Capitolo 1.

123 15 24
                                    

Stai per iniziare a leggere una storia molto particolare... non iniziare se non hai intenzione di finire.
Non parlarne con nessuno, questa storia racchiude dei segreti che non sono mai stati rivelati al mondo.
Non pensare di sapere, non pensare di conoscere e soprattutto... non pensare mai di poterne uscire una volta che ci sei dentro!

"Non crescerà qui. Non la terremo. Non se ne parla Jane."
"Come puoi chiedermi di lasciarla? Come puoi anche solo pensarlo?"
"Fa male anche a me. È per il suo bene, capisci? Non può restare con noi..."
"David. Per favore"
"Ho preso la mia decisione. Stanotte la lasceremo davanti al portone dell'orfanotrofio e non la vedremo mai più."

Quando al mattino suor Selene aprì il grande portone di legno dell'orfanotrofio, non trovó il solito giornale lanciato dal ragazzino che passava in bicicletta, ma un cesto imbottito di coperte con una creatura al suo interno

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Quando al mattino suor Selene aprì il grande portone di legno dell'orfanotrofio, non trovó il solito giornale lanciato dal ragazzino che passava in bicicletta, ma un cesto imbottito di coperte con una creatura al suo interno.
La donna prese la bambina tra le braccia, notó i suoi occhi: uno azzurro e uno verde.
Capì subito che si trattava di una creatura molto speciale, la portó dentro assicurandosi che non ci fossero biglietti o indizi per capire chi fosse, poi la registró come Destiny.
Sapeva che fosse diversa dagli altri bambini, lo sentiva.
La crebbe come se fosse figlia sua e non si allontanó mai più da lei.

15 anni dopo...
Destiny era una bambina molto particolare, aveva gli occhi di un colore diverso dall'altro e i capelli di un bellissimo rosso rame.
Le lentiggini sul naso la rendevano molto dolce e il suo sorriso confermava l'apparenza.
Tutte le mattine si alzava di buon ora, si lavava, si vestiva e scendeva al piano di sotto per aiutare ad apparecchiare per la colazione, poi chiamava tutti gli orfani e li radunava nella grande sala da pranzo in cui mangiavano tutti insieme.
"Buongiorno Destiny!"
"Buongiorno suor Cecilia, buongiorno baffo!"
Ricambió il saluto ad un'anziana suora che sedeva sulla sua sedia a rotelle con il suo gatto acciambellato sulle gambe.
"Domani è il tuo compleanno. Hai già deciso quale dolce vuoi?"
"Non ancora. Ma sarà di certo buonissimo! Ne nasconderò un pezzetto per lei se mi promette di non dirlo a nessuno!"
Sapeva che l'anziana suora non poteva mangiare dolci, ma nell'orfanotrofio si portavano a tavola solo per il compleanno di qualcuno, in quelle rare occasioni capitava spesso che ne portasse un pezzetto anche a suor Cecilia, non le aveva mai fatto male in fondo. Poi, alla sua età, come diceva sempre lei, era una cattiveria vietarle un qualcosa di così buono, soprattutto dopo un'intera vita votata a devozione per i suoi orfanelli.
Mentre i bambini si radunavano intorno al tavolo pronti per la colazione, il campanello della famiglia iniziò a suonare.
Ogni volta che dei genitori sceglievano un orfanello e lo adottavano, la campanella suonava per avvertire tutti che qualcuno aveva trovato una famiglia e tutti iniziavano ad agitarsi e a scommettere su chi sarebbe stato il fortunato.
Quasi tutti speravano di sentirsi chiamare dalla madre superiora, e cominciavano a descrivere come sarebbe stata la loro vita se quel giorno fosse cambiata.
Destiny li ascoltava sorridendo ad ognuno di loro, li accarezzava tra i capelli e li abbracciava quando un pensiero la colpiva particolarmente.
"Vedrai che stavolta tocca a te"
Le disse una bimbetta con gli occhioni azzurri e i boccoli biondi. Destiny l'abbracció e la bació dolcemente sulla testa.
"Io spero che sia per te invece Shirly!"
Le confidó all'orecchio prima di prendere una manciata di biscotti e porli sul suo piattino, poi continuò il giro del tavolo per consegnare i biscotti a tutti, mantenendo il suo solito grande sorriso.
Il campanello era un suono che portava gioia ogni volta, ma ormai erano anni che Destiny non sperava più per se stessa.
I bambini che venivano adottati erano sempre i più piccoli, lei era l'unica che era rimasta così a lungo, così vedeva uno ad uno i suoi piccoli amici andare incontro alle loro nuove vite, mentre lei aspettava di compiere diciotto anni per prendere il suo sacchetto e salutare tutti per andare a viaggiare per il mondo.
Si ripeteva che ormai mancava poco, allo scoccare della mezzanotte avrebbe compiuto quindici anni e così ne sarebbero mancati solo tre.
Finita la colazione, i bambini furono portati in giardino per una lezione di giardinaggio.
Mentre Maurizio, il giardiniere dell'orfanotrofio, spiegava come da un seme potesse nascere un frutto, al cancello si presentó una donna alta e magra, con i capelli castani raccolti in un grande chignon, accompagnata da un omone robusto.
Suonarono al citofono, il rumore del cancello che veniva aperto dall'interno attirò l'attenzione di tutti.
La coppia passò accanto ai bambini, guardandoli mentre cercavano di sedere in maniera composta e sorridere senza sembrare disinteressati alla lezione. Quando furono entrati, i bambini si alzarono correndo verso il portone e cercando di sbirciare dal vetro per guardarli mentre entravano nell'ufficio della madre superiora.
"Avete visto quanto è bella? Devono essere ricchi!" Commentò una bambina.
"E lui? Avete visto che muscoli? Secondo me è un modello o un attore" rispose un altro bambino.
"Ragazzi. La lezione è finita, salutate Maurizio e ringraziatelo" disse suor Clementina battendo le mani per attirare l'attenzione di tutti.
Dopo essere rientrati, ai bambini fu concesso di stare nella stanza dei giochi. Destiny fu chiamata dalla madre superiora per accompagnare la coppia a conoscere i bambini, sembrava sempre di più come se le suore volessero prepararla a una vita con il velo, anche se a lei non dispiaceva apparecchiare per la colazione o organizzare delle passeggiate, o ancora controllare che tutti si fossero lavati i denti dopo mangiato, una parte di lei desiderava essere trattata come gli altri. Qualche volta aveva persino pensato che non venisse mai scelta proprio perché a causa dei suoi compiti, poteva essere scambiata per una piccola suora o una semplice collaboratrice dell'orfanotrofio, così ci teneva a specificare di essere un'orfanella quando poteva.

DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora