and so it begins.

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Ian era seduto sul tetto di un edificio a caso. Le sue gambe pendevano dal bordo e una sigaretta era situata tra le sue labbra. Non era accesa ma l'accendino era appoggiato accanto alle sue mani. Fissò il cielo che stava diventando di un arancio acceso mentre il sole iniziava a tramontare.

Andava lì quando aveva bisogno di andarsene e fuggire dal mondo in cui viveva anche solo per alcuni minuti. Si sentiva lontano, nonostante le persone che urlavano e il clacson delle macchine. C'era una leggera brezza che soffiava scompigliandogli i capelli in rapida crescita. La brezza fresca gli sfiorò la pelle e lo fece sospirare felicemente. Amava questo periodo dell'anno. L'estate era finita e l'autunno stava iniziando.

L'autunno era sempre stata la sua stagione preferita. I colori dei pochi alberi che vedeva nella sua città e delle poche foglie sparpagliate per la strada gli davano sempre conforto. Ma quando aveva davvero bisogno di perdersi, veniva quassù e fissava il cielo. Una sera il cielo sarebbe stato rosa, la sera successiva arancione o addirittura giallo. Cambiava colore proprio come facevano le foglie e il silenzio era bellissimo.

Alla fine tornò alla realtà e si accese la sigaretta. Incrociò le gambe e si sedette ancora più vicino al bordo, ma abbastanza indietro da non dover preoccuparsi di cadere. Si mise la sigaretta tra le labbra e inspirò profondamente. Trattenne il fumo per alcuni secondi prima di lasciarlo uscire fuori. Qualsiasi metafora quel tizio di "Colpa delle stelle" stava cercando di dimostrare, era una cazzata per Ian. Alla fine sarebbe morto e se fosse dovuto succedere il giorno dopo, così sarebbe stato. Almeno il suo ultimo giorno sarebbe stato bellissimo.

L'altra mano afferrò piccoli pezzi di cemento e ghiaia e li gettò dal tetto dell'edificio senza guardare. Non gli importava se colpiva qualcuno, tanto avrebbe colpito la loro macchina. Gli piaceva solo la sensazione di poter gettare qualcosa dal tetto dell'edificio, anche se avrebbe voluto gettarsi lui  stesso da lì. Ma dubitava che lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe avuto il coraggio di uccidersi, anche se non aveva paura della morte. Aveva paura di non vivere veramente e di affrontare quella pesantezza ogni giorno della sua vita. Ma il mondo sembrava rallentare quando era lassù. Sapeva che i suoi giorni lassù non sarebbero durati a lungo. L'edificio era vecchio e fatiscente. Non sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno lo avesse demolito per costruirci qualcosa di nuovo.

Ian avrebbe dovuto solamente trovare un altro posto dove sentirsi a proprio agio, in pace.

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Per le strade, Mickey Milkovich stava imprecando. I suoi fratelli stavano ridendo ma si fermarono immediatamente quando lui si voltò a fissarli.

"È divertente per voi?" sbottò, "avrebbe potuto colpirmi gli occhi cazzo."

Iggy roteò gli occhi: "Devi calmarti, fratello. I tuoi occhi sono ancora sani e salvi sulla tua stupida faccia da culo."

"I tuoi potrebbero non esserlo ancora per molto" minacciò Mickey.

Iggy si strinse nelle spalle e tirò fuori una sigaretta. Si erano appoggiati alla porta del vecchio edificio guardando la gente che camminava. Stavano aspettando che un'auto si fermasse e li portasse a casa, ma visto che c'era traffico, Mickey pensò che sarebbe passato un po' di tempo prima che un'auto potesse effettivamente venire a recuperarli.

Proprio in quel momento un altro sasso volò giù dall'edificio e colpì Mickey dritto in testa. Alzò i suoi occhi blu scuri e urlò "Non so che cazzo stia succedendo lassù ma sto per venire a menarti."

"I sassi hanno la dimensione di un fottuto penny, rilassati."

"Che ne dici di rilassarti quando ti prenderò a calci in culo?"

boys of fall.//gallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora