La mensa sembrava un formicaio in fiamme, da quante erano le persone che con una sorta di irrequietezza selvaggia si muovevano da un angolo all'altro di quel minuscolo edificio dalle parete rosa gessato e ricoperte di poster motivazionali.
C'era chi spintonava contro il vicino al bancone per prendere la coscia di pollo più grande e grassa, e chi, già seduto su una delle scomodissime panche rosso sangue, scartava furiosamente il proprio panino imbottito di chissà quale delizia preparato quella mattina dalla propria amorevole madre.
E poi c'era Aziraphale, che pigramente spostava i piselli nel suo piatto. Li pinzava sulla forchetta in file da quattro, portandoli in un solo lato del cerchio bianco in modo che non toccassero in alcun modo la coscia di pollo. Intorno a lui, intorno al suo piccolo cantiere, era calato il silenzio totale, esattamente come anni prima in quel parchetto.
Sentiva vagamente il ritmo del suo cuore nelle orecchie, mentre quelle piccole macchioline verdastre si muovevano sulla superficie biancastra del piatto con scatti irregolari. Ancora una volta, non sentiva assolutamente niente al di fuori del suo cuore, e del suo respiro. Vedeva soltanto i piselli, che si muovevano come fossero vivi.
D'un tratto, esattamente come quel giorno di dieci anni prima, qualcosa lo colpì al braccio: un minuscolo buffetto.
-Aziraphale? Ci sei?- Una voce femminile gli fece alzare la testa dal suo operato, mentre lui sbatteva gli occhi per mettere a fuoco il mondo attorno a lui: una ragazza dagli occhi chiari e stanchi, con la pelle pallida e uno chignon lo fissava preoccupata, umettandosi all'evenienza le labbra. -Hai sentito quello che stavamo dicendo?- continuò con tono quasi preoccupato, indicando poi il resto del tavolo su cui era seduto.
Aziraphale si guardò intorno, incontrando altre tre conosciute espressioni interrogative: era quel famoso gruppo di amici belli, intelligenti e forti in cui doveva assolutamente fare bella figura, difatti al primo pranzo insieme aveva intelligentemente pensato di incantarsi su un piatto di piselli.
Ottimo inizio.
-Rinizio da capo, in modo che tutti possano sentire- dall'altro lato del tavolo, un ragazzo alto il doppio di lui e largo il triplo lo osservava spazientito, nello stesso modo in cui suo padre lo guardava dopo avergli fatto una ramanzina. I capelli neri erano perfettamente tirati indietro da una cosa come mezzo littro di gelatina per capelli, ed i suoi trentadue denti brillavano come perle in quel suo timido sorriso di circostanza. -È da tanto che siamo in questa scuola, giusto?- chiese facendo un gesto di consenso con la testa, che prontamente tutti imitarono.
O megliom tutti tranne Aziraphale che ancora non capiva nemmeno perchè si trovasse lì.
-Giusto, Gabriel- affianco a lei, una ragazza dalla pelle scura come l'ossidiana gli diede ragione, alzando con fierezza la testa e mollando una gomitata all'individuo vicino a lei, un tipo abbastanza grassoccio impegnato a scarabocchiare qualcosa sul quadernino. Nel sentire la gomitata della ragazza alzò pure lui la testa di scatto, ripetendo a pappagallo quello che aveva detto la prima.
Tutta quella scenetta cominciava a fare tristezza ad Aziraphale, però doveva assolutamente assecondare per entrare nel gruppo. La via per venire accettati non è mai tutta rosa e fiori. Fece per aprire la bocca, quando la ragazza affianco a lui lo precedette:-E visto che siamo in questa scuola da tanto tempo, è nostro dovere farci conoscere. Siamo il gruppo di persone migliori in tutta questa- cambiò espressione, assumento una smorfia disgustata -giungla. Quindi, dato che a breve inizieranno le iscrizioni per i club, ci iscriveremo al club di teatro- terminò il discorso con un'altra occhiata al capotavola, il quale rispoe con un cenno fiero.
-Esatto. Uriel, Sandalphon, Aziraphale, che ne dite?- Gabriel prese un morso dal suo panino, per poi tornare a guardare il suo gruppo di amici come un allevatore guarda la sua mandria poco prima di caricarla sul camion diretto per il macello.
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La Mia Parte Intollerante|Good Omens
FanfictionEssere un adolescente è abbastanza complicato. Tra la scuola che pare una gabbia, compagnie di amici abbastanza discutibili e nomi di battesimo talmente strani ed inusuali da sembrare quasi scherzi si cerca di sopravvivere come si può. Soprattutto s...