Capitolo 4.

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Più tardi arrivò la persona che aspettavamo dal ministero, era una giovane donna molto elegante, dai capelli rossi legati in uno chignon.
Portava degli occhiali da sole scuri, una camicetta bianca e una gonna a tubino grigia.
Ai piedi delle scarpe nere lucide con il tacco facevano rumore annunciando il suo arrivo nella grande sala delle conferenze, in cui Tanya ci aveva radunato facendoci accomodare sulle sedie che occupavano tre quarti della stanza. Di fronte a noi, una grande lavagna, una scrivania e una sedia.
La giovane donna salutò con un sorriso smagliante, si fermò davanti alla scrivania dandoci le spalle, poggiò la sua borsa e gli occhiali e prese un gessetto, si avvicinò alla lavagna e scrisse la parola -reclutamento-.
Qualcuno iniziò a bisbigliare, chiedendosi di cosa si trattasse. Anche io ero molto curiosa, ma quando la giovane donna si voltò ci fu un improvviso silenzio e qualcos'altro attirò l'attenzione di tutti.
Aveva un'occhio azzurro e uno verde e a parte il fisico da donna già perfettamente formato, mi somigliava tantissimo. Quando si accorse degli sguardi di tutti che passavano incessantemente da lei a me, finalmente mi notò e per un attimo ebbe un sussulto, poi posò il gessetto sulla scrivania e tornò a riprendere il controllo:
"Io sono Lia, sono l'addetta alla sezione reclutamento del ministero della magia"
guardava tutti, ma mi accorsi che cercava il mio sguardo spesso e volentieri durante il tempo che passò con noi. Ci spiegò che alla fine dell'anno ci sarebbe stato un esame molto complicato che pochi se non nessuno, avrebbero superato. Chi fosse riuscito a superarlo però, sarebbe stato reclutato per un periodo di prova per un lavoro al ministero, pagato fior fior di quattrini, senza contare la possibilità di avere un posto prenotato nei libri paga ministeriali per un futuro posto fisso.
L'offerta era così allettante che nessuno pensò più alla sorprendente somiglianza tra me e Lia, tranne ovviamente noi due che continuavamo a scrutarci come se dal nostro sguardo potesse uscirne una realtà diversa da quella che era:
Io ero un'orfana. Lei una bellissima giovane donna con un fantastico lavoro e degli occhi molto particolari.
Quando la riunione fu finita, Lia mi chiese di restare mentre tutti uscirono per un'oretta di libertà nel giardino.

"Ho notato che hai degli occhi molto particolari" mi disse.
"Si, anche lei."
Effettivamente anche il colore dei capelli era identico, i lineamenti del volto, alcune espressioni. Se non fossi un'orfana avrei pensato che potesse essere mia madre, ma sapevo di non avere famigliari in vita, quindi il pensiero evaporò prima di subito dalla mia mente.
"Cosa pensi del reclutamento?"
"Sarebbe un'occasione fantastica"
"Beh impegnati, potresti farcela"
Sarebbe tornata due volte al mese per delle lezioni, fino alla fine dell'anno quando ci sarebbe stato l'esame.
Quando tornai in camera Chantal era elettrizzata come se avesse già superato l'esame.

"No dico, ti sei resa conto della somiglianza?"
"Si... credo se ne siano resi conto tutti, comunque abbiamo sette sosia in tutto il mondo, o almeno così dicono"
"Stai scherzando? Deve essere per forza una tua parente, siete identiche, perfino il colore degli occhi! E tu sei l'unica che conosco con un occhio diverso dall'altro, o meglio, eri l'unica. Ammettilo, non è così facile trovare una persona identica a te anche in un particolare simile!"
"Effettivamente... comunque ti assicuro che non ho una famiglia, quindi è una stranissima e rarissima coincidenza"

Il resto della giornata passò abbastanza velocemente, seguii anche la prima lezione insieme ai miei coetanei: un'insegnante ci spiegò la differenza tra i folletti e i poltergeist, presi appunti e mi scambiai delle considerazioni con Chantal, alla fine della lezione uscimmo dall'aula e ci dirigemmo verso le scale per tornare al piano di sopra, passammo davanti ad un'altra aula e decidemmo di fermarci a sbirciare per sapere di cosa trattassero le lezioni dei ragazzi più grandi.
La porta era aperta, un insegnante stava parlando di un incantesimo di evocazione e della differenza tra evocazione e invocazione.
Guardai i ragazzi, qualcuno sembrava annoiato, qualcuno prendeva appunti, poi il mio sguardo trovò Daniel, non sapevo fosse la sua classe, sorrisi nel vederlo ascoltare la lezione, con la matita in bocca. Ad un certo punto fece uno scatto e rise guardando alla sua destra, aprii un po' di più la porta per vedere chi ci fosse seduto al suo fianco e la vidi. Katia.
Chantal si accorse della scena e mi tirò via prima che l'insegnante si accorgesse di noi, ma non abbastanza velocemente da non farmi vedere da Daniel e probabilmente da quella strega di Katia, nel senso dispreggiativo del termine.
Tornai nella mia stanza stanca e irritata.
"Non ci posso credere, dopo tutto quello che mi ha fatto passare, lui ci ride e ci scherza insieme. Sta pure seduto accanto a lei!"
"Non ti arrabbiare, sicuramente c'è una spiegazione"
"Al diavolo! Abbiamo chiuso!"
Presi il mio diario dall'armadietto e mi sdraiai sul letto, facendo capire a Chantal che non avevo voglia di parlarne. Mi sfogai nero su bianco, senza pensarci troppo, la mia mano trascinava la penna sui fogli del mio amico silenzioso senza fermarsi.
Quando la lezione finì Daniel si precipitò da me, Chantal ci lasciò soli, ma non avevo nessuna intenzione di ascoltarlo.
"Destiny, vuoi capire che non c'entro niente? Deve averti visto e lo ha fatto a posta per farti un dispetto, fino a quel momento non ci eravamo nemmeno considerati te lo assicuro"
"Quel tuo sorriso non sembrava affatto una reazione di chi non se l'aspettava o era infastidito!"
"Mi ha fatto il solletico! Io soffro il solletico! Ho riso perché non resisto. Sei andata via subito, non hai visto che poi mi sono arrabbiato, l'ho fatto presente anche all'insegnante!"
In quel momento, Derek bussò alla porta, era sera e ormai le lezioni erano finite, mi ero completamente dimenticata della lezione speciale per i miei poteri.
Me ne andai senza nemmeno salutare Daniel.
Mi accorsi che l'infatuazione per Derek era completamente passata, riuscivo a seguire la sua lezione tranquillamente senza pensare niente di carino su di lui, a parte che era un tutor eccezionale. Gli mostrai cosa sapevo fare, creai una sfera di vetro con tanti colori brillanti. Feci degli esercizi sotto sforzo, Derek si complimentò con me per i progressi, anche se non credeva assolutamente che qualcuno non mi avesse aiutata ad attivare i miei poteri.
Si erano fatte quasi le 23.00 quando finimmo la lezione, mentre tornavo di sopra, dopo varie raccomandazioni sul trattenere la rabbia e non cedere alle provocazioni, quasi come se fosse fatto a posta, incrociai Katia e Thomas che stavano parlando davanti alle loro stanze, mi videro entrambi, ne sono certa, quando fui abbastanza vicina da sentire cosa stavano dicendo Katia salutò il fratello:
"Daniel mi ha fatta stancare, meglio che io vada a letto prima che torni a infilarmi la lingua in bocca".
Thomas non fece una piega, entrarono ognuna nella propria stanza e io sentii il sangue ribollire nelle vene. Feci un sospiro, contai fino a dieci, poi andai da Daniel, bussai alla sua porta e aprii senza pensare che c'erano altre persone nella stessa stanza.
"Scusate. Daniel, vieni con me" gli ordinai sembrando una moglie psicopatica.
Mi raggiunse in camera mia, stavolta non feci uscire Chantal, non potevo cacciarla ogni volta che avevo un problema, soprattutto perché ultimamente avevo spesso dei problemi.
Iniziai a urlargli contro, lo spintonai, iniziai a piangere e senza rendermene conto presi completamente fuoco.
Daniel e Chantal non sapevano cosa fare, io non sentivo dolore e non riuscivo a calmarmi quindi il fuoco prendeva sempre più vita.
Chiusi gli occhi per cercare di pensare a qualcosa di bello, un pensiero felice, suor Selene forse, la figura che si avvicinava di più a una madre per me. Non funzionò, improvvisamente ricordai che si era dimenticata di me e il fuoco divampò ancora di più.
Sentii un profumo piacevole, Chantal mi chiamò, aprii gli occhi e ogni centimetro della stanza era ricoperto da rose viola. Sul muro di fronte a me, le rose formavano un grande cuore, guardai Daniel, aveva in mano una rosa con lo stelo, me la porse e guardandomi negli occhi mi disse:
"Non l'hai ancora capito che ti amo?"

Era chiaro che avessi un grave problema di gestione della rabbia, e che il colore preferito di Daniel fosse il viola.
Mi decisi a vivermi quella storia tranquillamente, era il mio primo fidanzato, non volevo rovinare tutto.
Lo abbracciai e lo baciai, sentii Chantal tirare un sospiro di sollievo e cadere stanca sul letto, la guardammo entrambi divertiti, aveva una mano sul petto, come se chiedesse al suo cuore di non esplodere... o forse quella ero io.
"E tu non mi dici niente?"
"Io non lo so se quello che provo è amore, non sono mai stata innamorata prima"
Chantal si alzò sui gomiti guardandomi con aria dubbiosa
"Raggio di sole, se non è amore questo non so proprio cosa lo sia"
Guardai di nuovo Daniel negli occhi,
"Ti amo anch'io".

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