𝓺 𝓾 𝓪 𝓽 𝓽 𝓻 𝓸

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Isola di Antilia,
4 settembre.

Passarono alcuni giorni dall'arrivo di Zoe a New York e li passò a non fare niente oltre che aiutare Wong nelle faccende di casa.
Nel frattempo, Strange cercava di capire come poter aprire un varco per Antilia ed evitava Zoe. Si trovava nei meandri della biblioteca, nell'angolo più remoto di essa. Si sedette a terra a gambe incrociate e qualche secondo dopo prese a fluttuare. Gli occhi erano chiusi, il suo volto si mosse molto velocemente mentre teneva le braccia semi aperte e le mani sulle sue ginocchia. Quando si sentì abbastanza pronto e capì di avere la situazione sotto controllo, con le dita aprì un varco di fuoco e subito ci entrò ma non passò molto tempo da quando venne risputato fuori.

Aveva provato solo una volta - senza contare tutte le altre nei giorni scorsi - e già era scocciato. Non riusciva proprio ad arrivare ad Antilia, quel posto era segregato, inaccessibile, impossibile da raggiungere dall'esterno. Forse era proprio questo che infastidiva Stephen: non riuscire. Odiava dover provare e riprovare, avrebbe voluto avere tutto in un batter d'occhio.

Si rialzò da terra e raggiunse il centro della biblioteca. Al centro stava il grande libro delle arti mistiche, per lui e Wong era sacro, non lo usavano mai ma in quel momento lo considerò necessario.
Quando trovò quello che stava cercando sospirò, capendo che non sarebbe stato facile eseguire quella magia e sperava solo di non avere conseguenze sul suo essere maestro.

Tornò nella posizione di prima e nella sua mente pronunciò le parole lette sul libro. Venne trasportato tramite un vortice e dopo qualche secondo cadde pesantemente sul suolo.

«dannazione» sussurrò.

Aprì gli occhi e lentamente si rialzò. Sorrise nel vedere che non era più nella sua biblioteca, bensì si ritrovò in una stanza che non riconobbe. Era colma di mobili e oggetti antichi, alcuni sembravano fabbricati a mano.

«sapevo saresti arrivato, prima o poi» annunciò Cornelius che se ne stava dietro di lui intento a sistemare dei vecchi recipienti sul tavolo.

Stephen si voltò mentre passava le mani sul suo mantello e i pantaloni che indossava per togliere l'eventuale sporcizia.

«era inevitabile dopo che mi hai mandato la ragazzina» sbottò lui portando le braccia conserte al petto.

«lo dici con disprezzo, ha fatto qualcosa di sbagliato?» domandò il nonno accigliandosi seriamente preoccupato.

Stephen scosse la testa, per quanto non amasse avere persone in giro per casa sua non poteva affatto lamentarsi: Zoe era abbastanza riservata, non faceva casino e sopratutto non parlava molto spesso - con Wong, però, a ruota libera.

«è la figlia di Selene?» domandò avvertendo il cuore battere più forte, gli succedeva spesso quando parlava di lei. Della sua lei.

Cornelius camminò per la stanza sistemando le varie cose e poi sospirò. «non è solo sua»

«quindi è lei» Stephen fu costretto a sedersi sulla prima sedia che vide. Iniziava a sentirsi nervoso ma cercò di non lasciarsi andare alle emozioni, contrastanti per giunta.

«dovevi immaginartelo che prima o poi l'avresti conosciuta, Stephen» affermò Cornelius.

Stephen si lasciò andare ad una risatina antipatica, non trovò affatto quella situazione divertente bensì ridicola poiché no, non avrebbe mai immaginato di conoscerla dopo che Cornelius stesso gliel'aveva impedito cacciandolo da Antilia.

«avrei dovuto conoscerla alla nascita, invece tu mi hai buttato fuori» Strange alzò i toni e Cornelius abbassò immediatamente lo sguardo. Era dispiaciuto e pentito di quello che aveva fatto, ma non di aver mandato Zoe da lui poiché sapeva che sarebbe stata al sicuro.

𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧 ➳ 𝐩𝐞𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐤𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora