12 giorni dopo.
La mia vita va avanti normalmente, da quasi due settimane. Ogni tanto scorgo, passando per i vari corridoi, J, che la maggior parte delle volte mi fissa di rimando.
Non sono ancora riuscita a convincermi che quello che è successo sia vero.
Non il nuovo micro-cip o i troppi minuti che ho passato nel bosco terrorizzata, ma il fatto che lui abbia tentato di baciarmi.
Cioè, non mi conosce e non parla mai con nessuno e poi, per caso, lo incontro e tutto cambia vorticosamente.
Non capisco perché IO.
Cos'ho di speciale?
Non credo di essere poi così bella, anche se naturalmente non posso saperlo.
Dio, quanto darei per avere uno specchio.
Ad ogni modo, penso che il piccolo cip funzioni benissimo, perché da quando l'ho trovato, A non è più riuscito a leggermi il pensiero.
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Mi sento improvvisamte minuscola nella mia camera, come invisibile.
Sono esausta.
Esausta di continuare a svegliarmi la mattina, andare a scuola, tornare a casa, dormire e alzarmi dal letto nuovamente il giorno dopo.
Sono stanca di questa ruotine, di questa esasperante monotonia.
Vorrei ricordare qualcosa, perché sono sicura di essere stata privata di alcuni ricordi, non so da chi e non so come. Ma per esempio ogni tanto qualche flash mi assale, facendomi vedere luoghi o cose che non ho mai visto qui in giro.
Campi pieni di piante che spiccano dorate verso l'alto, di cui non riesco a realizzare il nome, oppure immense distese d'acqua. Poi mi viene in mente un albero.
Un albero.
Ho disegnato un albero durante la lezione di geometria, una settimana dopo l'"inconveniente".
Scatto in piedi, diretta verso lo zaino, posato, in un modo che si può definire tutto fuorché accurato, nell'angolo vicino alla scrivania ed estraggo un quaderno.
Lo apro verso metà.
E lì, raffigurato un po' a caso, con segno sottile sulla pagina bianca, si trova un albero.
Non che me ne faccia qualcosa di questo disegno, però mi sento soddisfatta di averlo trovato.
Strappo il foglio e lo appoggio sopra il bruttissimo tavolo e sento mia madre urlare.
《È pronta la cena.》
Allora mi dirigo verso la porta, poi scendo le scale.
Papà è seduto, mentre mamma prepara.
Prendo posto anche io, alla destra di mio padre e davanti a dove si siede sempre A, che arriva un attimo dopo.
Poi, appena mia madre finisce di distribuire i piatti contenenti un pasto semi liquido verdognolo, inizia ad elencare le verdure di cui è fatto.
Ed ad ogni nuovo elemento che nomina comincia a salirmi sempre più la voglia di tirarle il piatto in faccia, del tipo: "senti mamma, questa cosa fa già schifo (è peggio della focaccia, eh) quindi non serve che tu renda questa cena ancora più disgustosa."
Ne assaggio un cucchiaino.
Ha un gusto simile a sabbia putrefatta, che sia chiaro: io non ho mai mangiato sabbia putrefatta, eh.
Inutile dire che la mia prossima tappa sarebbe stata il bagno.
Mi alzo da tavola con la scusa di avere mal di pancia e non più appetito (chissà come mai) e mi dirigo verso la toilette a vomitare.
Davvero, non esagero quando dico che quella schifezza mi ha fatto vomitare.
Appena finito di sciacquarmi e di asciugarmi la faccia, noto che qualcuno sta fermo, appoggiato allo stipite della porta, fissandomi.
A, naturalmente.
L'impulso di tiralri un calcio e urlargli che è da maleducati spiare la gente mentre vomita, è molto forte, ma all'improvviso mi torna in mente una domanda, alla quale non posso rispondere da sola.
Quindi mi rivolgo a lui.
《Okay che potresti dirmi che la bellezza è soggettiva e tutto il resto, ma secondo te, io sono bella?》
Esita a rispondere.
Ecco, lo sapevo, non sono poi tutto 'sto splendore.
《Se devo essere sincero no. Non sei bella.》si ferma un attimo e poi prosegue 《Diciamo solo che definirti bella sarebbe davvero un insulto. Tu sei fantastica, divertente, buona, altruista, dolce, stupenda, sempre se non ti si può definire perfetta. Ma bella, no, non accetto che ti si dica che sei bella. Mi dispiace.》
Non me ne ero resa conto fino ad ora, ma i nostri visi sono fin troppo vicini.
E in questo momento non me ne frega niente se siamo fratelli o meno.
Mi sporgo.
E le nostre labbra si incontrano, in un tenerissimo, travolgente, passionale, bacio.
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storia di una ragazza senza nome
Science FictionM è una ragazza che vive in un futuro post-apocalittico, in un mondo ormai distrutto. Le hanno raccontato molte storie sul perchè la Terra sia ridotta così, ma lei non ci ha mai creduto. E forse, come si è promessa, riuscirà a scoprire la verità.