III

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Harry pensava che gli sarebbero bastati pochi minuti, al massimo alcune ore per dimenticarsi della crisi di Louis, per passare oltre, per iniziare a pensare a qualunque altra cosa.
Eppure erano passate più di tre settimane e lui non riusciva a smettere di scervellarsi, di ricordare, di rivivere la scena dell'amico tra le sue braccia, completamente spento mentre cercava di ricominciare a fare la cosa più semplice e banale di tutte: respirare.

E per questo si era ritrovato a passare notti su notti in bianco, a interrogarsi su quell'assurda giornata iniziata con una rissa e terminata con Louis sbriciolato come i mattoni di un muro decadente che tutti parvero aver buttato nel dimenticatoio, forse sotto richiesta del più grande, forse per una triste abitudine.

Ma Harry non era abituato prima e non lo era nemmeno a qualche settimana di distanza, nonostante gli sembrasse di conoscere Louis e gli altri ragazzi da una vita, a quel punto.
Non riusciva davvero a concepire come a nessuno importasse della salute mentale evidentemente traballante dell'amico e collega, soprattutto quando le sue crisi erano invalidanti come quella avuta decine di giorni prima.

Si sentiva inutile come non mai, senza alcun potere tra le mani troppo occupate a sorreggere la sua voglia di scoprire di più, di conoscere anche quel lato misterioso di Louis, che, doveva ammetterlo, non aveva smesso di piacergli nemmeno un po', nonostante tutto.

Ma la cosa peggiore del provare qualcosa per una persona così imprevedibile era principalmente una: la paura di essere rifiutato da un momento all'altro.
Perché Louis gli aveva dato più volte la possibilità di avvicinarsi, abbracciarlo un po' più a lungo di quanto due semplici amici avrebbero fatto, di accarezzargli i capelli mentre guardavano un film sul divano dell'appartamento di Harry, però...

Però aveva paura.
Paura di essere tagliato fuori al primo passo falso, paura di dover rivivere quel momento in cui tutte le certezze sul perenne sorriso di Louis gli erano crollate addosso come un tetto durante un uragano, paura di smettere di essere visto come una via di fuga, diventando invece quel qualcosa da cui sarebbe voluto scappare.

"Hazza, ci sei? È la terza volta che ti chiediamo che farai durante le vacanze." chiese Louis nella penombra del pub in cui stavano passando quella serata di inizio aprile, e gli sembrò di precipitare sulla terra ferma dopo essere caduto dall'isola volante dei suoi pensieri contorti.
L'aria era fresca, ma in un solo mese le temperature si erano alzate parecchio e ora poteva finalmente vedere le braccia muscolose del ragazzo dagli occhi azzurri avvolte nelle maniche di splendide camicie, e non solo in quelle di pigiami bucati o grossi maglioni monocromatici.
Era bello.

"Oh." si ritrovò a dire, passandosi la mano libera tra i boccoli che aveva fatto leggermente accorciare, lasciandoli poco sopra le spalle; con l'altra si avvicinò la birra scura alle labbra, ne bevve un sorso e "I miei vogliono che vada da loro." rispose solo, con un'alzata di spalle e lo sguardo subito basso come prima, puntato verso il legno scuro e macchiato del tavolino alto in cui si erano seduti.
"Non mi sembri molto entusiasta, amico." commentò Niall, ridacchiando e battendo un dito sul collo della sua bottiglia di birra, ma lo imitò solo Zayn: Harry e Louis, invece, erano silenziosi.

"Torneranno in città anche i miei fratelli con le loro famiglie e..." si fermò, sentendo un nodo allo stomaco formarsi al solo pensiero di dover rispondere alle solite domande inappropriate. "E i miei genitori non fanno che chiedermi quando anche io mi troverò un marito e avrò dei figli." ammise, passandosi una mano sul viso stanco per cercare di concentrarsi sulla serata tra amici e non sullo sguardo di Louis che, dal puntato su di lui e basta, all'improvviso passò sulle sue mani, adornate di anelli in tutte le dita tranne che nell'anulare sinistro.
Non che fosse una sorpresa per lui sapere che Harry non fosse occupato in nessun modo, ma comunque.

It's just a spark but it's enoughDove le storie prendono vita. Scoprilo ora