Capitolo 7.

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"Allora? Che cazzo sta succedendo?" Chiese Rachel, tremando. La tempesta incombeva sulla loro auto. I fulmini solcavano il cielo e la pioggia faceva slittare le macchine sulla strada come barche sopra un fiume.

"Senti, quello che ti ha detto Max è vero, lei è l'unica che può fermare questo tornado." Spiegò la punk, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

Rachel abbassò lo sguardo, riflettendo.

Qualcosa non andava, questo era certo, ma che cosa? La testa della bionda era così confusa che sarebbe potuta scoppiare.

"Chloe... ti sembra forse un gioco? Pensi che sia una cazzata? Hai mandato la tua ragazza a morire, dicendole solo puttanate. Ferma l'auto. Se non torniamo a Seattle a prenderla, scenderò io da sola. E andrò a piedi. O magari farò l'autostop." La ragazza mise poi la sua mano sulla maniglia, facendo così diventare reale la sua minaccia.

Chloe deglutì. Adesso era in ansia. Non voleva perdere Rachel. Non di nuovo. Accostò la macchina. "La corsia che porta a Seattle è vuota. Andando a massima velocità dovremmo essere in grado di raggiungere Max in qualche minuto."

Rachel sorrise, guardando la sua amica mentre faceva inversione. Sfondarono le barriere che dividevano le due corsie, rischiando di fare un incidente, che per loro fortuna non avvenne.

"Max, vengo a prenderti." Sussurrò, infine, Chloe.

-

Le strade di Seattle erano ormai vuote, gli unici rumori che si potevano sentire erano i tuoni e le gocce che si abbattevano contro il terreno. 

Max camminava senza sosta, cercando di raggiungere il tornado. Non aveva un piano preciso. Si affidava solo ad una stupida scommessa. Le era chiaro che i suoi poteri le erano sfuggiti di mano. Però le venne in mente una cosa. Non era la prima volta che qualcosa del genere accadeva. Max si ricordò di quando Kate tentò il suicidio. I suoi poteri non funzionarono, ma riuscì comunque a fermare il tempo.

Le serviva solo fermare tutto e poi sarebbe riuscita a trovare un piano. 

Il vento si fece più forte, talmente forte che la castana, non senza rimanere a bocca aperta, vide persino due o tre palazzi crollare. E con quest'avvenimento si aggiunsero grida e circa un centinaio di persone che correvano come pazze in tutte le direzioni.

Si sentì un tonfo riecheggiare in tutto il quartiere. Max alzò lo sguardo, sconvolta.

"Merda!" Urlò a squarciagola Max, osservando una macchina mentre piombava giù dal cielo.

Il tornado aveva catturato delle macerie e delle macchine nel suo tragitto fino a lì. Ed ora un'automobile era proprio sopra la fotografa, minacciando di ucciderla sul colpo. Quest'ultima d'istinto alzò il braccio e iniziò a perdere sangue dal naso. Le macerie intorno a lei si sollevarono, cominciando a fluttuare.

La polvere stava circondando Max mentre lei era impegnata a fare qualcosa, qualcosa di cui non era ancora riuscita ad abituarsi. Forse non lo sarebbe mai stata. Stava succedendo e basta. La macchina si fermò lentamente a mezz'aria, lasciando la ragazza di stucco. Si guardò i palmi delle mani. Tutto il mondo sembrò solo una stupida statua. Nulla si muoveva, fatta eccezione della scultrice.

Max fece un passo avanti, mentre il sangue le colava sulla faccia, dipingendo le sue guance di chiazze rosse.

"Vai, Max, ce la puoi fare." Si ripeteva la fotografa nella sua testa, incitandosi a proseguire. Con cautela, raggiunse il tornado. Era enorme, sicuramente almeno uno o due chilometri di diametro. Più grande del normale senza dubbio. Ma questo non interessava a Max. 

"E ora cosa farai?" Una voce raggiunse le orecchie di Max, attirando la sua attenzione. Si girò di scatto, cercando l'origine di quella voce.

"C-chi sei?" Balbettò lei, spaventata. C'era qualcuno che non si era fermato nel tempo? Qualcuno che poteva ancora muoversi e con la capacità di intendere e di volere? Era possibile? Tanti, troppi pensieri invasero la mente della castana, che subito notò qualcuno o forse qualcosa arrivare.

Spalancò la bocca, chi stava camminando in quel momento era una persona a Max molto familiare.

"Chi vuoi che sia?  L'unica persona che può fermare o riavvolgere il tempo, l'unica che può giocare con la vita della gente. La troia più schifosa mai esistita, Max Caulfield. O dovrei dire Max Price. Decidi tu, bella stronza." Una Max, probabilmente la stessa che la Maxine originale aveva incontrato nel suo incubo ad Arcadia Bay, stava sogghignando, mentre osservava la fotografa impanicarsi. 

"M-mi ricordo di te! S-sei la Max di quell'incubo. Cosa ci fai qui?" 

"La vera domanda è... perchè non sei morta?"

Max tentò di rispondere, ma notò qualcosa di strano. Dietro il suo clone si trovava una figura. Femminile, per quello che riuscì a vedere. Quella strana persona aveva dei lunghi capelli mossi di un colore tendente al blu scuro.

"Max, chi è la puttanella dietro di te?" A questa domanda la copia aprì gli occhi, visibilmente sorpresa. Iniziò a tremare, sentiva che la castana davanti al tornado era riuscita a vedere qualcosa che non avrebbe dovuto.

Ci fu un attimo di silenzio, poi il clone di Max richiuse gli occhi. Alla Max originale ella sembrava essere una figura in lontananza che diventava sempre più sfocata.

La fotografa si grattò la testa, prima di accorgersi che la sua copia stava fluttuando. Altro silenzio. 

"Questa è colpa tua, Max Caulfield. Fossi in te, renderei le cose più facili a tutti e mi ammazzerei." La ragazza misteriosa, che Max non conosceva, stava parlando di nuovo. Allungò poi la mano, spingendo il corpo fluttuante dell'altra Max. Quest'ultima, con le mani dietro la schiena, fluttuò velocemente contro l'altra castana, che prese a indietreggiare. Fu lì che una luce abbagliante le travolse, lasciando per terra una sola Maxine.

"Ma che cazzo..." La ragazza a terra si alzò con qualche difficoltà per poi osservare le sue mani. 

"Scarlett. Il mio nome è Scarlett." La presunta Scarlett aveva dei profondi occhi violacei che però non lasciavano trasparire nessuna emozione.

"Cosa vuoi da me?" Domandò la fotografa, cercando di mostrarsi forte, nonostante non avesse mai smesso di perdere sangue. Le girava la testa. Sentiva di star per svenire e in effetti successe proprio quello.

Poco prima vide Scarlett allontanarsi, mentre il tempo riprendeva a scorrere.

Il tornado riprese con la sua distruzione, trascinando via il corpo esanime di Max. Un vero e proprio disastro.

-

"Rachel, la finisci di tremare?" Chloe pietrificò l'amica con lo sguardo. La bionda, però, non riusciva ad evitarlo. Era troppo impaurita. Si erano chiuse in una casa abbandonata, dopo che la macchina aveva finito la benzina.

"Scusa, ma ho un brutto presentimento. Siamo arrivate a Seattle, abbiamo terminato la benzina e di Max non c'è traccia. Come facciamo a trovarla in una città abbandonata?" D'improvviso, qualcuno bussò alla porta. Chloe estrasse la sua pistola e aprì la porta con prudenza, rivelando una persona dagli occhi inusuali.

【Scritto da Faded_In_Time

ʟɪғᴇ ɪs sᴛʀᴀɴɢᴇ - ᴛʜᴇ ʙᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ's ᴡɪɴɢs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora