Capitolo 6.

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Dopo qualche mese scopro che si sono lasciati. Che è finita. Ora potevo averlo tutto per me. Ma l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di aiutarlo. Di stargli accanto. Mi parlava di lei e io ne morivo ogni volta ma volevo stargli accanto. Non sopportavo l'idea di vederlo stare male.
"Ti va se ci vediamo per una sigaretta?"
Mi chiede. Non ci penso neanche due volte a dirgli di "sì".
Mi vesto di fretta. Mi trucco e cerco di farmi bella. Non troppo. Sapevo che lui mi accettava così com'ero: un completo disastro.
Ci vediamo. Stiamo tutto il tempo molto molto vicini. Abbracciati. In silenzio. E non quel silenzio che ti crea imbarazzo. No. Ma quel silenzio che rende bella qualsiasi cosa. Quel silenzio che ti fa sentire a casa. Era questo il bello di lui: che potevi starci in silenzio per ore e non sentirti a disagio.
"Voglio riprovarci, Jane. Voglio riprovare a vedere le cose come vanno."
Stavo quasi per piangere dalla felicità. Ma mi trattengo. L'unica cosa che riesco a dire fu "okay."
Ma lui capisce dai miei occhi quanto n'ero contenta. Perché l'avrebbe capito chiunque. Stiamo lì per ore. Si avvicina sempre di più. Senza mai baciarmi.
"So che vuoi che lo faccia. So che vuoi che ti baci, ma non lo farò. Non stasera."
Mi dice lui sorridendo e accarezzandomi la guancia.
"Io nemmeno lo voglio, figurati." Mento. Lui ride sapendo che non era così. Mi riaccompagna fin sotto casa. Stiamo lì altri dieci minuti. Mi abbraccia. Forte. Sento il suo cuore battere forte. Tanto. Come se volesse uscire dal suo petto e venire da me. Mi dà un bacio sulla guancia, anzi più di uno, dandomi la buonanotte e va via. Mi sentivo quasi una bambina. Una bambina a cui avevano appena regalato quel giocattolo che tanto desiderava. E ora finalmente ce l'aveva con sé. Tutto per sé. I giorni vanno avanti così. Sembra andare tutto bene. Ma non era così.
Ero sempre io a volere di più e lui che non era pronto a darmelo e in alcune situazioni era il contrario. Sapete, molte cose nella mia vita mi hanno cambiato davvero tanto. L'ultima volta che lui è andato via ha portato con sé una parte fondamentale di me. Io prima ero la persona più affettuosa di questo mondo. Poi sono cambiata. Ho smesso di dare abbracci e attenzioni in continuazione. Davo per scontato che le persone sapessero che gli volessi bene e andava bene così. Lui era diverso. Lui era così affettuoso, così dolce. E io ero troppo libertina. Non sempre riusciva a stare al mio passo. Litighiamo spesso per questo. Ma passava sempre. Una sera ci stavamo ritirando. Stavamo scherzando, come sempre. Con il nostro modo strano di scherzare. Nel mentre, sento lui che nomina Claire, la sua ex ragazza. Lì ovviamente sbotto. Non gli rivolgo la parola per tutto il tragitto. Lui mi chiede in continuazione cos'era successo, che aveva sbagliato. "Niente."
Gli ripeto in continuazione. Mi stava accompagnando fin sotto casa, quando si ferma di colpo dicendomi "ora o mi dici che cazzo è successo o me ne vado e ti lascio qui."
E io, orgogliosa come sono
"allora vattene. Perché tanto non te lo dirò."
Lui prende, si gira e se ne va. Non dicendomi più una parola. Mi sono girata più volte per vedere se lui stesse tornando indietro. Non l'ha mai fatto. Ma forse, aveva ragione. Ero stata pesante. Arrivo a casa. Nessun messaggio. Decido di non scrivergli neanche io e vado a dormire, per quel poco che riesco.
La mattina dopo mi sveglio e mi trovo un suo messaggio
"mi dici che cazzo è successo ora o vuoi continuare a fare la bambina?" Decido di dirglielo. Era giusto così. Litighiamo. Lui nega di aver pronunciato quel nome. E, credetemi, io ancora ad oggi non so se l'abbia nominata davvero Claire o mi sono sbagliata io. Lui, esausto del mio comportamento di sempre, del mio essere così distante decide di porre fine a tutto.
"È finita, Jane. Sono stanco."
Mi sento malissimo. Cos'avevo fatto? Che avevo combinato?

Chris.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora