Capitolo 1

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Casa mia era sempre stata bellissima aveva una cucina magnifica con i mobiletti bianchi in stile classico e i muri con la carta da pareti color crema, attraversando una porta si arrivava al salotto e un piccolo bagno poi c'era il piano di sopra dove c'era la stanza dei miei genitori e la mia stanza color rosa cipria, diciamo che sono stata viziata , nel senso che i miei non mi hanno mai fatto mancare niente

La mia casetta stava nella periferia di Vienna quindi abbiamo sempre vissuto in calma e serenità, eravamo anche autosufficienti infatti il nostro piccolo orto ci aveva da sempre sfamati dal inizio della guerra e sembrava che tutti i problemi non ci toccassero affatto...
Mio padre Frantz faceva il professore di chimica prima che le leggi razziali prendessero vigore, lui ha 44 anni ed è sempre stato molto premuroso e  protettivo verso di me, basta pensare che la prima volta che ho portato un ragazzo a casa lui gli ha fatto l' interrogatorio , dico solo che il ragazzo in questione se ne è andato dopo 10 minuti
Mia madre si chiama Athena , lei è una casalinga e di solito solo lei si occupava della casa e del giardino ma ora che papà è a casa la aiuta un po' dappertutto,mia madre è sempre stata più aperta con me infatti con lei parlo di tutto perché so che lei non mi giudica.
Io invece mi chiamo Sarah ho 17 anni e sono molto bassa , tutti a scuola mi chiamavano nana, ho dei bei capelli lunghi e castani così come gli occhi e sono anche un po' paffutella vista la mia altezza ma non me ne è mai interessato più di tanto.
Vivendo distanti dalla città le discriminazioni non ci hanno toccato particolarmente, ma ci hanno fatto male lo stesso, la scuola ad esempio e il lavoro di mio padre, a quanto pare ormai non possiamo più entrare nella maggior parte dei negozi e per noi c'è il coprifuoco più rigido
A volte delle mie amiche ebree Angela e Miriam venivano a casa mia anche se abitavano lontano così potevamo passare il tempo insieme ma da circa due settimane non le ho più sentite, ho provato pure ad andare a casa loro ma non c'era nessuno , erano come scomparsi nel nulla.
I giorni trascorrevano lentamente tra lavoro in giardino e in casa e le passeggiate infinite fino al fiume per prendere l'acqua per le faccende domestiche visto che non avevamo un pozzo o una fontana. 
Quel giorno cominciò come al solito , feci colazione con una pesca raccolta dal nostro giardino e poi mi avviai per prendere un secchio d'acqua per lavare i vestiti sporchi
Uscii fuori di casa e camminai verso il fiume, per arrivarci bisognava camminare su un sentiero fatto  da mio padre che era in salita fino ad arrivare in una pianura dove bisognava camminare per circa 5 minuti sempre  sul sentiero e così si arrivava al fiume
Dopo quei 5 minuti arrivai a destinazione e riempii il secchio
Quel posto era da sempre stato magico per me, ci avevo passato tante notti con gli amici a ridere e a scherzare, sul albero vicino alla riva ci avevo anche inciso tutte le nostre iniziali
S di Sarah M di Miriam A di Angela e D di Derek, <ormai il nostro  gruppo non esisteva più > pensai nel tragitto per tornare a casa
Arrivai a casa stanchissima e posai il secchio pieno  d'acqua in cucina
Mia madre si era appena svegliata e arrivò in cucina per fare colazione
" dov'è papa, Sarah?" Mi chiese
"Penso in giardino"dissi cominciando a versare l'acqua in una bacinella per poi immergerci i vestiti

Io cominciai a lavare i vestiti  nel mentre mia mamma si gustava il suo caffè,ma dopo un po' quella calma fu interrotta dal suono di un auto che si era fermata davanti casa nostra , subito ci allarmammo, raramente qualcuno veniva da queste parti
Papà arrivo dalla porta del retro preoccupato e ci fece indietreggiare

"state indietro, ci sono i nazisti!" disse preoccupato
"oddio Frantz cosa vogliono ancora"disse mia madre preoccupata dietro di lui
"restate calme, non succederà nulla" disse mio padre mentre ci teneva abbracciate
"Aprite polizia !" Gridarono da dietro la porta
Io e mia madre andammo più in dietro a ogni bussata
Mio padre si fece coraggio e decise di andare ad aprire
Aperta la porta due ss entrarono in casa spingendo via mio padre
"Cosa volete da noi!"grido mia madre spaventata
"Voi tre andate a fare le valigie avete 5 minuti schnell!"gridò facendomi sussultare
Mia madre mi spinse via per salire di sopra per preparare le valigie
Cominciai a correre verso la mia stanza e mi ci chiusi dentro, ero in panico e non sapevo bene che fare ,ma presi lo stesso la valigia e ci infilai lo stretto necessario e indossai qualcosa di comodo per poi scendere di fretta
A quanto pare ero l'unica rimasta, i miei genitori erano già fuori
C'era un camion che conteneva altre persone,ero molto spaventata ma notai una guardia che stava fumando una sigaretta vicino al camion ,così con cautela mi avvicinai
Aveva i capelli castani così come gli occhi,non assomigliava a un tedesco con occhi azzurri e capelli biondi
"Scusi dove stiamo andando ?"chiesi ingenuamente
Lui si mise a ridacchiare
"Quanto sei carina sembri una bambina"disse ridacchiando
"Come scusa?!"chiesi rossa in viso dalla rabbia
Come aveva osato chiamarmi bambina
"Sei così piccola e minuta, appena arrivata al campo ti farò avere un lavoro meno faticoso che non ti schiacci bambolina" disse prendendomi le mi guance per pizzicarla
Gli schiaffeggiai la mano ma lui mi tiro uno schiaffo in pieno viso facendomi cadere e piangere
"Sali sul camion bambolina" mi disse mentre mi trascinava tenendomi dall'avambraccio per poi spingermi dentro come se fossi della spazzatura
Mia madre mi aiuto a salire mi abbracciò per consolarmi

Dopo ore di viaggio arrivammo in una stazione dove ci fecero salire su dei piccoli vagoni che servivano per trasportare merci o animali ,eravamo stati ammassati tutti  in quel piccolo vagone dove c'era puzza e non c'era aria, alcune donne piangevano io invece ero rimasta vicino alla piccola finestrella recintata dal filo spinato,rimasi li a vedere i paesaggi che cambiavano, chissà dove ci stavano portando...
Quella ss aveva parlato di un campo, forse un campo di lavoro
Non sapevo proprio cosa aspettarmi , ed era proprio questa incertezza che mi spaventava
Passarono giorni e nel nostro vagone c'erano dei bambini che avevo fame e sete, alcune persone si erano addormentate ma non si erano più svegliate , e io stavo in piedi da non so quanto e consolavo una bambina che nel casino per salire nel treno aveva perso la mamma, il suo nome era Annette e aveva circa 5 anni
Dalla piccola finestra il vento freddo mi veniva contro, notai che più sopra si era formato del ghiaccio cosi portai il mio braccio fino ad arrivare a quel pezzo , era appuntito quindi dovevo fare molta attenzione
Alla fine ero riuscita a romperlo e a portarlo dentro il vagone per dividerlo con gli altri, diedi un pezzo a tutti i bambini e il pezzo rimasto lo divisi con i miei genitori e la piccola Annette.

Quel viaggio era interminabile e tutti noi eravamo indeboliti dal freddo che entrava in quel vagone e dalla fame , erano giorni che eravamo in viaggio e mi sentivo malissimo, avevo fame e sete da morire, dovevo andare al bagno e si moriva dal freddo , molti in quel vagone si erano dimenticati del pudore e si svuotavano nel vagone, cosa che faceva puzzare di pi quel vagone
Ma quel quarto giorno il treno finalmente si fermò, guardai fuori per capire dove mi trovavo ma avrei preferito non saperlo.
Qualcuno con una strana uniforme a righe apri la porta del vagone e ci fecero scendere velocemente,erano scheletri che camminavano che cercavano di fare ordine, fuori si moriva dal freddo e tenevo stretta tra le mia braccia la piccola Annette che tremava dalla paura.
Fuori c'erano dei ufficiali delle ss con dei cani che ci abbaiavano contro.
Dopo averci fatto uscire da quei vagoni qualcuno grido di fare due file , uomini da una parte e donne e bambini dall'altra
Mia madre abbraccio forte mio padre e lo saluto con un bacio, volevo salutarlo anche io ma una guardia mi spinse via verso la fila insieme alla piccola Annette
Mia madre mi seguì e mi tenne stretta tra le sue braccia mentre continuava a rassicurarmi del fatto che saremmo state bene
Nel tragitto per entrare nel campo molte donne per lo più donne incinte e anziane venivano spinte via dalle file e portate chissà dove con i camion
Io e mia madre eravamo ancora insieme ma la piccola Annette purtroppo era andata con degli altri bambini su un altro camion.
Arrivammo davanti a un cancello con sopra la scritta ARBEIT MACHT FREI
Era questo il campo di lavoro di cui mi aveva parlato quella ss forse
Camminammo nel freddo e notai delle persone con quella uniforme a righe che lavoravano come schiavi , erano terrorizzati mentre una ss parlava ,ma i miei occhi caddero su una scena orribile, era un bambino di qualche mese appeso al recinto, era morto...
Gridai dal terrore ma mia madre mi prese tra le sue braccia e mi sussurrò di non guardare.
Dopo quella scena orribile entrammo tutti in un edificio coi mattoncini rossi dove ci fecero spogliare , io mi vergognavo tanto quindi tentai di nascondere il più possibile con i capelli e le mani, a quella scena alcune ss assistevano e nel mentre ridacchiavano e facevano battute,tra di loro c'era anche quella ss di prima che purtroppo mi notò "hey bambolina quanto sei carina così " disse ridacchiando
Io lo ignorai e andai verso la fila che si era formata ma appena vidi quello che stava succedendo volevo morire, stavano tagliando i capelli cortissimi a tutte le donne
Non volevo perdere i miei capelli, ci avevo messo tantissimo per fargli crescere e in più purtroppo la fila andava molto veloce e velocemente arrivò il mio turno, mi misi su quella sedia e la donna comincio a tagliare velocemente per poi farmi alzare per andare nell'altra stanza , non avevo il coraggio di toccare quello che era rimasto dei miei lunghi capelli
Eravamo ancora nude e tremanti e aspettavamo di fare la doccia che ci avevano promesso e finalmente ci fecero entrare e cercai di accaparrare una doccia per me e mia madre ma mi pentii subito della mia scelta perché l'acqua era alternata tra ghiacciata e bollente ma cercai comunque di lavare qualcosina del mio corpo, la doccia durò pochissimo e ci fecero uscire in un'altra stanza dove per terra c'erano dei vestiti vecchi e puzzolenti ma cercai comunque di prendere un paio di mutande e qualcosa di caldo, trovai un maglione marrone e una gonna bianca sporca lunga fino ai polpacci e delle calze lunghe con dei zoccoli, trovai pure un fazzoletto e lo avvolsi attorno alla testa per coprire i miei capelli ormai cortissimi, la prossima stanza era il posto dove ti registravano come un numero, era la stanza dove perdevi la tua identità dove mi tatuarono il mio numero K12402...
Dopo quella stanza fummo condotte verso una baracca di mattoni rossi dove dovevamo dormire, purtroppo non su dei letti ma su delle sorte di mensole di legno scomodissime con sopra della paglia e una coperta
Quella notte fu la notte più buia e orribile della mia vita , almeno avevo la mia mamma che mi consolava
Tentai di riposare un po' ma non ci riuscivo ,quella notte fu popolata da incubi e speravo che l'indomani mi sarei svegliata nella mia stanza nel mio letto caldo ma non fu così.

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