Del Sofà

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Al risveglio mi ritrovai steso sul vecchio divano nel mezzo d'una fredda mattinata, ancora stordito ed avulso al mondo. Fu poi sommessamente che un lieve e continuo rumorio picchiettante iniziò a propagarsi da una sorgente sconosciuta. Inizialmente non me ne curai affatto, pensai sicché che si trattasse semplicemente di qualche goccia d'acqua, che cascando a picco dal tetto dell'edificio andava ad infrangersi su qualche superficie, andando così a produrre quel lieve suono. E di fatto tale spiegazione fu sufficiente a colmare la mia curiosità; perlomeno fino al momento in cui quel suono non cominciò ad aumentare d'intensità, giungendo fin al punto in cui fu per il mio udito del tutto impossibile non notarne il cambiamento.

Cosa poteva essere mai stato a causare questa modificazione? Prima che avessi anche solo la possibilità di azzardarmi a produrre una risposta, fui violentemente interrotto da un altro impellente dinamismo sonoro. Quello che poco tempo fa era stato solo un trascurabile, picchiettante rumorio si era ora trasformato, in modo progressivo, in una furia battente dal ritmo incalzante. Il rumore era a questo punto divenuto così violento che fu impossibile per me continuare ad accettare la decisamente ottimistica spiegazione delle gocce d'acqua. A quella furia battente, la quale era stata poco prima null'altro che un insulso rumorio dalla fonte sconosciuta, era ora possibile attribuire una precisa e assolutamente orrifica sorgente: la porta.

Di chi poteva trattarsi? Chi era costui che con così tanta insistenza, se non impellenza, necessitava di fare accesso al salotto di un vecchio e tumefatto villino, a tal punto da bussare con una tale furia? Percorrendo l'interezza degli oscuri sentieri che mi avevano condotto fino a quel luogo non avevo assolutamente incrociato anima viva! Che mi sia sfuggito qualcosa?

Inoltre, che senso mai avrebbe bussare con una così forte insistenza ad una porta priva di serratura? Decisi allora di porre fine a questa ridicola situazione: cercai di alzarmi dal vecchio divano, così da poter finalmente rivelare chi si nascondeva dietro alla porta. Ma fu proprio in quel momento che mi resi conto di non rispondere più di me stesso, il freddo gelido aveva permeato tutta la stanza, il mio corpo era come congelato, immobile. Quale immenso orrore! Più cercavo di muovervi, nella più misera disperazione, più il mio corpo pareva come fatto di marmo. Fui allora dominato dal terrore più macabro. Cosa dire di un uomo che non risponde più di sé? Cosa dire di un uomo che si ritrova come intrappolato in sé stesso? Cosa dire di chi non è più neanche padrone di casa propria?

La stanza nella quale mi trovavo aveva oramai assunto un aspetto sempre più informe, in ogni suo aspetto. Il pavimento era pressoché inesistente, ed aveva lasciato spazio all'oscurità più nera e profonda. Le pareti apparivano deformate e il soffitto s'era spalancato, aprendosi alla struggente vista di una serie di fascinanti, almeno quanto temibili ed imponenti, nebulose dal colore violaceo. La stanza era oramai praticamente svanita, assieme all'interezza del vecchio villino; fatta eccezione per due soli elementi: il sofà, sul quale ancora malauguratamente mi trovavo incapace di ogni movimento e dominato dal più intenso terrore, e la furiosa porta battente.

Fu poi che la furia battente che prepotentemente aveva battuto alla porta per Dio solo sa quanto tempo, si interruppe, lasciando spazio per pochi brevi istanti al più profondo silenzio tombale. Silenzio il quale fu poi violentemente rotto dall'improvviso sfondamento della porta da parte di una creatura indescrivibile, come non se ne erano mai viste al mondo. Quella creatura era gigantesca, priva di qualunque forma stabile, ed emetteva una luce così forte da poter accecare chiunque avesse l'ardire di dirigervi il guardo. Il suo impetuoso accesso alla "stanza" fu inoltre accompagnato da una serie di strazianti urla, urla così di forti da poter spaccare i timpani ad ogni uomo che malauguratamente si trovasse nel raggio di cento miglia.

Quella vista mi terrorizzò così tanto che per qualche momento mi dimenticai persino della mia condizione. Tentai disperato d'alzarmi e di correre via, ero pronto ad utilizzare tutta la forza di cui disponevo in corpo pur di sfuggire a quella terribile creatura. Ad ogni modo ci volle ben poco prima che la consapevolezza circa la mia immobilità tornasse. Consapevolezza che fu poi seguita dalla sensazione di dolore, impotenza e disperazione più profonda che io abbia mai provato in vita.

E fu proprio sovrastato da questa sensazione che dopo un ultimo battito di ciglia mi ritrovai nuovamente, completamente stravolto e attonito, nel salotto del vecchio villino. Nel quale questa volta sorprendentemente, non mancava neanche una parete, e in cui con gran sollievo nessuna ignota creatura sembrava più star furiosamente battendo alla porta. Fu allora con senso di gran liberazione che mi resi conto di aver recuperato le mie facoltà corporee, e che l'indescrivibile terrore provato fino a quel momento era stato null'altro che frutto d'una orrifica, manifestazione onirica.

• Donovan de Fidelis 

Di Un Emerito VillinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora