are you kidding me?

994 51 16
                                    

Quando Ian tornò nel suo appartamento, si stava congelando. Si tolse tutti i vestiti e corse in bagno in modo da poter stare un po' sotto la doccia calda. Si sentiva il sangue freddo e decise di alzare ancora di più la temperatura dell'acqua anche se avrebbe rischiato di bruciarsi la pelle.

Chiuse gli occhi e lasciò scorrere l'acqua sul viso. Sospirò felicemente e si perse nei suoi pensieri. I pensieri di giorni più caldi, su una spiaggia da qualche parte con un drink in mano e l'amore della sua vita seduto accanto a lui. Ma non era vicino a trovare quella persona. Quasi tutti in città sapevano che era gay, ma non era facile trovare un ragazzo quando la maggior parte degli uomini erano spaventati dall'ammettere di essere gay. Ma all'improvviso si ritrovò a pensare al coglione dai capelli scuri di prima. Era un essere umano attraente ed Ian non ne aveva mai visto uno così. Aveva una personalità terribile, ma Dio, pensò Ian, era fottutamente fantastico.

Si tirò indietro i capelli bagnati e sospirò mentre fissava il muro grigio della doccia di fronte a lui. Si voltò per lasciare che l'acqua gli colpisse la schiena e inclinò la testa all'indietro prima di passarsi le mani tra i capelli. Doveva riscaldarsi invece di pensare a uno stronzo casuale.

Si era vestito ed aveva messo un paio di felpe e un pantalone lungo. Il suo appartamento era caldo ma c'era ancora quel leggero freddo d'autunno. Si assicurò che la sua porta fosse chiusa a chiave prima di prendere le sue pillole e tornare nella sua camera da letto. Scivolò sotto le coperte e sospirò felicemente. Appoggiò il telefono sul comodino, poi spinse la faccia sul cuscino. Voleva solo dormire e dimenticare il mondo per un po'. Sospirò felice e chiuse gli occhi. Non ci volle molto perché il sonno prendesse il sopravvento.

Si svegliò al rumore della gente che parlava e urlava sotto la sua stanza. Gemette e si girò sperando che i rumori sparissero, ma dopo qualche istante la loro voce si fece più forte. Ian si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra. La aprì e ignorò la brezza che entrò immediatamente nella sua stanza e guardò in basso.

"Teste di cazzo sapete che ore sono?"

Il gruppo lo guardò e naturalmente, pensò Ian, doveva esserci quel fottuto imbroglione.

"Vai a dormire allora!" gli gridò di rimando il ragazzo dagli occhi blu.

"Che ne dici se gettassi la mia lampada giù, dritta sulla tua testa?
Smettila di fare lo stronzo e vattene a casa"

Il ragazzo si fece beffe di Ian ma non disse nulla.

"Dai, Mickey. Andiamo via da qui prima che il rosso chiami la polizia."

"Il mio nome non è rosso! È Ian!"

"Non importa!" urlò Mickey.

Proprio in quel momento la voce di un altro vicino gridò "Tutti voi, andate a dormire prima che io esca e vi prenda a calci in culo!"

"Mi piacerebbe vederti provare." lo sfidò Mickey.

Ian roteò gli occhi e chiuse la finestra. Non valeva davvero la pena perdere ore di sonno, per quanto attraente potesse essere quel ragazzo.

Tornò a letto e fu sollevato quando i rumori scomparvero. Chiuse gli occhi e cercò di riaddormentarsi.

Appena udì un forte colpo alla sua porta si svegliò di colpo. Afferrò la mazza che era accanto al suo letto e scese. Accese la luce del soggiorno e si diresse verso la porta d'ingresso. Chi diavolo veniva a casa sua a quest'ora della notte? Se fosse stato qualcuno della famiglia avrebbero chiamato. Sbirciò attraverso il buco della porta e sospirò. Come cazzo... e perché cazzo?

boys of fall.//gallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora