Parte 2

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Le feste di paese mi sono sempre piaciute, l'unica cosa che mi infastidisce è il caos, troppa gente che va e che viene, strade chiuse e poco parcheggio.

Ma non potevo negare ad Alice una passeggiata tra le bancarelle e il profumo di dolciumi e di caldarroste. Così ci siamo vestite carine e adesso siamo in centro tra le decorazioni festive.

Per vederla felice le ho comprato uno dei lecca lecca colorati che fanno capolino da una bancarella molto luminosa e strapiena di noccioline e caramelle. Lei è contenta, saltella a destra e sinistra indicando quella o quell'altra cosa "bellissima e mutticolore" ed io darei tutto ciò che ho per vederla così contenta ogni giorno.

C'è qualcosa di strano però oggi in questa città, troppa gente, molta più di quanta ce ne sia solitamente in occasioni del genere e non riesco a capire il perché.

- Luna! - mi sento chiamare alle spalle!

Mi volto, è una mia ex compagna di scuola e ci mettiamo a chiacchierare.

- Come mai questa confusione oggi? Ne sai qualcosa? - le chiedo poi.

- Non lo sai? Ci sarà un concerto al palazzetto. - dice.

Che strano, non ne sapevo niente.

- Davvero? E chi c'è?

- Ermal Meta.

Mi blocco per un istante, rimango di sasso e cerco di riprendere a parlare, ma non riesco a mettere rapidamente in ordine la confusione che si è appena creata nella mia testa.

Do uno sguardo ad Alice che sta amabilmente leccando il suo lecca lecca forse troppo grande per lei.

- Ti senti bene? - mi chiede la ragazza.

- S-sì, scusami!

- Dicevo che è un cantante bravissimo e mi è dispiaciuto non essere riuscita a prendere i biglietti... - continua a parlare, ma in realtà non la sto più ascoltando da quando ha pronunciato quel nome.

- Capisco, mi dispiace che tu non sia potuta andare. - dico distrattamente, poi ci salutiamo, ma nel momento in cui mi giro verso Alice, mi rendo conto che non è più dove l'ho lasciata.

Mi guardo velocemente intorno, non c'è, non è vicino a me, dove diavolo è? La chiamo ad alta voce, ma non c'è traccia della sua piccola figura tra la folla. Allora inizio a camminare, la cerco tra la gente.

Cos'è successo? Dov'è andata? Mi sono distratta solo un attimo. E se qualcuno le facesse del male? Dov'è la mia piccola Alice, la mia unica ragione di vita?

- Alice! - urlo e la gente inizia a chiedersi che stia succedendo. - Mia figlia, qualcuno l'ha vista? Avete visto una bambina di cinque anni?

- Signora, si calmi! - mi dice una donna prendendomi per un braccio. - Adesso chiamiamo la polizia, vedrà che la ritrovano. - cerca di rassicurarmi, ma io scoppio a piangere, dov'è mia figlia? Portatemi Alice!

Chiamo Gianmarco in lacrime, gli dico che ho perso Alice e che non riesco a trovarla e lui si precipita in centro e quando mi vede, mi viene subito incontro.

- Luna! Cazzo, dov'eravate l'ultima volta che l'hai vista?

- Non lo so - rispondo sconvolta. - Vicino al palazzetto, ma non ricordo bene...

Mi prende per mano e corre in direzione del palazzetto ma, all'entrata, un uomo della sicurezza ci blocca.

- Non potete entrare, da qui passano solo i cantanti.

- Senta, una bambina si è persa e la stiamo cercando... - tenta di spiegare Gian, ma il tipo lo interrompe.

- Guardi, ne conosco migliaia scuse come questa per riuscire a incontrare il cantante di stasera.

- Chi?! - Gian alza un sopracciglio.

- Faccia il giro ed entri dall'ingresso pubblico. - dice la guardia indicando un punto dietro di noi.

- Di che diavolo sta parlando? C'è una bambina dispersa, mi ha sentito? - alza la voce.

- Gian, calmati! - dico cercando di fargli capire che così non risolverà nulla.

- Sì signore, le conviene calmarsi prima che chiami le forze dell'ordine.

- Lei deve farmi entrare! - urla Gian spazientito.

- Che sta succedendo qui? - una nuova voce si intromette e la riconosco subito.

Ermal appare d'improvviso con addosso un paio di jeans scuri, un lungo cappotto beige e una cascata di riccioli che gli ricadono sulla fronte.

Il cuore inizia a palpitarmi nel petto, mi ha presa alla sprovvista, non avevo nessuna intenzione di incontrarlo.

- Queste persone pretendono di entrare, dicono che stanno cercando una bambina. - spiega il tipo.

- Una bambina? Alice?

Come fa a conoscere il suo nome? Come fa a saperlo?

- Sì, è lei! - dico facendo un passo avanti. - Come lo sai?

Mi guarda, ma non sembra riconoscermi e si volta alla sua sinistra.

- Alice! - la chiama ad alta voce. - Corri, credo di aver trovato la tua mamma!

Non ci posso credere, Alice è lì, è stata con lui per tutto il tempo e quando appare al suo fianco il mio cuore fa uno strano rumore.

La piccola corre verso di me, ci abbracciamo e la stringo forte. Ho temuto di averla persa, ma adesso è qui, la mia bimba è qui.

- Amore mio, ma dove sei stata? - le chiedo. - Mamma ha avuto tanta paura!

- I-io ho visto un palloncino e volevo prenderlo e poi sono entrata qui e c'era "Emmal" che ha giocato con me... - dice con aria colpevole.

Alzo lo sguardo verso Ermal che la guarda sorridendo.

- Ci siamo divertiti, non è vero? - le dice.

Lei annuisce ed io continuo a fissarlo quasi pietrificata, lui se ne accorge, si imbarazza e inizia a darmi delle spiegazioni.

- La bambina sarà entrata silenziosamente, mi sono sentito tirare la giacca e ho visto questa pallina dai capelli mossi! - sorride. - Le ho chiesto dove fosse la sua mamma e stavo quasi per chiamare la polizia prima che arrivaste a riprenderla. - spiega.

- Grazie per essertene preso cura e scusa per il disturbo. - dico.

- Ma no, nessun disturbo, Alice è una bimba dolcissima, siete dei genitori fortunati.

- Siamo solo amici, lei è la mamma. - precisa Gianmarco.

- Ah, scusate credevo che... Beh, la cosa importante è che l'abbiate ritrovata. - risponde Ermal.

Gli sorrido, ma lui inizia a fissarmi in uno strano modo, così decido che è meglio andare via prima che possa capire, quindi facciamo per andarcene.

- Aspetta! - dice Ermal.

Merda! Mi volto.

- Sì?

Mi guarda attentamente, stringe gli occhi e inclina la tesa di lato. Non farlo, non guardarmi così, non riconoscermi.

È bello, è sempre stato bello, ma adesso col passare degli anni lo è diventato ancora di più.

- No, niente, pensavo di averti già vista da qualche parte ma forse mi sbaglio. - dice.

- Sì, credo che tu ti stia sbagliando! - affermo.

- Mamma posso dare un bacio a Emmal? - mi chiede Alice.

- Certo amore! - acconsento.

Corre verso Ermal, lui la solleva, la prende in braccio e le porge la guancia, così lei gli schiocca un bacino e il mio cuore si frantuma di fronte alla scena della mia piccola Alice che bacia per la prima volta il suo papà.

Un Amore Mai PersoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora