5

10 2 0
                                    


É mattina. La sveglia suona con insistenza ma io non ho voglia di alzarmi. Mi sento uno straccio. I pensieri contorti che si sono inseriti nella mia mente, fin dal momento in cui ho salutato William, non mi hanno permesso di dormire. Non vedo l'ora di salire sul treno per appisolarmi un po' e recuperare le forze. Non posso cert affrontare le cinque ore di lezione che mi attendono in questo stato.

Il mezzo giunge sferragliando un quarto d'ora più tardi dell'orario previsto. Come ogni mattina, trovare un posto libero è estremamente difficile. Procedo verso la fine del vagone stanca e nervosa. Ad un tratto scorgo William. «Buongiorno.» dico. «Posso sedermi?»

«Certo.» replica lui spostando per terra il suo zaino rosso.

Mi lascio cadere sul sedile. Gli sono così vicina che posso quasi sentire il suo respiro. Il mio cuore comincia subito ad aumentare i battiti.

«C'era educazione fisica oggi?» mi chiede William indicando le scarpe da tennis che indosso.

«Sì, all'ultima ora...» replico con una smorfia di disgusto. Se fosse per me, cancellerei l'ora di ginnastica dall'orario scolastico. Non mi è mai piaciuta.

«Cavolo...» mormora William, sbattendo a terra il piede destro. «Non ho ancora l'orario... Posso copiarmelo da te?» chiede.

«Sì, certo.» rispondo porgendogli il mio diario.

«Grazie.» dice lui abbozzando un sorriso. Si china per recuperare da dentro lo zaino una moleskine, dalla copertina nera e lucida, e una penna.

Getto uno sguardo verso di lui. La sua grafia somiglia molto al carattere corsivo del computer, pulita e inclinata verso destra.

Quando ha finito, allungo la mano per riprendermi l'agenda. Ma William stenta a ridarmela. Comincia anzi a sfogliarla a caso.

«Puoi ridarmi il diario, per favore» dico infastidita. Ma tu guarda questo! Ci conosciamo da una sera e già pensa di poter ficcare il naso nei miei affari. Accidenti a lui. Un altro pensiero mi attraversa la testa come un fulmine: magari sta cercando qualcosa su Bev o, peggio, una sua foto.

«Sì, scusa» dice lui porgendomi l'agenda con un gesto frettoloso.

"Che tipo strano" penso mentre soffoco uno sbadiglio con la mano.

«Ops, qualcuno sta notte non ha dormito.» afferma William.

«Sì, è vero...» rispondo. Vorrei dormire sulla sua spalla e inspirare a fondo il suo profumo. Ma come posso chiederglielo?

«Prego, fai pure come se fossi il principe azzurro che non hai incontrato ieri sera.» dice lui come se le avesse letto nel pensiero.

«Grazie...» replico fulminandolo con lo sguardo. «E piantala con questa storia. Non c'è nessun principe azzurro.»

Nel momento in cui la mia guancia entra in contatto con il suo corpo, vengo travolta da una specie di scossa elettrica. È qualcosa di profondo, che scuote ogni fibra del mio essere. Qualcosa riaffiora nella mia mente. Più che un ricordo è una sensazione. Sembra assurdo ma è come se avessi già dormito su questa spalla molto, molto tempo prima. 

DannatoWhere stories live. Discover now