CAPITOLO 3

50 5 0
                                    

BLUE

Ero in riva al fiume quella sera, camminavo solo, non c'era Devil con me e non avevo voluto chiamare nemmeno Lucifero, avevo bisogno di stare un po' di tempo, solo con i miei pensieri.
Stavo camminando mentre guardavo il cielo stellato sopra di me.
Calciai un sassolino con la punta del piede.
Sbuffai, l'ultimo periodo era stato particolarmente estenuante.
Nonostante fossi consapevole che la vendetta fosse un piatto che andava servito freddo e gustato con calma, continuavo a chiedermi quanto ancora avrei dovuto aspettare per la resa dei conti.

Sempre con il naso all'insù continuai a camminare, tentando di trovare conforto o una qualche risposta alle domande che mi vorticavano in testa, in quel manto blu che si stendeva sopra la mia testa e avvolgeva i dintorni.
Ad un tratto sentii qualcosa scontrarsi contro il mio petto.
Mi fermai bruscamente e accigliato abbassai lo sguardo.
Quel qualcosa, si rivelò in realtà essere un qualcuno, una ragazza per la precisione, non distinguevo bene il colore dei suoi capelli alla luce fioca del lampione, ma ne colsi un bagliore rosso.
Era raro che qualcuno riuscisse a cogliermi di sorpresa, dovevo essere molto assorto dai miei pensieri o la ragazza deve aver avuto un passo felpato.
Non distinguevo bene neanche i suoi occhi, nascosti nella penombra della mia figura torreggiante su di lei, però mi parvero familiari.

"Scusa, non ti avevo visto..." borbottai, continuando a squadrla.

Dove ho già visto questo viso?

Era solo una mia impressione?
Un altro brutto scherzo giocatomi dalla mia stessa testa?
Era molto più bassa di me, per cui mentre io la sovrastavo, lei era costretta, anche per via dalla vicinanza, a tenere il capo reclinato all'indietro per guardarmi in faccia.

"Oh, non preoccuparti, fa niente..." mormorò con un leggero balbettio, poi si allontanò dal mio corpo e con un ultimo sguardo illuminato da uno strano bagliore degli occhi, se ne andò.

Scossi le spalle, non ponendo troppo peso allo strano avvenimento, infilai le mani nelle tasche dei jeans e continuai a camminare, lasciando che la tempesta di pensieri mi travolgesse di nuovo.

Ma una volta giunte in fondo alle tasche, le mie mani toccarono solo il fondo di stoffa liscia del loro rivestimento interno.
Mi sentivo più leggero, letteralmente, non rischiavo più di perdere i pantaloni a causa del peso del portafoglio. Il portafoglio.
Oh cazzo!

*************

5 minuti più tardi mi trovai a correre per i vicoli bui di quel paesino di cui nessuno più ricordava più il nome.
Trovai due pioli di una vecchia scala sul retro di una casa. Mi aggrappai al primo con le braccia, mi slanciai con le gambe verso il secondo, lo afferrai, e facendo leva sulle gambe raggiunsi il tetto. Mi inginocchiai per non essere visto e per non perdere l'equilibrio, il cielo come un drappo scuro su di me.
Il freerunning era una delle abilità che avevo acquisito quando da ragazzino vivevo ancora per strada e frequentavo compagnie poco raccomandabili,ma nonostante ciò era una cosa che amavo fare e in cui mi tenevo sempre ben allenato.
Perlustrai con lo sguardo l'area in cerca di movimento, quando finalmente lo colsi; in un vicolo sottostante, una figura esile correreva furtiva nell'ombra di una casa.
Ricominciai a correre parallelamente a lei sui tetti delle case, facendo in modo di arrivare e tagliarle la strada, chiudendola in un vicolo cieco.
Quando vi giunse, saltai giù dalla tettoia su cui mi trovavo e la inchiodai al muro.

"Ciao" le sussurrai guardandola negli occhi.

"Ciao"rispose cercando di non far vedere la paura che provava in quell'istante, ma io l'avevo vista nei suoi bellissimi occhi, era bastato quel minuscolo guizzo a farla cogliere al mio occhio ormai terribilmente abituato a vedere questo sentimento dipinto sui volti delle persone che mi trovavo ad affrontare.

"Mi sa che hai qualcosa che mi appartiene, vero?" Le chiesi gentilmente, sgranò gli occhi al mio tono ma annuì.

"Come ti chiami?" proseguii, volevo sapere il nome della ragazza che era quasi riuscita a derubarmi.
Come già anticipato, io devo avere tutto sotto controllo.

"Mi chiamano Blood, ed è quello che ti serve sapere per ora... - sospirò -
È inutile chiederti chi sei vero?"
Sussurrò scrutandomi con un cipiglio interrogativo e mordicchiandosi l'interno di una guancia.
Più la osservavo, più mi sembrava assomigliare ancor di più ad un fuscello, così, intrappolata tra le mie braccia e il muro di mattoni rossi, che sembrava impallidire accanto ai suoi capelli rossi.
Rimasi affascinato dai suoi capelli, erano rossi come il fuoco, così vividi, selvaggi.

Ne presi una piccola ciocca tra le dita.

"Ti ho già visto da qualche parte...
Eri al negozio di CD qualche giorno fa, non è così? Il solito ragazzo dietro il bancone non c'era quel giorno."

Tentò di divincolarsi con un piccolo scarto di lato del viso.
Istintivamente feci anche io un minimo movimento brusco del capo e il berretto sulla mia testa fece scappare fuori una ciocca dei miei capelli che mi finì sulla fronte.

"Sì, sono io, stavo sostituendo un amico... Aspetta, ma, tu sei il ragazzo che prendeva a pugni la macchinetta l'altro giorno" affermò notando la ciocca fuoriuscita dal berretto che ora pendeva sulla mia fronte.

"Conosci qualche altro ragazzo che ha i capelli blu?" Le chiesi sarcastico, mentre giocherellavo con il metallo freddo del piercing sul mio labbro.

"Effettivamente ora che ci penso no... Però non sei l'unico che conosco con i capelli colorati." Un sorrisetto furbo si dipinse sul suo viso. Mi incuriosiva da morire scoprire cosa si nascondesse dietro quell'affermazione, ma proprio non avevo tempo.

"Hai intenzione di ridarmi il mio portafoglio, piccola ladra?" Le domandai improvvisamente freddo, il fatto che mi avesse riconosciuto non mi rendeva tranquillo.

"Sì.. Beh ecco, tieni." Mi porse il mio portafoglio, notai le sue dita affusolate, le unghie poco curate e i calli sotto ai polpastrelli.
Mi guardai bene dal non far sfiorare le nostre mani nello scambio.

"Mhm molto bene, allora ci si vede in giro ladruncola." Feci per andarmene soddisfatto dopo averle soffiato quelle parole sul viso ma mi chiamò.

"Come fai a saperlo? Intendo, come fai a sapere che faccio questo spesso?" domandò sorpresa.

"Mi hai appena rubato il portafoglio, non me ne sarei accorto se non fosse che hai cercato di derubare la persona sbagliata, non è una cosa facile raggirarmi, peccato che poi non ti sia andata così bene." Mi voltai e cominciai a camminare nella direzione opposta.

"Come ti chiami? " gridò dal fondo del vicolo.

"Non ha importanza il mio nome, ma se proprio ti interessa saperlo, ti basta ragionare un pochino per sapere il mio soprannome. "

"Aspetta! Ma allora perché non mi hai fatto del male?" Sembrava sempre più sconvolto quel piccolo esserino.

"Perché per quanto io possa sembrare cattivo, o per quanto si sia detto di male su di me, sono pur sempre un essere umano, e questa è solo una sciocchezza.
Ora se proprio non ti dispiace, dovrei andare, quindi, ci si vede." Conclusi andandomene.

Blue e i Bloody HippiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora