《È pronto da mangiare!》grida mia madre dalla cucina.
Ho molta più fame del solito, oggi.
Corro verso la porta, già pronta a fiondarmi giù per le scale, ma mentre la apro colpisco qualcosa, o meglio, qualcuno.
《Ahia!》si lamenta A.
Accenno un sorriso.
Le mani sono posizionate sul viso in un modo molto impacciato: colpire sbadatamente il proprio fratello non succede tutti i giorni.
Il sangue sta iniziando a colargli sul mento.
《Non stare lì a ridere! Aiutami!》le sue parole risuonano come un debole urlo nel corridoio.
Rido un po' più forte.
《Okay, okay.》dico infine, accompagnandolo.
《Tieni la testa rivolta verso l'alto, o rischierai di macchiare gli impeccabili vestiti che lo stato ci offre.》ironizzo.
Questa volta ride anche lui.
Qualche macchia rosso scuro cade sulle bianche piastrelle che ricoprono il pavimento del bagno nel momento in cui si abbassa sul lavandino per sciacquarsi.
Il sangue scende denso e non accenna a smettere.
Siamo entrambi preoccupati.
《Sta zitta! Tu sei preoccuppata, non io.》
《Non te lo levi mai quel coso?》gli chiedo.
《No. Mi piace spiare i tuoi pensieri.》risponde malizioso.
《Che stupido.》e dopo averlo detto metto la mano destra sotto l'acqua per spruzzargliene un po' sulla faccia.
《Passami l'asciugamano invece di fare cavolate.》
《Okaaay.》
Si alza mentre vado a prenderne uno.
E appena riesce ad averlo tra le mani si asciuga il viso.
Il telo bianco comincia a macchiarsi di chiazze rosse, ma non ci vuole molto prima che si fermino.
《Prendo un cerotto?》domando.
《Credo ne serva uno anche abbastanza grande.》 risponde abbassando l'asciugamano per farmi vedere il grande livido che si è formato sul suo naso, ormai diventato di un brutto colore violaceo.
Oddio.
È ridotto abbastanza male.
Mi metto a cercare il cerotto nel cassetto dei medicinali.
Anche se inizialmente non si fa trovare, non ci metto molto e dopo poco glielo passo.
Ma è troppo occupato a tamponarsi la faccia, perciò lo aiuto a metterselo.
E nella frazione di secondo in cui lo posiziono, i nostri occhi si incontrano sbadatamente e con noncuranza.
I suoi sono di un debole verde sbiadito, davvero tenero, e i miei, be, non lo so.
《Sono blu.》
《Eh?》
《I tuoi occhi》-risponde-《sono blu, assomigliano all'acqua, sono solo un po' più scuri.》
《Wow.》affermo sorpresa.
《Sono molto belli.》continua lui.
Perfetto, mancava poco perché le mie guancie andassero a fuoco, e ora stanno letteralmente bruciando.
È la conseguenza ad ogni complimento che mi viene fatto.
È piuttosto imbarazzante.
《Secondo me è una cosa dolce.》
《Smettilaaa!》urlo andandomene.
E mi precipito giù per le scale.
Cavolo, sono passati diversi minuti da quando mamma ci ha chiamati.
Entro in cucina e mi siedo al solito posto, iniziando a mangiare il pezzo di "deliziosa" focaccia che ho nel piatto.
Bleah.
Dopo pochi secondi arriva mio fratello che si posiziona davanti a me, anche lui al solito posto.
《Cosa ti è successo alla faccia, A??》chiede, spaventata, mia madre.
《Oh, nulla di grave.》risponde guardandola, poi posa per un attimo lo sguardo su di me e si rigira verso di lei, prima di riprendere a parlare.
《Ehm... sono inciampato e sono andato a sbattere contro il muro di camera mia.》
《Oh, tesoro.》lo conforta con un abbraccio.
Tutto ciò è ancora più 'bleah' della focaccia.
《Appena finisci di mangiare vai di là e tieni del ghiaccio in faccia.》continua con tono mieloso e sorridendogli, come se mio fratello fosse sul punto di morire e gli servisse un po' di aiuto per non pensarci.
《Tanto il livido si è già formato, mamma. Il ghiaccio non servirà a nulla.》dico, con un'espressione di disgusto in volto.
《Ah, non importa allora.》sono le uniche parole che le escono dalla bocca prima che si diriga verso il salotto.
E scoppiamo entrambi a ridere.
STAI LEGGENDO
storia di una ragazza senza nome
Science FictionM è una ragazza che vive in un futuro post-apocalittico, in un mondo ormai distrutto. Le hanno raccontato molte storie sul perchè la Terra sia ridotta così, ma lei non ci ha mai creduto. E forse, come si è promessa, riuscirà a scoprire la verità.