capitolo 1~ Sei lunatica piccola Lulu

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-MARGARET LOUISE CARTER, ALZA SUBITO IL TUO BEL CULETTO DAL LETTO!- sento urlare da una voce fin troppo familiare. Apro gli occhi e non mi sorprendo nel trovare quel deficiente di Austin col suo irritante sorrisetto stampato in faccia.

-Chiamami ancora con il mio secondo nome e puoi cominciare a scavarti la fossa!- lo rimprovero divertita ed infastidita allo stesso tempo.

Scoppia a ridere, ma io mi chiedo: dove la trova questa energia di prima mattina? Bah.

-Dai su muoviti, fuori di camera mia prima che i miei ti vedano!- praticamente sta gridando, bel modo per non farsi beccare!
-Sai, detta così sembriamo vittime di un amore proibito!- scherzo, al che si ripresenta un ghigno su quel viso da schiaffi.
-Direi più scopamici, ma fa niente- arrossisco violentemente e lui sembra notarlo e decide di sfruttare il mio imbarazzo verso questo argomento a suo favore.

-Effettivamente, nessuna ragazza oltre te è stata in camera mia senza che io me la fossi- lo interrompo lanciandogli un cuscino in pieno viso, credo ormai di essere diventata viola dalla vergogna.

-Questo non lo dovevi fare piccola Lulu.- si fa serio per un attimo e temo che se la sia presa, quando si scaglia su di me e prende a farmi il solletico sui fianchi, il mio punto debole, mentre mi dimeno come una pazza e sento mancarmi il respiro.
-B-basta, ti-ti prego- lo imploro.

-Te la sei cercata piccola Lulu, ho solo svolto il mio compito di ricordarti chi comanda qui.- mi fa l'occhiolino. Scherza sempre in questo modo che per me è tutt'altro che divertente, quindi decido di divertirmi un po' io, in un modo che credo non amerà.

Percorro rapidamente la stanza con lo sguardo fino ad individuare ciò che stavo cercando. Mi alzo dal letto sotto lo sguardo indagatore del mio amico ed afferro il bicchiere d'acqua che io ed Aus abbiamo lasciato ieri sera sul pavimento accanto alle peggiori schifezze (siamo usciti di casa alle 1 di notte solo per comprare dolciumi vari all'alimentari).

Tenendo il bicchiere dietro la schiena mi avvicino ad Austin, che mi guarda inclinando la testa. È tenerissimo, sembra un bambino piccolo.

-Piccola Lulu, tutto okey?- domanda vedendomi in silenzio. Eh sì, è più unica che rara questa situazione.

-La prossima volta cerca di svegliarmi con più calma caro...-dico, e con decisione gli lancio l'acqua in pieno viso. È scioccato, sembra aver visto un fantasma.

-Tu, cosa, io non...ASPETTA MA CHE CAZZO FAI, SEI IMPAZZITA?!- domanda passando dal confuso all'incazzato in 0,2 secondi.
-Shhhhhhh, sveglierai i tuoi genitori!- gli dico tra le risate.

-Mi versi dell'acqua addosso, e pretendi che io faccia silenzio?!- Si vede che in realtà non è arrabbiato, solo infastidito dall'umiliazione subita. Sembra quasi divertito dalla situazione.

Scuote la testa ed abbassa lo sguardo.
Poi mi fissa e ridacchia.
-Sei riuscita nel tuo intento, comunque.- mi dice e lo guardo non capendo.

-Piccola Lulu, mi è venuto duro.- Potete immaginare il mio imbarazzo nel sentire questa frase. Arrossisco come un peperone e distolgono rapidamente lo sguardo dal rigonfiamento nei suoi boxer.

-Ma sei scemo?-la mia voce è più acuta del solito, segno che mi vergogno. Scoppia in una fragorosa risata.

-Che c'è?- gli domando seccata.
-Niente niente, solo che prima mi fai venire una...- -Non dirlo!- -...erezione, e poi ti imbarazzi semplicemente se te lo dico. Sei lunatica piccola Lulu- continua senza darmi ascolto. Alzo gli occhi al cielo.

-E sentiamo, cosa avrei fatto per, insomma...dai lo sai.-chiedo imbarazzatissima. Mi guarda con un mezzo sorriso.

-No, veramente non ho capito di cosa stai parlando.- fa il finto tonto. Io lo ammazzo, giuro.

-Quanto sei scemo!-dico tornando a sedermi sul letto-Non lo dirò Austin, rassegnati.-asserisco. Fa sempre così, quando sa che mi imbarazza dire qualcosa di preciso cerca in ogni modo di farmi pronunciare quella parola.

-Okey, okey. Beh prima di tutto sei in mutande e hai solo la mia maglietta.- Abbasso lo sguardo e mi affretto a tirare le estremità della T-shirt di Aus che era salita fino a scoprirmi interamente le cosce.

-E poi ti sei praticamente messa a novanta davanti a me cazzo, con tutta la buona volontà è troppo anche per me.-

-Ma allora lo vedi che sei davvero deficiente!-ormai Austin dovrà pensare di star comunicando con un delfino o cose simili. -Ho solo raccolto il bicchiere!-mi giustifico.

Alza le mani in segno di resa con un ghigno sul viso. Si diverte, il ragazzo, guarda te che spiritoso.

-Dai Meg, adesso rivestiti.-intima.
-Cos'è, mi chiami piccola Lulu solo quando sfotti?-gli chiedo.
-Per me ti chiamerei piccola Lulu tutto il santo giorno, piccola Lulu, ma non credo che ti piacerebbe raccontare ai nuovi compagni che il tuo secondo nome è Louise!-ghigna.

-Oh dio no.-dico frustrata, odio il mio secondo nome, solo Aus, mia madre e mio fratello Logan lo conoscono, me ne vergogno a morte.

Io ed Aus ci conosciamo dai tempi delle elementari e i nostri padri erano amici quando frequentavano il college. Perciò, da quando per la prima volta mio padre venne a riprendermi dopo un pomeriggio di giochi da Aus, le nostre famiglie incoraggiano la nostra amicizia anche per mantenere la loro. Mi ricordo ancora quando Aus mi chiese di andare a casa sua per giocare.

Flashback

Sono seduta sul muretto del cortile, intenta a mangiare il panino con il prosciutto che mi ha preparato papà per merenda. Un bimbo con gli occhi verdi come il mio vestito con le margherite si avvicina sorridente. È più grande, sarà di terza o quarta elementare.

-Tieni- dico triste, porgendogli il mio panino. Scuote la testa, segno che non vuole il mio panino. Speriamo che non voglia il mio astuccio, ci sono le matite che mi ha comprato la mamma. Sorride, cavolo quanto sorride questo bambino.

-No, grazie non mi va. Cosa stai leggendo?- mi domanda indicando il mio nuovo "Geronimo Stilton".
-Non voglio darti il mio libro. Per favore prendi il mio panino, non il libro.- lo prego.

Vedo il suo sorriso spengersi.
-Perché pensi che io voglia per forza prenderti qualcosa?- mi domanda.

-Non è così?- chiedo sorpresa. Fa cenno di no con la testa, scompigliandosi i suoi capelli castani.
-Tutti i bambini vogliono sempre qualcosa di mio, scusami.- sussurro dispiaciuta.

-Fa niente.- torna a sorridere, mi piace il suo sorriso, mi fa pensare di aver finalmente trovato un amico. Sembra proprio simpatico.-Io mi chiamo Austin Lucas Cooper. E te?-

-Io sono Margaret Carter, ma puoi chiamarmi Meg se ti va.- rispondo contenta, nessuno si era mai interessato a me senza volere i miei giochi o la merenda che mi fa papà.
-Non hai un secondo nome, Meg?- chiede, e mi trovo incerta su cosa rispondergli. Alla fine, però, decido di essere sincera, tanto è solo un nome.
-Sì, ce l'ho, Louise. Ma non mi piace, quindi deve rimanere un segreto!- confesso. Lui mi guarda stranito.

-Perché non ti piace il nome Louise? È un bel nome.- Così gli spiego il motivo:
-Louise era il nome di mia nonna, ma non era una nonna buona, mi brontolava sempre e non mi dava le cose buone che cucinava perché diceva che sono grassa. È morta in agosto.-

-Mi dispiace per tua nonna- mi dice e sembra essere triste, così lo rassicurò.
-A me no, era una vecchia megera!- dico scoppiando a ridere, seguita da Austin.

Passiamo la ricreazione a chiacchierare sotto lo sguardo della maestra, compiaciuta dal fatto che abbia trovato un amico. Quando suona la campanella siamo costretti a tornare nelle nostre classi, ma prima Austin si gira per farmi una domanda.

-Questo pomeriggio ti va di venire a giocare a casa mia? Ho una collezione di "Geronimo Stilton" che secondo me ti piacerebbe un sacco.- dice un pochino imbarazzato. Così gli faccio un sorriso e molto contenta gli rispondo: -Certo,ci divertiremo un sacco!-

Alla fine ero così presa a parlare che non ho nemmeno finito il mio panino.

Fine flashback

Credevo fossi tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora