8.

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"La sorella di Ethan è fantastica! È un uragano in carne ed ossa!"

"Cos'è? Ti piace?"

Trevor abbassò lo sguardo, l'occhiata glaciale di Damon gli aveva fatto salire l'agitazione.

"È bella, lo ammetto, ma non sono i miei gusti."

Damon si sentì improvvisamente più leggero.

"E quali sono i tuoi gusti?"

Trevor divenne tutto rosso in viso, come erano finiti a quell'argomento?

"Dai lo sai... se non ami le donne ami gli uomini."

Damon scoppiò a ridere sotto lo sguardo terrorizzata di Trevor.

"Perché ridi? Ti da fastidio?"

Damon lo fermò con un cenno della mano, senza smettere di ridere.

"Assolutamente no! Mi fa ridere la tua espressione!"

Trevor mise un broncio.

"Che ci posso fare? È la mia faccia!"

I due continuarono scherzare per tutta la sera, quando si fece troppo tardi salirono al piano superiore.

"Buona notte."

Trevor si accucciò nel suo solito divanetto, Damon però non era della stessa idea. Se lo caricò in spalla e lo depose sul letto, Trevor era abbastanza sorpreso.

"Ti verrà mal di schiena."

Esclamò lui quando lo vide dirigersi verso il divano

"Anche a te."

Alla fine, dopo molte discussioni, si addormentarono nello stesso letto ma dalla parte opposta all'altro.

Trevor era a dir poco imbarazzato, non aveva mai dormito con un uomo. Quando si addormentò, quella distanza non servì a molto.

Trevor si rigirava nelle coperte e in poco tempo finì avvinghiato al corpo di Damon, il quale si sistemò meglio e cominciando ad accarezzargli la testa.

Al mattino dopo, Damon si svegliò con degli occhi color cioccolato addosso.

Trevor si allontanò velocemente, rischiò di cadere a terra se Damon non lo avesse preso per un braccio.

"S-scu-scusa-scusami!"

Damon ridacchiò.

"Non c'è problema gattino, almeno non mi hai graffiato."

Trevor gli cacciò fuori la lingua, sussurrando poco dopo un antipatico.

Scesero a far colazione, il gruppo era già uscito a fare le solite ronde.

"Siamo soli."

"Ti spaventa questo?"

Trevor arrossì.

"No!"

Quando si sedettero per mangiare Trevor ruppe il silenzio.

"Raccontami qualcosa di te, e vuoi..."

Damon sorrise e annuì.

"Come sai mi chiamo Damon, abitavo in California con i miei, mia madre era una donna bellissima.

Morì all'età di trent'anni, quando mi diede alla luce, i suoi problemi salutari peggiorano. Mio padre era il migliore, mi aiutava con i compiti, mi faceva giocare con lui. Poi c'era mio fratello, era bravo in baseball, mi insegnò a ricevere la palla.

La nostra vita era perfetta, fino a quando mamma non morì. Sentì un vuoto immenso che nemmeno papà e Matt riuscirono a riempire, divenni schivo."

Trevor appoggiò la mano sulla spalla di lui.

"Poi piano piano mi aprì, stavo tutto il tempo con Matt. Mi portava con i suoi amici, era divertente.

Poi, il vecchio allenatore smise di allenare la squadra di baseball. Al suo posto ne arrivò uno giovane, mi prese subito di mira. Mio fratello era molto diffidente nei suoi confronti, io cercavo di impegnarmi al massimo ma questi continuava a trovare delle imperfezioni nel mio modo di giocare.

Poi accadde, mi ordinò di rimanere da solo dopo gli allenamenti, diceva che mi avrebbe esercitato con più cura. Mi portò nel suo ufficio, chiuse la porta a chiave e cominciò a picchiarmi. Mi fece stendere sul tavolo e cominciò a toccarmi ovunque, io ero troppo debole a causa delle botte, non riuscivo a muovermi. Subivo e basta.

Tornai a casa dolorante, facevo fatica a camminare. Mio fratello mi corse incontro, capì immediatamente quello che mi era successo. Mi ordinò di rimanere a casa, quando vi fece ritorno aveva un occhio gonfio e il labbro spaccato, mi sorrise. 'Non ti toccherà più.' Io rimasi lì, immobile.

Pochi giorni dopo, un gruppo di persone accerchiò la nostra casa, mio fratello mi nascose in una botola sotto il pavimento. 'Non uscire per nessun motivo' mi disse, non lo feci. Sentivo urla, oggetti che si rompevano e poi due spari. Quando finì tutto, provai ad aprire la botola ma era bloccata.

Rimasi al buio e senza cibo per quasi una settimana, poi qualcuno aprì la porta del mio inferno. Dei poliziotti mi tirarono fuori, una giovane ragazza mi abbracciò nascondendo il mio viso tra il suo collo, corse fuori e mi depose dolcemente in macchina.

Continuava a parlarmi tutto il tempo e mi dava pian piano un pezzo di panino, gli chiesi di mio fratello e di mio padre. Quando rimase zitta capì tutto, mi misi a urlare. Non ero riuscito ad aiutarli, ero solo. Mi portarono in ospedale, mi attaccarono una flebo.
Avevo perso la voglia di vivere, poi, come un sogno, vidi mio padre varcare la porta. Era vivo, mi abbracciò e mi aiutò a riprendermi.

Facemmo il funerale a mio fratello, c'era tantissima gente. Era un ragazzo molto amato, la sua ragazza era accanto a me, non smetteva mai di piangere. Avevo nove anni quando mio fratello morì, non mi ripresi più.

Lasciai la California tre anni dopo e finì qui, diventando capo di questa banda. Non piansi nemmeno una volta per la morte di mio fratello, certo, in auto avevo urlato. Ma non avevo versato neanche una lacrima, non ci riesco."

Trevor abbracciò Damon, il quale rimase immobile, non era abituato a dimostrazioni di affetto.

"Adesso ci siamo noi con te, non sei più solo."

Damon sorrise, Trevor gli trasmetteva pace. Poi arrivò quella chiamata da parte di Ethan e Jeff.

"Capo, è meglio che viene qui al capannone."

You are my salvation [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora