Parte 11

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Bevo un altro sorso di tè dalla mia tazza mentre me ne sto appoggiata allo stipite della porta osservandoli giocare insieme.

Ermal adesso la guarda in modo diverso, le sorride più dolcemente e qualche volta le accarezza i capelli. È strano, si sono riconosciuti dalla prima volta che si sono visti, il loro legame li ha uniti all'istante e non hanno fatto altro che pensarsi a vicenda.

Ermal, addirittura, per un attimo aveva pensato di essersi innamorato di me, ma credo che fosse legato all'idea di me e Alice e che la voglia di stare con lei gli abbia fatto credere di essere innamorato di me.

Ma va bene così, mia figlia è più importante e ciò che conta è che voglia bene a lei.

Dice che vuole dirglielo oggi, vuole che lo facciamo insieme e da quel momento in poi vuole prendersene cura sempre, venire a trovarla tutte le volte che ha del tempo libero, provvedere a tutte le spese che la riguardano ed essere il più presente possibile. Io gli credo, mi fido di lui.

Alza lo sguardo verso me e sorride debolmente, ancora troppo ferito per rivolgermi un vero sorriso.

Mi avvicino a loro e mi siedo sul divano.

- Mamma guarda, Emmal ha fatto una barchetta! - dice mostrandomi una barchetta di carta come se fosse la più grande opera d'arte di sempre.

Sorrido, la prendo e me la rigiro tra le mani.

- Che bella! - commento. - Perché non provi a farne una anche tu? - le chiedo.

- L'ho fatta! - dice indicando una barchetta malamente riuscita e per metà accartocciata. - Ma la mia è brutta!

- Secondo me la tua è più bella, ma non dirlo a Ermal! - sussurro, lei ride e si porta le mani sulla bocca mentre Ermal, semi sdraiato e con un gomito appoggiato al tappeto, sorride.

Mi alzo dal divano e mi siedo con loro sul tappeto, Alice si siede vicino a me intenta a pettinare i capelli alla nuova bambola che Ermal le ha portato.

- Ti piace questa bambolina? - le chiede Ermal osservandola, lei annuisce e lui le sorride teneramente. - Te ne porterò delle altre! - aggiunge.

- Sai, Ermal ti vuole molto bene e credo che d'ora in poi verrà spesso a trovarti! - le spiego.

- E mi porta altri giocattoli? - chiede.

- Può darsi! - rispondo.

- Però puoi venire anche senza giocattoli! - dice rivolgendosi a lui ed Ermal si scioglie davanti alla tenerezza di quella frase.

- Alice! - la chiamo. - Tu vuoi tanto bene a Ermal, vero?

- Tanto bene! - risponde tornando a guardare la bambola.

- Sai, Ermal è andato in ospedale in questi giorni... - cerco di spiegarle.

- Si è fatto male? - mi chiede ingenuamente.

- No! - scuoto la testa. - Ha parlato con alcuni dottori e loro hanno detto una cosa bellissima. - dico, ma sto tremando all'idea di andare avanti, non credo di riuscirci.

- Cosa? - chiede la bimba.

Ermal capisce che sono in difficoltà e viene in mio aiuto.

- Alice, sai, io e la tua mamma ci siamo conosciuti molto tempo fa e per un periodo ci siamo voluti bene... - mente un po', probabilmente per rendere la cosa più comprensibile a una bambina. Alice non dice nulla, lo guarda e sembra stia riflettendo sulle sue parole. - A volte... A volte quando due persone si vogliono molto bene possono accadere delle cose, possono venire al mondo dei bambini. - le spiega con un tono di voce calmo e delicato.

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