CAPITOLO 2

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BLUE

Ero a casa, sdraiato sul divano, con due cani da almeno quaranta chili l'uno che dormivano serenamente sul mio torace e sulle gambe.

"Vuoi che ripassiamo il piano? Sai bene cosa devi fare sta sera ?" Chiese per l'ennesima volta Lucifero seduto a terra sul tappeto, con la schiena poggiata contro al divano, mentre coccolava Notka.

"Sì sì e se non la smetti di chiedermelo faccio un pensierino anche su cosa combinarti." Risposi serio,anche se per tutta risposta Lucifero rise.

"Avanti, fatti sotto, non ho paura" mi sfidò.
Alzai gli occhi al cielo e lo fulminai.

"Dobbiamo riposarci." Sbuffai, Luca ghignava ancora sotto i baffi per la sua piccola vittoria nel dibattito di prima.

"Mmm. " presi quel suo grugnito per un assenso.

Cercai di sistemarmi come meglio potevo con i due cagnoni sul divano e poco dopo caddi in un sonno profondo.

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La sera di quello stesso giorno...

L'uomo si chiamava Stefan Gazikiras.
Il riccone era in villeggiatura in una villetta di campagna in un paesino sperduto nelle vicinanze di un altro paesino disperso fra le montagne.
Erano settimane che studiavamo il colpo e conoscevamo ogni dettaglio della villa, dei giardini, dei suoi maggiordomo, le sue sgualdrine che andavano e venivano ad ogni ora del giorno, tutte le sue abitudini, fissate una ad una nella nostra mente.
Avevamo studiato e battuto i dintorni palmo per palmo, la zona era isolata e di difficile accesso ma proprio per questo garantiva una via di fuga per passare inosservati.
Una volta che ci fummo introdotti oltre lo steccato e le siepi, entrammo nella guardiola, mettemmo fuori gioco il custode e disinstallammo allarme e le telecamere.
Luca sarebbe entrato dalla finestra al piano superiore e io avrei scassinato la porta sul retro, per poi perlustrare tutto il piano terra, mentre lui perlustrava quello superiore.
Il primo che avrebbe trovato Stefan lo avrebbe portato dall'altro.
Avevamo camuffato i miei capelli blu con un poderoso strato di cera per capelli scura, un berretto in lana nero me li schiacciava sulla testa.
Il viso di entrambi era meticolosamente coperto da una maschera rappresentante un demone giapponese, che lasciava scoperti solo gli occhi, mentre le mani erano state coperte da dei guanti in pelle neri.
Quando trovai quell'uomo in camera da letto, brandiva una mazza da baseball in un bagno di sudore e chiaramente terrorizzato.
Chissà se la sua vita aveva già cominciato a scorrergli davanti agli occhi, avendo ora l'assoluta consapevolezza che di lì a poco avrebbe cessato di esistere.
Feci schioccare la lingua ed emisi un fischio. In poco tempo Lucifero mi fu accanto e chiuse la porta sbattendola violentemente. Stefan sobbalzò.

" N-n-non  m-mi  f-fate  p-p-p-paura." Balbettò lui.

Io risi e il ghigno sul viso di Lucifero si trasformò presto in una risata malsana, cupa, quest'ultimo scattò in avanti, lo atterrò per poi trascinarlo verso di me.
Lo gettò a terra ai miei piedi.

"Tu sai cos'hai fatto Stefan, sapevi che non avresti dovuto farlo eppure lo hai fatto lo stesso, noi siamo stati pazienti con te, abbiamo aspettato, ti abbiamo avvertito, ma tu hai tentato di fregarci, quindi ora che non ci servi più, prenderemo quello che ti avevamo gentilmente chiesto di darci, e non sarai più un problema." Sibilò Luca, ogni maschera era dotata di un dispositivo per camuffare la voce, e funzionava alla perfezione.
Gli sferrò un pugno, spaccandogli il labbro che cominciò a sanguinare copiosamente, lo osservai mentre sgorgava copioso dalla ferita.

Sangue.

Ormai nulla di tutto questo sembrava anche solo più sfiorarlo, Luca era la persona meno impressionabile che conoscessi, non batteva minimamente ciglio quando si trattava di fracassare ossa, spargere sangue, infliggere dolore o arrivare persino ad uccidere, purché fosse per una giusta causa, e la mia, la nostra, lo era.

"Saluta questo mondo, perché non credo che avrai occasione di rivederlo..." aggiunsi io riportando la mia attenzione alla scena che avevo davanti.

Mentre lui ci supplicava di lasciarlo vivere, estrassi la mia pistola dalla fondina sotto la giacca e gli sparai dritto in fronte, non ci serviva più.
Ci aveva detto tutto quello che volevamo sapere e dato quello che ci serviva, anche se in fondo, era un pesce piccolo, un tirapiedi, e noi puntava o in alto.
Era con costui che dovevamo regolare i conti, anche se costui sembrava essere scomparso dalla faccia della terra per un lungo periodo di tempo.
Io in primo luogo avevo dei conti in sospeso.
Soddisfatti del nostro lavoretto, ci sbarazzammo delle prove e ripulimmo tutto alla perfezione.
Immediatamente dopo, ci recammo dalla nostra spia, quella che ci aveva fatto la soffiata sul traditore appena giustiziato, poiché ci avrebbe voltato le spalle non appena avesse trovato un migliore offerente, come aveva appena fatto con Gazikiras.
Lucifero lo uccise con un colpo netto, pulito, dopo essersi fatto rivelare anche da lui tutto quello che poteva esserci utile.

Blue e i Bloody HippiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora