Miglior poesia storica e sociale: Te rēo Maori

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PENSATI ANNA

PENSATI CENERE

Te rēo Maori

di Nordica02

Te rēo Maori: Non era una lingua per farci una musica,

o almeno così credeva chi arrivava per primo:

non era che suoni da analizzare, uno per uno

da scambiare con parole compiute e nel frattempo oggetti:

la canapa - nell'inferno del Pacifico -

tu così prendi un fucile e puoi ammazzare qualcuno.

Basta Ka mate, ka mate - non servono a nulla,

affidati a Dio e alla Regina d'Inghilterra.

Australiani, scozzesi, irlandesi hanno un'unica lingua,

hanno costruito strade e ricchezza dov'era foresta,

e tu ti ostini a masticare a malapena l'inglese,

ti dichiari 'normale' come se fossi migliore.

Non va, non va: almeno diventa manodopera,

diventa pakeha per la facciata di casa e l'abito.

Così senza violenza visibile tra le altre è la lingua

a lasciar spazio ad altro - la carenza di lavoro,

i controlli alle quattro di mattino, l'isolamento -,

ma è solo marea, il mare che verso sera torna.

La sua luna era polimorfa, aveva più nomi e volti,

confusi alla sua fine, dopo che l'acqua ha infradiciato le scarpe.

Così c'era di nuovo la lingua, che si poteva cantare

già da molto prima.

Tūtira mai ngā iwi Tātau tātau e


Pensati Cantastorie - Concorso 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora