CAPITOLO UNDICI

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Il mio cuore si ferma e mi vedo passare tutta la vita davanti.

Spero solo che se mi deve succedere qualcosa, succeda in fretta.

Non so su cosa concentrarmi per smettere di pensare.

La mano che mi copre la bocca odora di muschio e lavanda.

Almeno so che chiunque sia questo pazzo che mi sta tenendo (e ansimando nervosamente sul collo), si lava.

Non potevo chiedere di meglio, insomma.

La mano sta allentando la presa, ma è comunque impossibile scappare.

Afferrandomi il braccio mi volta verso di sé.

La luce della Luna passa tra i rami fioca e non riesco ancora a riconoscere il viso del tipo che mi sta davanti.

Io non lo vedo, ma lui vede me.

Sa chi sono.

Vuole uccidermi.

Di sicuro.

《Ma che diavolo stai dicendo?》impreca una voce fin troppo familiare.

A.

È mio fratello.

E mi ha fatto quasi prendere un infarto.

Leva la mano dalla mia bocca, per lasciarmi parlare.

《Ma sei matto? Che cosa ti è passato per la testa?》urlo con le lacrime agli occhi, perché sono troppo spaventata per tenermele ancora dentro, come se avessi avuto paura.

Ma non ho paura di mio fratello.

Ho avuto paura di morire, in un momento in cui non ero ancora pronta per morire.

《Ero venuto a cercarti e ti ho vista parlare con J, e appena ho notato che ti stava portando in quel suo posto segreto ho cominciato a seguirvi. Conosco quel posto e sapevo cosa aveva intenzione di fare. Poi ti ho vista scappare e ti ho subito seguita. Non avevo intenzione di spaventarti.》

《Be, certo. "Non avevo intenzione di spaventarti", ma non ci pensi al fatto che una come me, di notte, in un posto che non conosce, con un tipo che la prende per la bocca, si sarebbe spaventata?》

Ma sono troppo stanca per discutere e, ad ogni modo, non avrebbe senso.

Quindi lo abbraccio, perché tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento, è di un abbraccio.

《Scusa.》mormora tra i miei capelli.

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Restiamo così per qualche minuto.

《Conosci la strada per tornare a casa?》chiedo.

《Certamente.》

E ci incamminiamo.

La mia mano intrecciata nella sua.

E non ho più paura.

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È passata una settimana dall'"inconveniente" con J.

E in questi sette giorni, lui non è mai venuto a scuola.

Durante tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a ciò che è successo.

Seguo distrattamente la lezione di geometria mentre scarabocchio sul quaderno.

Disegno un albero che non ho mai visto qui, ma che sono sicura di conoscere.

La campanella suona e altre noiose materie si susseguono.

Ho perso la voglia di fare qualunque cosa.

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Torno verso il mio armadietto perché devo prendere il libro di fisica.

Ma con mia grande sorpresa trovo anche qualcos'altro: c'è un micro-cip simile al mio, con un biglietto ripiegato, posto a fianco.

Lo apro.

"Come promesso, ecco a te.
Fanne buon uso.
-J"

Prendo l'oggetto nero, lo posiziono al posto di quello precedente e mi incammino verso l'aula di fisica con il libro tra le mani.

Sono felice.

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Spazio autrice.

Approfitto di questo spazio autrice per augurarvi un buon Natale.♥

In più vi consiglio di leggere "Your voice is my favourite song", di GreenEyesOfBeaver.

Ancora tanti auguri.♥

storia di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora