Le gocce di pioggia scendevano sul vetro della finestra, veloci come i fulmini brillanti che precipitavano dal cielo preceduti da profondi boati.
Sembravano quasi vive, in un certo senso. Piccoli folletti trasparenti che si rincorrevano sulla fredda superficie davanti ad Aziraphale, intento a seguirle con lo sguardo. Osservava le goccioline compiere il loro percorso, per poi soccombere sotto il peso di altre, unendosi in gocce ancora più grandi che cadevano rovinosamente sul bordo della finestra.
Stava in ginocchio sul piccolo divanetto davanti al vetro, con le guance piene appoggiate sulle braccia ricoperte dalla morbida flanella del pigiama: anche se era appena finita l'estate, a Londra faceva già freddo. Era una sua vecchia usanza, passare tanto tempo a guardare la pioggia.
Paradossalmente, lo portava a tanti ricordi felici. Uno in particolare si creava nella sua mente, ogni volta che sentiva un tuono in lontananza: la sua festa dei tredici anni. I suoi genitori avevano pianificato una festa al parco con tutti quei parenti che Aziraphale a malapena conosceva, quei parenti che sì, esistevano, ma a cui non aveva mai rivolto la parola. Tutto era pronto, contro la sua volontà, quando delle piccole gocce di pioggia avevano iniziato a scendere dal cielo, rivinando il makeup e le acconciature elaborate di tutti i presenti, annullando totalmente ogni programma.
Il tutto era finito con lui, Crowley, il suo vecchio gatto e dei popcorn sotto le coperte, a guardare tutto il pomeriggio film dello studio Ghibli per festeggiare a modo suo.
Oppure quella volta che, con Crowley, era andato a caccia di rane all'Hyde Park, quando aveva dieci anni. Ricorava di aver trovato un rospo gigantesco vicino al Serpentine Lake, e di come Crowley l'aveva chiamato Keroro. Il giorno dopo, il rosso era arrivato a scuola con una ranocchia colorata sul braccio e un sorriso smagliante.
Ripensandoci un attimo, lui aveva sempre fatto tutto con Crowley. Erano praticamente cresciuti insieme, nonostante fossero totalmente agli antipodi: lui era luce, caldo e vestiti larghi, con fianchi abbondanti e guance morbide e rosate, mentre Crowley era tenebra e freddo, con quei pantaloni attillatissimi che mettevano in risalto tutte le sue forme slanciate e gli zigomi alti come le bianche scogliere di Dover. Erano opposti, complementari. Come il bianco e il nero.
Aziraphale sospirò a quei pensieri, senza nemmeno invidiare il fisico perfetto di Anthony, o i suoi capelli.
Lui si amava, ed era strano da pensare. Amava i suoi capelli biondi che tutte le mattine acconciava con cura, oppure i suoi occhi azzurri e curiosi. Amava anche il suo fisico, la sua bella pancetta che, anche se lo faceva penare tutte le mattine per vestirsi, era parte di lui. Lui si amava, ed era bene così.
D'un tratto, sentì qualcuno bussare alla sua porta. I colpi secchi risuonavano nella sua piccola stanza, facendolo ritornare alla realtà. -Avanti- borbottò annoiato, quando la porta si aprì con uno scatto della serratura.
Aziraphale si voltò, vedendo sua madre in piedi davanti alla porta: aveva un aspetto stanco, con i morbidi capelli color del grano che stillavano gocce di pioggia. Sotto i suoi scarponi si stava formando un laghetto. -Buongiorno caro- il tono della sua voce era sottile, un lieve sussurro che si espandeva attraverso le pareti ricoperte di libri -come è andata la scuola? Ti sei fatto nuovi amici?-.
-Sono stato con le persone che mi hai consigliato di frequentare- rispose annoiato, ritornadno a guardare fuori dalla finestra: la strada era poco trafficata, come succedeva spesso in quella stagione.
-Oh, fantastico- sua madre posò la borsa sul pavimento di legno, togliendosi l'impermeabile grondante di pioggia sull'appendiabiti del figlio. - E come ti sei trovato? Sono simpatici?-
Aziraphale sbuffò, indeciso su cosa dire. Se avesse detto esattamente quello che pensava, ovvero "no mamma, francamente sono tutti un po' noiosi", avrebbe perso punti nella classifica affettiva di sua madre, però non poteva mentire spudoratamente.
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La Mia Parte Intollerante|Good Omens
FanfictionEssere un adolescente è abbastanza complicato. Tra la scuola che pare una gabbia, compagnie di amici abbastanza discutibili e nomi di battesimo talmente strani ed inusuali da sembrare quasi scherzi si cerca di sopravvivere come si può. Soprattutto s...