-cosa dicono le previsioni del tempo?-
Thala era seduta su un divanetto, tenendosi la testa tra le mani malinconicamente nella casa del suo amante situata quasi dentro il bosco fitto.
Lei non dava mai spiegazioni a nessuno, non ne aveva bisogno, Cris non doveva chiederle niente e a suo marito non importava.
Quasi ogni mattina o sera usciva con la scusa della spesa, di una passeggiata o del cane, per poter incontrare il suo amante o fargli visita in casa.
Lui non veniva mai e nessuno sospettava nulla di tutto ciò.
Gregor, così si chiamava l'uomo, sapeva tutta la sua storia e spesso cercava di aiutarla quando si sentiva in crisi o perdeva la sua strada.
Era un uomo molto saggio ed attraente per la sua età.
Thala amava guardarlo negli occhi o osservarlo gesticolare mentre parlava, diceva che la calmava, le dava un profondo senso di pace insostituibile.
Quando stava con lui non pensava più a nulla, era come un'altro mondo e probabilmente anche lui la amava molto.
Thala non aveva ben chiaro il perché non lasciasse il marito, soprattutto in quel periodo; spesso si chiedeva, da circa un paio d'anni, se la ragione fosse Cris, se lei avesse paura di ferirla.
Ma adesso che vedeva Cris andare via non si sentiva per niente libera, anzi, cercava sempre di più inconsciamente le attenzioni del suo vero marito.
Non aveva mai parlato di quella situazione a Gregor poiché la perseguitava la paura di rimanere sola e non voleva perdere la sua isola di pace e tranquillità.
-pioverà, ma tranquilla.- le prese una mano accarezzandogliela dolcemente e guardandola negli occhi.
Era in piedi di fronte a lei, Gregor era un uomo molto alto, direi non proprio muscoloso ma neanche in carne, era il giusto indispensabile per non essere me offeso ne lodato, insomma, non era oggetto di discussione il suo fisico solitamente, poiché passava neutrale e in secondo piano.
-non sarà altro che una pioggia rinfrescante.- continuò dolcemente con voce calda e raschiante.
Thala chiuse gli occhi.
Il peso di tutta quella situazione la buttava ogni giorno sempre più a fondo.
- dovrei dirglielo?- chiese riferendosi alla loro situazione.
Gregor rimase impassibile, sembrava molto pensoso, lei non osò aggiungere altro in quel momento.
Poi lui tolse le mani dalle sue e si toccò il mento, come faceva sempre quando stava per dire qualcosa di saggio e posato.
-non credo sia il modo giusto per salutarla thala.- disse lui infine.
Lei rise, forse soprattutto per il nervosismo o perché aveva bisogno di ridere, ma rise, rise forte, talmente tanto che dopo una decina di secondi non riusciva più a fermarsi.
Gregor la abbracciò, la strinse forte a se con l'intento di proteggerla, col pensiero che non avrebbe mai permesso che lei soffrisse, ma con la consapevolezza che non poteva impedire qualsiasi cosa, ma almeno sapeva che poteva darle dei buoni consigli; questo era il suo Teree.
Il Teree era narrato in un'antica leggenda della storia dei clan.
In cui un gruppo di ragazzi bevve per sbaglio un infuso di piante magiche da uno stregone che gli diede ad ognuno delle capacità diverse, in base alle loro caratteristiche, capacità, passato e psiche.
In realtà la vera storia era che due innamorati erano scappati dalle famiglie per vivere insieme, me tutti i clan li rifiutarono, allora si nascosero nei boschi; un giorno in preda alla fame mangiarono una pianta, ormai estinta, che gli diede delle lievi mutazioni genetiche, che poi trasmisero ai loro figli in forma più potente e in questo modo si espanse.
Poche persone appunto avevano queste capacità ed erano ormai nascoste poiché temute e tenevano segrete le loro abilità più che potevano.
Soltanto in Sullen non rischiavi nulla, certo anche loro temevano quelle persone, ma allo stesso tempo le ammiravano e i maestri le studiavano.
Gregor possedeva il Teree, e la sua abilità era quella di dare sempre il consiglio giusto, e spesso anche convincere la gente a seguirlo, anche se questo dipendeva da soggetto a soggetto.
Thala non sapeva di questa sua caratteristica e lui non aveva intenzione di riferirgliela poiché pensava che fosse inutile farglielo sapere, soprattutto in quel periodo che la vedeva così fragile e turbata.
Thala si sciolse dall'abbraccio.
Ormai aveva smesso di ridere ed era tornata seria, anche un po' imbarazzata dalla sua reazione e dal poco controllo che aveva tenuto.
-è tutto a posto Gregor.- disse poi, asciugandosi il viso.~ • ~
Capitava spesso a Lane di trovarsi in uno di quei giorni in cui non riusciva a zittire i pensieri della sua testa.
Ma non in senso astratto, letteralmente.
Era orfano di madre, viveva con il padre, che era un cacciatore, il capo del clan, lui era sempre impegnato e Lane era spesso affidato allo zio, un saggio maestro, molto rispettato dal clan, anche se gli abitanti lo consideravano un po' un pazzo, ma aveva anche la sua certa età quindi nessuno osava battere ciglio davanti alle sue prediche.
Lane da bambino passava ogni singola ora di ogni singolo giorno come se fosse messo sotto esame dallo zio, il quale lo osservava dicendogli " tu hai qualcosa di speciale Lane, quando sarai grande lo capirai".
Lane diceva spesso di sentire delle voci e di sognare persone e posti che non aveva mai visto.
Ogni tanto, quando le voci si facevano troppo forti e non riusciva a zittirle decideva di passeggiare nel bosco, anche se era sconsigliato nelle stagioni più calde per quel clan.
Si diceva che il sole bruciava la pelle e faceva ammalare la gente di quel popolo, poiché abituati a nascondersi e avevano la pelle più delicata ai raggi solari.
"Quindi siamo un popolo di codardi?"
Chiedeva ogni tanto Lane da piccolo al padre.
"Non dirlo neanche per scherzo Lane, noi siamo un popolo di guerrieri, tutti gli altri clan hanno paura di noi e con la forza ci hanno spinti a nasconderci per generazioni, ma un giorno torneremo e saremo noi a decidere la sorte degli altri buffoni" gli rispondeva irritato lui guardando il vuoto trionfante e pieno di odio.
Lane aveva ereditato l'odio nel cuore da suo padre, ma il suo odio era proprio verso di esso e verso i suoi amici ubriaconi.
A 13 anni gli venne a mancare la madre, sparita nel nulla.
Lui in cuor suo sapeva che suo padre l'aveva uccisa, la uccideva piano piano ogni giorno, non poteva essere stato nessun'altro, non si era neanche presentato alla cerimonia di addio; diceva che era inutile una cerimonia di addio senza un corpo da salutare.
Dopo pochi mesi dalla perdita della madre la sua capacità di sentire e vedere cose diventò sempre più potente e Lane dovette riferirlo allo zio.
Esso era molto preoccupato, anche se cercava di non darlo a vedere, si toccava sempre sotto il collo quando si innervosiva per qualcosa.
"Tuo padre non deve saperlo, ti farebbe del male" gli diceva lo zio scuotendolo.
"Hai capito!?" Esclamava, e Lane spaventato annuiva e annuiva.
Col passare degli anni aveva imparato a controllare il suo dono e a scoprire la sua provenienza, era anch'esso in Teree, ma molto più complesso di quello di Gregor.
"Tu riesci a sentire e vedere passato, presente e futuro." Gli ripeteva sorridendo lo zio con un certo entusiasmo e una certa curiosità negli occhi.
"Ma io veramente non ci capisco un fico secco" gli rispondeva Lane sbuffando.
"Un giorno ne sarai totalmente padrone" lo rassicurava lo zio fiducioso.
Quella mattina era proprio una di quelle in cui si sentiva la testa martellare, e le voci erano talmente tante che gli girava la testa; proprio per questo dovette uscire di casa.
Lì dentro al buio si sentiva impazzire, scappò dalla finestra e corse verso il bosco fitto per cercare un lago in cui farsi il bagno; a modo suo voleva affogare tutte le sue voci, magari svenendo per qualche secondo sarebbe riuscito ad avere sollievo per qualche minuto.
Era molto lontano il laghetto che cercava, non sapeva neanche dove fosse o se ci fosse, ma sapeva che doveva andarci perché aveva sognato una ragazza, e il suo sogno cominciava con quel laghetto e lui era curioso di sapere se fosse solo immaginazione o realtà.
Dopo un paio di ore di corsa per i boschi arrivò a destinazione, e proprio come nel sogno trovò una ragazza che correva verso il laghetto per poi fermarsi un attimo e buttarsici tutta vestita.
Aveva i capelli marrone chiaro che al sole sembravano dorati, questa era l'unica cosa che era riuscito a notare sia nel sogno che nella realtà.
Lui sapeva cosa le sarebbe successo quella sera, riusciva a sentire anche i sentimenti e le emozioni delle persone nelle visioni e i suoi erano confusione, rabbia, paura, tristezza... non si capiva molto bene, ma il suo futuro lo incuriosì.