Atto I

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Un giorno andai a teatro. Non ricordo cosa davano quella sera, probabilmente durante il primo atto mi addormentai. Rimembro però che era inverno inoltrato e che ero davvero felice di essere seduto lì dentro perché faceva caldo. Posso affermare che andai lì per scaldarmi, non certo per la commedia o la tragedia che fosse. A quei tempi ero molto piccolo, avrò avuto nove o dieci anni, e non avevo alcun interesse verso il mondo teatrale, anzi, adesso che ci penso, fu mia madre a portarmi con lei, e lei non era certo una donna di cultura. Forse mi portò lì proprio per il riscaldamento. Che strano... ora che sto raccontando queste cose mi vengono in mente particolari che avevo dimenticato, così come mi sono appena ricordato che nella casa in cui vivevo da piccolo mancavano stufe e impianti di riscaldamento.

Comunque tutto questo preambolo è assolutamente superfluo per quello che devo narrare. Non so perché mi sia messo a raccontare delle stufe che mancavano, di mia madre e della casa. Torniamo al teatro, se non vi dispiace.

Dunque dicevo: un giorno andai a teatro. Ricordo che c'erano molti spettatori. La prima cosa che mi sorprese fu che la platea era tanto chiassosa prima dell'inizio dello spettacolo quanto silenziosa quando, improvvisamente, si spensero le luci.

Poi entrarono due attori, un maschio e una femmina. L'uomo cominciò a recitare le sue battute e la donna a rispondergli. Era una cosa talmente monotona che, mi pare, mi addormentai per un po'. All'improvviso mia madre, che era seduta al mio fianco, tossì. Ecco, quel brevissimo e alquanto controllato colpo di tosse causò in me una serie di reazioni a catena. Innanzitutto mi svegliò. Non appena mi rizzai sulla poltrona cominciai a concentrarmi su tutti i colpi di tosse del pubblico. Così notai che passava meno di un secondo da uno all'altro. Tutti tossivano e, paradossalmente, mi sembrò che la platea fosse molto più rumorosa in quel momento, nel bel mezzo dello spettacolo, che prima, quando ancora gli attori dovevano iniziare a recitare e le luci erano accese.

Tutti emettevano quel rumore involontario ma amplificato dalla nostra naturale cassa di risonanza che è la gabbia toracica. Così quando un anziano smetteva di tossire, ecco cominciare un giovane seduto a poche file di distanza e, contemporaneamente, un altro si portava la mano alla bocca in attesa dell'espettorato. Stetti quasi un'ora ad ascoltare la tosse altrui con molta più soddisfazione di quanto quella commedia avrebbe potuto darmi. Ormai stavo assistendo allo spettacolo che mi attraeva di più: potevo sentire una grande varietà di suoni e distinguere una voce baritonale da una più acuta. Cominciai anche a fare, tra me e me, delle diagnosi: "Quella signora ha una brutta tosse grassa, meglio che cominci a prendere degli antibiotici; quel ragazzo invece non ha evidentemente alcuna presenza di catarro, probabilmente ha un lieve mal di gola... forse dovuto al fumo, ecco: fuma di nascosto perché è ancora molto giovane e questi sono i risultati. Quell'anziana invece non ha nulla, ha solo tossito per dimostrare alla sua vicina di poltrona che ha una tosse più forte della sua".

Andai avanti così per molto finché non accadde l'impensabile, ciò che non avrei mai creduto possibile. Improvvisamente anche l'attore tossì.

Mi voltai a guardare il pubblico: nessuno pareva essersi accorto di nulla. Mia madre continuava a seguire lo spettacolo e così anche tutti gli altri, ma io, accidenti, non riuscivo a togliermi dalla testa una serie ossessiva di domande che avevo cominciato a pormi: faceva parte della commedia? O l'attore aveva tossito semplicemente perché quello era il suo momentaneo bisogno fisiologico? Era realtà o finzione?

E subito pensai che, se veramente quello era stato un colpo di tosse autentico, per un attimo lo spettacolo da finto era diventato reale. L'attore, per una insignificante frazione di secondo, a causa di un semplicissimo e rozzo tossire, aveva cessato di recitare restituendosi all'essere umano che era.

La tosse dell'attoreWhere stories live. Discover now