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Quando arriviamo a casa di Beverly, alle sette di mattina, troviamo tutti in agitazione. Teresa e Angela sono al colmo della felicità. I servi, invece, non sembrano affatto contenti e come dargli torto? Quella visita per noi significa soltanto sgobbare il triplo per la stessa paga.

Presto l'atmosfera peggiora ulteriormente perché più l'arrivo dei due cucchi e del finto damerino si avvicina, più Angela si innervosisce e da fuori di matto.

Per Beverly, vedere la sua sorellastra in quello stato, è motivo di grande divertimento. Ci manca solo che si rotoli per terra ridendo a squarciagola. Per me, invece, le cose sono ben diverse.

«Tu!» dice quell'arpia di Angela puntando contro di me un indice accusatore. «Che ci fai lì impalata? Fila in cucina!»

Ubbidisco senza fiatare e vado a dare una mano ai cuochi, i quali si stanno facendo in quattro per preparare tutte le pietanze in maniera impeccabile. I camerieri, nel frattempo, sono indaffarati ad allestire la tavola, seguendo alla lettera le direttive di Angela. «Vi licenzio se non è tutto perfetto!» Urla intanto quella pazza isterica.

In quel momento suona il campanello. Il maggiordomo si precipita ad aprire il portone e conduce i tre maledetti nell'ingresso.

Angela si getta immediatamente tra le braccia del suo fidanzato. «Finalmente sei arrivato amore mio!» Cinguetta.

Dall'espressione del viso del ragazzo capisco che lui non condivide il suo stesso entusiasmo.

«È stato molto gentile da parte sua invitarci a pranzo, signora Teresa.» dice il futuro suocero.

«O ma figuratevi!» Replica la padrona tirando il busto leggermente indietro.

«Il fatto che presto saremo un'unica famiglia ci rende molto felici e orgogliosi» Aggiunge la futura suocera.

Dopo questo forbito scambio di battute, prendono tutti posto intorno all'imponente tavolo del salone.

Io e altre due ragazze cominciamo subito a servire il pranzo, degno di una cerimonia solenne.

Ogni volta che mi accingo a riempire il piatto del fidanzato di Angela, questi mi guarda in un modo che non mi piace per niente.

Quella stupida della sorellastra di Beverly, infatti, continua a fulminarmi con delle occhiatacce cariche d'odio, come se fosse colpa mia. Figuriamoci. Non mi avvicinerei a quel tipo nemmeno se fosse l'ultimo uomo sulla faccia della Terra. Mi ripugna dal profondo. Sarei tentata di gettargli la vellutata di zucca in testa e invece devo servirlo con la stessa gentilezza che riservo agli altri commensali. Sono immensamente felice quando finalmente giunge il momento del dessert, almeno non avrei più dovuto vederlo.

Colgo subito l'occasione per andare verso le stanze della servitù. Non voglio rimanere in quella sala un istante di più. Quasi nello stesso istante, sento l'illustre fidanzato dire che si sarebbe assentato un momento per andare alla toilette.

Un attimo dopo mi rendo conto che qualcuno mi sta seguendo. Istintivamente accelero il passo. Il misterioso inseguitore fa lo stesso. A quel punto mi fermo di colpo.

«Finalmente soli» dice il fidanzato di Angela.

Mi giro ed esclamo infastidita: «Lei non dovrebbe essere qui!»

«Ah, ah, ah! Quando ti arrabbi sei ancora più bella. Comunque, per tua informazione, io vado dove voglio e mi prendo quello che voglio» dice il ragazzo ghignando. Con pochi passi, mi raggiunge. «Sei diventata proprio un bel bocconcino...» continua. «E ancora vergine... tutto ciò è molto eccitante. Lo sai perché sono venuto qui?»

Scuoto la testa mentre il mio cuore batte all'impazzata. Cosa avrà intenzione di farmi quel depravato? Provo a muovermi ma il mio corpo è completamente paralizzato. Come vorrei che in quel momento arrivasse William e desse a quel tipo una bella lezione, come aveva fatto con quell'ubriaco davanti allo Student, qualche sera prima.

«Non sono venuto qui per vedere Angela» dice il giovane. «Sono venuto per vedere te... Solo te».

«Lei non sa quello che dice» affermo indietreggiando a fatica. Il mio cuore batte così forte che sembrava voler uscire dalla gabbia toracica. Che posso fare? Non ho nulla da potergli scagliare contro o ferirlo.

«Oh no, lo so benissimo invece! Non crederai che quella stupida di Angela mi piaccia veramente. Ho accettato di sposarla solo per i suoi soldi e per avere una copertura. In realtà mi piacciono quelle come te.»

«Se continua così, dovrò chiamare qualcuno!» dico nel tentativo disperato di spaventarlo.

É tutto inutile. Il ragazzo mi spinge dentro uno stanzino e chiude la porta a chiave. «Chi è che vorresti chiamare?» domanda con aria di scherno.

Mi si para davanti ed estrae da una tasca della giacca un coltello a serramanico. «Ora tu farai esattamente quello che ti dirò e non ti azzardare a fiatare o qui finisce male» dice.

Comincio ad avere seriamente paura. Gli occhi di quel ragazzo non sono quelli di un uomo normale: sono sgranati e febbrili come quelli di un pazzo Il solo pensiero di farmi mettere le mani addosso da lui mi fa venire il voltastomaco. Ma se strillo, Dio solo lo sa cosa mi avrebbe fatto. Ha un coltello in mano e non esiterebbe ad usarlo.

Il maniaco allunga la mano libera ed inizia a tastarmi il seno. «Com'è sodo...» afferma sopraffatto dal piacere. «Già pregusto il tempo in cui potrò averti ogni notte.»

Fa per baciarmi ma volto la testa di lato per evitare le sue labbra.

«Credevo avessimo fatto un patto noi due!» esclama il ragazzo puntandomi il coltello sulla gola.

Sento la lama fredda che mi sfiora la pelle e due calde lacrime scivolano lungo le mie guancie. So di essere senza speranza, ormai. Tra poco quello schifoso mi prenderà con la forza e non potrò fare niente per opporsi, assolutamente niente.

Il giovane si slaccia la patta dei pantaloni e si abbassa le mutande.

Impallidisco vedendo il suo membro turgido. Immagino già quello che mi chiederà di fare.

«Succhialo!» mi ordina poco dopo.

Spinge la mia testa giù e, nonostante la cosa mi disgusti, sono costretta a poggiare le labbra sul suo pene umido e duro. Avverto un conato di vomito salire dallo stomaco ma cerco con tutte le mie forze di reprimerlo. Mentre quel bastardo geme di piacere, io non riesco quasi a respirare.

«Alza la gonna!» mi ordina lui dopo avermi tirata su di peso.

«No» rispondo con le lacrime agli occhi.

«Che cosa hai detto?» mi chiede fissandomi con aria truce. «Ripetilo se hai il coraggio.»

«Ho detto no» dico nuovamente raccogliendo tutto il mio coraggio. Fisso la finestra. Potrei raggiungerla e buttarmi di sotto. Rischierei di rompermi qualcosa ma sarebbe sempre meglio di questo strazio.

Il ragazzo colpisce la mia guancia sinistra con un forte schiaffo. «Sbaglio o ti avevo avvertita di non sfidarmi?» dice poi infuriato. «Adesso abbassati quella maledetta gonna!»

Ubbidisco rassegnata. La guancia ha già cominciato a gonfiarsi e mi fa male ma la cosa peggiore è il dolore interiore. Non è così che ho immaginato la mia prima volta. Non con questo individuo disgustoso che mi urla contro e che mi tratta come se fossi un oggetto. Mi sento usata e umiliata. Sporcata nella mia intimità.

«Oh, sì...» geme lui mentre mi penetra.

Sono disperata. Mi sento completamente in balia di questo pazzo isterico e nessuno può salvarmi. Ma improvvisamente una nuova consapevolezza si insinua in me: se nessuno può venire ad aiutarmi, devo farlo da sola. Non faccio in tempo a pensarlo che una forza dirompente scaturisce dall'interno del mio essere. Afferro quel disgustoso individuo per le spalle e lo scaglio contro la porta. 

DannatoWhere stories live. Discover now