sporchi, sudati e feriti." Osservai io.
"Andiamo a casa mia, ci laviamo, ci cambiamo e poi usciamo." Propose Percy.
Insieme frantumammo le rose che ci avrebbero portato in un mondo un po' più vivo.

Atterrammo tutti e tre nel salotto di casa Jackson mentre Sally stava uscendo da camera sua.
"Percy, Sara, Talia! Si può sapere dove cavolo siete spariti, è il 27 di dicembre, siete spariti il 23."
"Percy, vai a lavarti prima tu e controlla la spalla. Io e Talia ci occupiamo di tua madre." Dissi io. Volevo che il ragazzo andasse primo in modo che si controllasse bene le ferite.
Io iniziai a raccontare la nostra avventura per la seconda volta in quel giorno. Mentre parlavo la signora Jackson mi guardava tristemente. Quando Percy uscì dal bagno era vestito con una camicia bianca e un jeans nero. Io andai subito a lavarmi, no vedevo l'ora. Rimasi sotto il getto dell'acqua per un buon quarto d'ora in modo da eliminare tutto lo sporco e il sudore. Quando lavai i capelli mi accorsi che erano pieni di nodi e faceva male disfarli.
Uscii dalla doccia ed indossai dei vestiti che a Sally non andavano più, una maglietta nera e dei jeans azzurri. Mi diedi un'asciugata ai capelli che raccolsi in una treccia laterale.

Una volta uscita dal bagno Talia si fiondò in bagno come se avesse paura che qualcuno glielo prendesse.

"Sara, ho una brutta notizia. Vuoi che Percy stia qua o preferisci stare sola."
Il sorriso che avevo lasciò il mio sguardo per lasciar posto ad uno sguardo allarmato.
"Può restare, ma cos'è successo?" Chiesi in ansia.

"Ecco, vedi... tuo padre ci ha lasciati."
BOOM! Il mio cuore perse un battito. Percy si avvicinò a me e strinse come quando eravamo nella caverna di Melione. Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo fino ad esaurirle completamente.

Talia uscì dal bagno e subito si precipitò a vedere cosa fosse successo e successivamente mi abbracciò forte e mi sussurrò parole di incoraggiamento.

Quella sera non uscimmo ma la passammo a casa Jackson.
Talia verso le 10 dovette andare, doveva rendere conto ad Artemide.
Quando se ne andò piombammo in un silenzio tombale che venne interrotto dal suono del campanello.
"Vado io, mamma!" Disse Percy per farsi sentire da sua mamma che era nella sua camera.
Si avvicinò alla porta e dopo aver guardato allo spioncino aprì titubante.
"Buona sera Figliolo." Disse la voce di un uomo.
"Percy, è un piacere." Disse la voce di una donna.
"P-prego entrate." Balbettò Percy.

Quasi non caddi dal divano quando vidi davanti a me Atena, Dioniso e Poseidone.
Atena vestiva un completo elegante sui toni del grigio, Dioniso camicia leopardata, pantaloni militari e calzini viola, Poseidone vestiva una camicia hawaiana rossa e bianca e dei bermuda beige. Erano un trio piuttosto ambiguo.
"Madre, Poseidone Dioniso. Cosa ci fate qui?" Chiesi ancora stupefatta.
"Siamo venuti per congratularci per il riuscito esito della missione e per farti le condoglianze." Disse mia madre.
"Siete stati bravissimi a rimanere in vita. -Si complimentò Dioniso- Ah, per quanto riguarda la tua dimora: Sei invitata al campo mezzosangue anche durante il periodo scolastico a meno che tu non voglia andare da qualche parte, a me non interessa."
"Menefreghista e insensibile, Dioniso! La ragazza ha appena perso il padre!" Vedere Poseidone che sgrida Dioniso è una cosa molto strana da vedere.

Gli dei si fermarono più o meno un oretta da noi nella quale ci toccò raccontare di nuovo la vicenda.

Quando finalmente arrivò il momento di dormire mi venne assegnato il letto di Percy mentre a lui toccò il sacco a pelo. Riuscii ad addormentarmi dopo qualche minuto ma gli incubi non tardarono ad arrivare.
"Nooo!" Urlai rizzandomi a sedere e facendo svegliare Percy.
"Cosa c'è?" Chiese lui con la voce impastata dal sonno.
"Nulla, ho solo avuto un incubo." Dissi cercando di respirare regolarmente.

Il ragazzo si alzò, sollevò le coperte e si mise a dormire con me abbracciandomi e sussurrandomi che andava tutto bene.

Non sarei andata al campo, sarei rimasta a casa, con il ragazzo che avevo capito di amare ma che mi vedeva solo come una sorellina.

La spada di Ade~Fanfiction Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora