Capitolo 5. Verso ..."casa"

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Scendo a due a due le scale che mi portano di nuovo alla festa, al piano di sotto. Sono visibilmente turbata, e non riesco neanche a capire il motivo. Era prevedibile che quel ragazzo sarcastico e bellissimo non scherzasse solo con me. Ma perché la cosa mi dà fastidio se in realtà lo trovo così dannatamente antipatico e... saccente? Be', forse è il caso di smetterla di farsi domande. Forse è proprio il caso di smetterla di andare alle feste. Sapevo già come sarebbe andata a finire Però ci sei andata lo stesso! Mi ricorda una vocina dentro la mia testa.

All'improvviso vengo ridestata dai miei pensieri, sobbalzo d'istinto. Mi giro di scatto, quasi col timore che qualcuno stesse frugando tra quei pensieri.

-Carol, ma dov'eri? Sono venti minuti che ti cerchiamo! Gea mi afferra per un braccio e si avvicina al mio orecchio, provando a scavalcare la musica con le sue parole.

-Hai, hai ragione. Ha chiamato mia madre, e, ehm, ero di sopra! parlo velocemente, per nascondere la bugia.

Gea mi guarda perplessa. Ha capito che le sto raccontando una bugia, ma è troppo gentile per rinfacciarmelo. Si limita ad annuire impercettibilmente.

-Sai che per qualsiasi, qualsiasi cosa puoi contare su di me, vero?

Vorrei dire che lo so, e che è solo grazie a lei ed Alice se io riesco a sorridere. Ci sono tante, tantissime cose che mi piacerebbe dirle. Semplicemente non è ancora il momento, e sicuramente non ruotano attorno a...

-Jeremy? Davvero? urla Gea, sollevando il bicchiere di birra in alto.

Anche lo sguardo di Alice sembra accendersi da lontano non appena nota il nuovo arrivato. Corre verso noi tre.

-Je-re-my Cohen è in città! scandisce piano, accompagnando ogni sillaba con una piccola danza.

Solo dopo molti convenevoli i tre si accorgono dello stupore disegnato sul mio volto. Guardo Jeremy, inebetita.

-Tu... bevo un sorso di birra, no forse è meglio scolarmi tutto il bicchiere. Sono diventata scema o davanti a me c'è una copia perfetta di Kurt?

-Ok, ok! Gea ed Alice alzano le mani nello stesso momento.

-Lui è Jeremy Cohen, gemello di Kurt.

-E anche più fico! esclama Gea, abbandonandosi ad una risata fragorosa.

-Quando sei arrivato? Com'è andato il gemellaggio?

Jeremy spiega di essere stato in Italia per sei mesi. Istintivamente faccio un passo indietro. Proprio sei mesi fa io mi trasferivo qui da Milano. Ok, adesso sono confusa. Perché non gli sto neanche dando la mano, perché lo tratto come se ce l'avessi con lui? Mi sembra di vedere Kurt quando lo guardo. Lui se ne accorge.

-Sì, siamo identici. Abbassa lo sguardo, sorridendo beffardo.

A dire il vero a me non pare che siano identici. C'è un che di lunare in Jeremy, un riserbo, un contegno che manca a Kurt, che è sprezzante e sarcastico.

-Oh, lo vedo sussurro, cercando di bere dal bicchiere vuoto.

-Ti accompagno a riempirlo, propone lui. Indicando il bicchiere.

Annuisco.

-Nuova da queste parti? pronuncia piano, scostandosi delicatamente il ciuffo biondo dagli occhi. E' strano. Mi sembra di parlare con Kurt, e non so se la cosa mi mette a disagio o... mi piace. Scaccio immediatamente quel pensiero, di nuovo mi sembra quasi che lui l'abbia letto. Mi abbandono ad un sorrisetto di circostanza, e lui fa lo stesso.

-Ha già fatto lo stronzo anche con te?

Il sorso che sto bevendo mi va di traverso.

-Assolutamente no. Cosa ti fa pensare che io glielo permetterei? Non sono mica una di quelle stupide protagoniste delle storie d'amore su Wattpad.

-Be', alcune sono proprio forti! ride.

-Non ci posso credere che leggi quella robaccia! esclamo io, e non me ne accorgo neanche, ma sto ridendo, sto ridendo di gusto. E' l'alcool, è Jeremy, o mi sento davvero in "pace"?

-Che fate voi due? vi siete innamorati nel giro di 10 minuti? forza, andiamo a ballare! Questa festa di Halloween è la peggiore della mia vita. E quasi nessuno è mascherato come si deve! si lamenta Alice, molleggiando sulle ginocchia.

-Ma se sono tutti perfetti e... spaventosi! E va bene, pronuncio lasciando andare le braccia. Cosa vuoi fare, visto che è Halloween? Vuoi andare a leggere qualche creepypasta al cimitero?

-Io ci sto! boccheggia Gea, che ci sente da qualche metro più avanti e ci raggiunge con una mezza corsetta dal bancone dei drink con due sex on the beach in mano.

-Certo che ci sto! Alice strizza l'occhio con un sorrisetto sarcastico. Sono stata io a fare quella stupidissima proposta, ormai non posso tirarmi indietro.

Guardo Jeremy implorante, e non so neanche perché lo faccio. Lo conosco da circa 10 minuti.

-Ho capito, guido io! Si alza rassegnato, e ci fa cenno di seguirlo in macchina.

-Aspettatemi! Devo prendere la borsa! Urlo, gesticolando velocemente.

-Sbrigati! risponde Gea, su di giri.

Alice solleva il pollice da lontano...

Mi rendo conto di non essermi neanche guardata attorno. La casa dei Cohen è bellissima. Un perfetto mix di stile industrial e classico. Sembra quasi di trovarsi in un hotel a 5 stelle. Neanche gli addobbi sono male, ma si capisce perfettamente che lo scopo della serata non era quello di fare una gara di maschere. Non siamo più di 30, riconosco molti ragazzi del liceo. Chi beve, chi balla, chi tenta di rimorchiare con pessime battute di abbordaggio. Salgo di corsa i gradini, e provo ad aprire delicatamente la porta della camera di Kurt, dove ho lasciato la borsetta. Non c'è nessuno. Mi prendo qualche secondo per sbirciare un po' in libreria. Non pensavo che Kurt fosse un tipo da Tolstoj o Shakespeare. Mentre sfoglio una copia del Macbeth cade qualcosa per terra. E' una foto. Ritrae una signora bionda e... bellissima. Con due neonati identici in braccio. La cosa particolare, che salta subito all'occhio, è la strana collana che indossa la signora. Decisamente visibile, grossa come un vero e proprio medaglione. E il simbolo, inoltre... È molto particolare, e mi sembra di non averlo visto prima, nonostante l'occulto e la magia mi affascinino parecchio. È un cerchio diviso da una linea orizzontale, la quale, a propria volta, origina dal punto medio una linea che si incurva verso il quadrante superiore destro, diventando sempre più marcata. Mi assale immediatamente una brutta sensazione. Mi sembra addirittura di aver le palpebre pesanti e di star perdendo il contatto con la realtà.  Decido di smetterla di farmi gli affari degli altri, e inserisco immediatamente la foto dentro il libro. Ma mentre provo a rimetterlo al suo posto sento un rumore improvviso, e il libro mi scivola via dalle mani. E' Kurt, che entra e si chiude la porta alle spalle con violenza e poi dà un pugno contro di essa. La cosa mi agita. Forse è ubriaco. Mi guardo intorno per cercare un posto dove nascondermi ma non lo trovo. Rimango pietrificata e senza giustificazioni.

-E tu cosa ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso di entrare e di frugare tra le mie cose?- Mi guarda sprezzante, e collerico si dirige verso di me, strappandomi il libro dalle mani. Sembra molto turbato dal fatto che io l'abbia toccato, anche se non so il perché.

-Ti, ti chiedo scusa- balbetto indietreggiando e abbassando il volto.

-Me ne vado subito, cercavo la mia borsa- pronuncio dura, ricordando che se ho lasciato la borsa lì, scappando di sotto, è solo colpa sua.
Afferro la borsa, e giro i tacchi.

-Adesso puoi andare- si siede mantenendo una postura tesa e uno sguardo duro che tradisce ansia e agitazione.

Rimango impalata qualche secondo, sperando non so cosa. Vorrei che mi desse anche solo un indizio. Ma perché mai dovrebbe farlo? Lui è un mezzo sconosciuto per me, eppure qui, in piedi di fronte a lui, mi sembra di fissare degli occhi che conosco da sempre.
Ma cosa mi prende oggi?
Scatto verso la porta e scendo in un attimo. I ragazzi mi aspettano davanti casa, in macchina. E... con loro c'è quell'Evan Fox che Kurt mi aveva detto di allontanare immediatamente. Salgo sul sedile posteriore ancora titubante, e inclino lo sguardo verso verso casa Cohen. Mi accorgo che Kurt è affacciato, e furente scaglia un altro pugno contro la finestra.

NUMB- INSENSIBILE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora