𝓭 𝓾 𝓮

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New York,
fine mese di agosto.

Quando il ragazzo vide il corpo fluttuante della giovane dormiente non poté fare a meno di stare fermo lì a guardarlo per una decina di secondi. Era curioso ma non sbalordito, infondo di cose strane ne aveva viste negli ultimi tempi e persone con l'abilità di volare non è al primo posto tra tutte le cose assurde che aveva visto: prima c'erano un procione parlante ed un albero che giocava ai videogiochi.

Saltò dal cornicione dell'altro palazzo in cui si trovava e si ritrovò su una pila di casse in legno. Era alla stessa altezza della ragazza, la guardò ancora costatando quanto fosse carina ma subito dopo si chiese cosa fosse. Che tipo di essere umano era?

«hey» esordì lui toccando il braccio della ragazza per svegliarla. Quel contatto sembrò spezzare l'incantesimo e se Peter non fosse stato abbastanza veloce da prendere Zoe in tempo, il suo corpo avrebbe aderito al suolo in un attimo e chissà, magari provocare qualche ferita.

Fu lui a poggiarla in seguito sul pavimento quando notò che in una mano teneva un foglietto. Lo prese, pensando che magari avrebbe potuto aiutarlo a scoprire qualcosa in più su di lei, di certo non poteva far finta di non aver visto una bella addormentata fluttuante in una stradina di New York e lasciarla lì.

Aprì il pezzo di carta e ciò che lesse lo confuse ancora di più. Stephen Strange era il nome di un suo amico, o forse è meglio dire collega, o conoscente. Peter non sapeva definirlo, in realtà, poiché non vedeva l'uomo da mesi e non instaurarono mai un rapporto profondo, forse a causa del carattere sempre distaccato del dottore.

Guardando ancora Zoe, Peter decise di non lasciare niente al caso, prenderla tra le braccia e portarla da Strange. Insieme, saltarono tra un palazzo e l'altro grazie alle ragnatele resistenti dell'uomo ragno.
Arrivarono a Bleecker Street in poco tempo ed una volta davanti la porta di colui che stavano cercando, Peter fu costretto a bussare alla porta con un piede dato che tra le braccia aveva ancora la ragazza.

Ad aprire però non fu Stephen Strange bensì il suo amico e maestro delle arti mistiche Wong.

«cosa ci fai qui, Spiderman?» domandò subito l'uomo robusto squadrando il giovane dalla testa ai piedi e scosse il capo quando notò la ragazza. «e lei chi è?»

«salve, Wong. Non so chi sia, l'ho trovata in una stradina di periferia e aveva questo in mano» bofonchiò Peter cercando di porgere il foglietto a Wong senza muovere o far cadere la ragazza dalle sue braccia.

Wong lesse il nome di Stephen e subito dopo con una mano fece cenno di entrare e accomodarsi sul divano infondo alla grande sala.
«Strange!» Wong urlò avvicinandosi alla scala che portava al piano di sopra, poi tornò da Peter che stiracchiava le braccia e la schiena.

«dormiva quando l'hai trovata?» chiese.

Peter annuì. «sì, e volava» aggiunse.

«Peter Parker» esordì Stephen Strange scendendo le scale di casa sua. Stranamente non indossava il mantello rosso.

«salve, dottor Strange» Peter iniziò a dondolare sui suoi piedi tenendo in mano la maschera che aveva sul viso qualche secondo prima.

«chi è lei?» chiese il dottore avvicinandosi e indicando la ragazza sdraiata sul suo divano.

«non lo so, l'ho vista in una strada molto piccola a qualche isolato da qui» spiegò Peter spostandosi di qualche passo e lasciando Strange avvicinarsi.

«e cosa c'entro io?» domandò scorbutico alzando un sopracciglio.

«aveva un foglietto in mano con scritto il suo nome, dovrebbe essere lei a conoscerla» borbottò Peter guardando Wong per un attimo e grattandosi la nuca, si sentiva un po' in imbarazzo.

«ma io non la conosco» rispose ovvio.

«siamo sicuri che stia dormendo?» domandò Wong accigliandosi.

«respira, ma non si è svegliata durante il tragitto. Credo sia un sonno molto profondo il suo» Strange disse quelle parole mentre abbassò il busto e guardando la ragazza. Con una mano toccò la sua fronte, poi la sua guancia. Alzò la mano e la portò sopra il petto della giovane, mosse le dita quando avvertì una strana sensazione.

«qualcosa non va, Strange?» domandò Wong ancora.

«è come se sentissi la sua aura» rispose l'uomo ancora intento a studiare la ragazza.

Nel frattempo Peter non faceva altro che guardarsi intorno, non sapeva cosa fare e inoltre aveva sempre ritenuto curioso il metodo di fare di Stephen.

Un urlo, però, li fece balzare tutti quanti in aria. La ragazza si alzò in un battibaleno dal divano, si era svegliata e si sentiva parecchio confusa, ma anche spaventata alla visione di quei volti che non conosceva affatto.

«chi siete voi?» domandò indietreggiando di qualche passo.

Wong alzò le mani a mezz'aria come per tranquillizzarla, per farle capire che nessuno lì voleva farle de male.

«la domanda è chi sei tu» disse Peter. «ma è una situazione particolare, perciò comincio io: mi chiamo Peter Parker, ti ho vista fluttuare in una stradina di New York» spiegò il ragazzo che si avvicinò a lei porgendo la sua mano. Zoe rimase qualche secondo s fissarla, non sapeva se poteva fidarsi o meno. Optando per la seconda opzione si limitò ad annuire e Peter ritirò il suo gesto.

«un attimo» esordì la ragazza. «siamo a New York?» domandò.

Non poteva credere di trovarsi davvero sulla Terra e nella città di cui aveva tanto sentito parlare. Tutti ad Antilia conoscevano la Grande Mela, chi solo per sentito dire da parte di uomini che ebbero la fortuna - o sfortuna, dato che se erano lì era solo perché dovevano pagare la loro pena -
di viverci per un po' di tempo e chi, come Zoe, che ricordava di aver letto libri interi sulle città più belle della Terra.

«sì, io sono il dottor Strange, c'era scritto il mio nome su un foglietto che avevi in mano quando lui ti ha trovato» un altro uomo prese parola.

«lei è Stephen Strange? Mio nonno mi ha detto di cercarla» rispose la ragazza avvicinandosi di qualche passo ma mantenendo le dovute distanze.

«chi è tuo nonno? E chi sei tu?» rispose con altre domande Strange, fondamentali per capire cosa stesse succedendo.

«io sono Zoe e sono dell'isola di Antilia, mio nonno si chiama Cornelius»

A quelle parole Stephen Strange sembrò gelarsi sul posto. Non si sarebbe mai aspettato di sentire quelle parole, di sentire il nome di quel posto che tanto aveva odiato e di quell'uomo verso il quale provò così tanto rancore, ostilità e disprezzo che ormai, a furia di pensarci per molto tempo, gli era anche indifferente.

𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧 ➳ 𝐩𝐞𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐤𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora