Consumo la mia misera cena insieme a mia madre, sforzandomi di mangiare anche se il mioo stomaco è chiuso. Non vedo l'ora di sparecchiare e lavare i piatti. Poi mia madre si fermerà a guardare la tv. Anzi, si addormententerà davanti alla tv. Aspetto proprio questo momento per sgattaiolare fuori.
Mi getto sul letto. Ho il cuore che batte all'impazzata e la testa piena di domande: e se non gli piaccio? E se è già fidanzato? Ecc... ecc... Le solite duemila pippe mentali, avrebbe detto Beverly.
"Lo scopriremo solo vivendo" mi dico infine.
Lancio uno sguardo all'orologio a muro: si sono fatte le dieci. Mi alzo e recupero dalla borsa il vestito che mi ha prestato Beverly. È davvero carinissimo, forse sprecato per una come me. Ad ogni modo lo indosso e fisso la mia immagine riflessa nello specchio. Accidenti, sono tutta ossa... Sulle prime penso di tirarmi su i capelli per migliorare un po' il mio aspetto ma, alla fine, decido di lasciarli sciolti per nascondere un po' le mie spalle ossute.
Prendo le decolté di vernice e le tengo in mano, per non fare rumore. Non avrei mai immaginato di indossarle di nuovo.
Prima di uscire, sistemo due bei cuscini sotto le coperte per dare l'impressione che stia dormendo. Percorro il corridoio in punta di piedi e lancio un'occhiata furtiva in cucina. Oltre il chiacchiericcio della tv non sento nessun altro rumore.
Esco chiudendo il portone, con estrema cautela, dietro le mie spalle. Non oso indossare le scarpe prima di essere fuori, al sicuro. Fortunatamente, non incrocio nessuno lungo le scale. Quelli come me non escono. Se ne stanno tappati in casa, davanti al televisore, per osservare da lontano una vita che non possono permettersi. Le ore notturne sono riservate alla gente ricca, in cerca di divertimento facile e scosse di adrenalina.
Oggi, però, la notte è anche per me e mi attende per avvolgermi con il suo manto oscuro, trapuntato di stelle. Quest'avventura notturna mi eccita da morire. Una parte di me, tuttavia, vorrebbe tornare al rifugio sicuro della mia camera da letto e si sente in colpa per aver mentito a mia madre. Non la lascio vincere. Ormai sono in ballo, devo ballare.
Mi avvio lungo il corso, la via dei locali e dei negozi alla moda. A giudicare dalle occhiate che mi lanciano gli uomini, forse non faccio poi così schifo con questo vestito. È incredibile come certe volte sia l'abito a fare il monaco!
Crogiolandomi in questi pensieri, rischio di finire lungo distesa sulla strada perché il tacco di una scarpa mi si infila in una fessura fra due sampietrini. Sono tutti mezzi sconnessi e nessuno li mette mai a posto.
Dopo l'ultimo terremoto che, una decina di anni prima, ha devastato gran parte della città vecchia, lo Student, il locale degli spostati, come lo chiama mia madre, sorge lontano dalla sua sede originaria. Per raggiungerlo, è necessario attraversare una via in cui le case non sono state ricostruite al fine di lasciare un monito ai posteri. L'idea di passare da quelle parti non mi piace molto. Quando ero ancora una bambina, mia madre mi aveva raccontato che le anime delle persone rimaste intrappolate sotto le macerie, non riuscivano a trovare pace e visitavano quei luoghi ogni notte. Devo ammettere che queste rovine, al chiaro di Luna, hanno un aspetto spettrale. Sembra di essere in un cimitero.
Tiro un sospiro di sollievo quando le vie cominciano a riempirsi di giovani ubriachi: alcuni fischiano nella mia direzione, altri mi lanciano occhiate molto eloquenti. Voltato l'angolo, infatti, comincio a distinguere l'insegna al neon del locale e mi giunge alle orecchie il metal pesante diffuso da potenti amplificatori.
Il pub è molto affollato, come tutte le sere. Sulle prime mi tengo un po' a distanza, indecisa sul da farsi. Tutta quella gente la intimidisce un po'. Alla fine decido di aprirmi un varco tra la folla ed entro. La clientela è proprio come ho sentito raccontare più volte: piuttosto singolare. Molti portano piercing al naso, al sopracciglio o all'ombelico. Altri mettono in mostra i loro corpi completamente coperti da tatuaggi. Altri ancora hanno i capelli tinti con i colori più sgargianti: blu elettrico, rosso fuoco e persino verde acido. La puzza di tabacco all'interno è molto pungente e una specie di nebbia avvolge ogni cosa. Mi chiedo se sia causata solo dal fumo delle sigarette. In generale, però, non è un brutto locale. Anzi, mi trovo quasi a più agio lì che al festino della sera prima, tra quei tipi insulsi e pieni di soldi.
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Dannato
General FictionWilliam è bellissimo e misterioso. Danielle se ne innamora subito. Ma lui non è chi pensa che sia... Buona lettura.