Passato il vestibolo, non prima di averne visitato gli spazi adiacenti, procedetti per la lunga serie di marmoree colonne parallele le quali situate subito d'innanzi la porta d'ingresso, erano disposte l'una dopo l'altra ad adornare piacevolmente il corridoio centrale del villino. L'oscurità regnava all'interno, ed essa era solo debolmente contrastata da qualche fugace filo di luce lunare che riusciva occasionalmente nell'impresa di filtrare attraverso le polverose vetrate alle finestre. Fu poi così, che data la profonda oscurità del luogo, ritenni conveniente equipaggiare la vecchia lanterna ad olio che ero solito portare con me nel corso dei miei abituali cicli di notturna introspezione.
Non appena accesa, la calda e consolatoria luce della vecchia lanterna ad olio mi consentì di procedere nell'esplorazione in modo piuttosto ragguardevole, e fu proprio grazie al rinnovato campo visivo che la mia attenzione fu poi attirata da una delle tante singolari porte di pino presenti lungo l'oscuro corridoio centrale del complesso.
Dove conduceva quella porta?
Ritenendo inutile continuare a lasciare insoddisfatta la curiosità mi recai in seguito fino alla vecchia porta di pino, per poi varcarne la soglia.
Fin dai primi istanti di permanenza all'interno della sala nella quale m'ero appena apprestato ad entrare, venni da subito pervaso da un'accogliente sensazione di calore, ma allo stesso tempo di profonda malinconia per via del lugubre, eppur sempre romantico stato di degrado in cui si trovava in quel momento quella stessa magione che chissà quanti anni fa, aveva pregevolmente ospitato dei fieri proprietari, cui memoria a tratti sopravviveva solo grazie all'occasionale sguardo di qualche smarrito viaggiatore su qualche polveroso oggetto sparso di qua e di là, come a testimoniare la vita passata. Tutte queste congetture nel loro complesso affollarono così intensamente il mio spazio mentale da farmi poi perdere per qualche istante il senso del qui ed ora, come ad essere immerso all'interno di una qualche alterata dimensione che fosse esente alle leggi del tempo e priva di ogni movimento cosmico.
Mi ripresi poi dallo stato di contemplativa immobilità nel quale m'ero fatto coinvolgere, e così procedetti concentrandomi sulla polverosa sala del villino. Tra le varie fascinazioni presenti all'interno, una di queste in particolare catturò prontamente la mia attenzione per via della sua assoluta potenza estetica: si trattava d'una splendida vetrata, finemente ornata con i colori e i motivi più disparati, e attraverso la quale filtrava la cupa luce lunare, donando all'ambiente nella sua interezza un'aria vagamente ipnotica. Inoltre, come a rafforzare la potenza espressiva dei meravigliosi e colorati fasci di luce che finemente filtravano attraverso la vetrata, un imponente arco acuto sorretto da due possenti colonne granitiche, contornava il magnifico gioco di luci.
Al centro della sala si trovava in posizione obliqua un antico divano di pelle, adagiato su un vetusto tappeto di forma quadrata, tinto d'un verde scuro, e arricchito da elaborate fantasie floreali. Alle due pareti laterali si trovavano invece l'uno di fronte all'altro due alti mobili d'epoca in pregiato legno d'ebano, i quali parevano conservare al proprio interno i frammenti di un vecchio servizio da té in oro zecchino.
Tra tutti gli svariati piaceri d'un tempo che quelle quattro mura potevano offrire il mio sguardo arrivò poi a posarsi su alcune polverose bottiglie ch'erano adagiate su un modesto tavolino posto subito d'innanzi al sofà, e che una volta avevano probabilmente dovuto contenere del pregiato e raffinatissimo vino a giudicare dalla ricchezza di cui sembravano soliti contornarsi i vecchi proprietari, nonché dal pervadente aroma vinaceo presente nell'aria. Cito inoltre le innumerevoli ceneriere poste sul medesimo modesto tavolino, le quali erano stracolme di antiche polveri e vecchi sigari reduci da calde e consolatorie fumate.
Ad ogni modo, oramai a notte inoltrata il mio stanco corpo iniziò a ragione, a reclamar del riposo, e fu così che soddisfatto di quanto osservato fino a quel momento, e comunque profondamente assonnato, nonché vagamente dolorante per via della lunga camminata che m'aveva condotto fino a quel luogo, decisi poi di approfittare della serenità cortesemente offerta da quella sala per concedermi del sano riposo. M'accomodai dunque sul vetusto divano di pelle, e chiudendo gli occhi abbandonai così il mio corpo sicuro solo della fiducia che avevo riposto in quel luogo, lasciando al contempo l'animo in balia dei suoi onirici tormenti.• Donovan de Fidelis
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Di Un Emerito Villino
Mystery / Thriller"Una volta all'interno, fin dai primi istanti di permanenza, si fece da subito udire chiara e distinta un'aria di dolce desolazione e decadenza. Porgendo lo sguardo verso l'orizzonte notai l'estesa serie di marmoree colonne parallele che adornavano...