CAPITOLO DUE

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Oggi c'è scuola.

Che schifo.

Io vado sempre male e non mi impegno, ma non perché non voglio studiare, anzi, è che non voglio andare a lavorare.

Sì, esatto, non voglio andare a lavorare.

Qui, appena arrivi alla decima classe e riesci a superarla, non importa l'età, viene fatto un test per scoprire quale sia l'impiego più adatto a te.

In pratica ti fanno passare avanti di classe, senza aspettare la fine di un anno scolastico, basandosi solo ed esclusivamente sull'intelligenza.

Ho visto bambini, alti la metà di me e di età certamente inferiore, che già lavorano, ed è terribile.

Quindi fingo di non essere brava, perché ho paura di ciò che dirà il test finale, perché ciò che dovrà essere il tuo lavoro, lo dovrai svolgere fino alla morte, e questo mi spaventa.

Io sono in quinta.

Dopo aver salutato la mia "famiglia" mi incammino insieme a mio "fratello" verso scuola.

Il viaggio è basato fondamentalmente sul silenzio: nessuno dei due spiaccica una parola per tutto il tragitto.

A, così si chiama,è in ottava classe a scuola, ho circa un anno meno di lui, ma lui è molto intelligente, ed è una decina di centimetri più alto di me.

Non so quale sia il suo nome, ma mi piace immaginarlo.

Potrebbe chiamarsi Aron, Artur, o con qualunque altro nome che inizi per A, ma io ho un debole per il nome Albert, perciò ho deciso che per me lui sarà Albert.

Be, stavo dicendo che Albert è alto circa dieci centimetri più di me, ed è davvero bello.

Immagino che le ragazze facciano la fila dietro di lui anche solo per guardarlo.

L'ho visto una volta senza maglietta, questo mi permette di dire ufficialmente che è davvero figo.

《Davvero figo, eh?》chiede lui.

Aspettate un attimo.

Oddio.

Mi ha letto il pensiero.

Come diavolo ha fatto?

《È un esperimento. A scuola dicono che sia impossibile leggere nella mente, be, io ci sono appena riuscito.》dice sorridendo.

Che figo che è quando sorride.

《Oh, grazie》dice sorridendo ancora di più.

Cavolo, è vero. Percepisce tutto ciò che penso.

Scoppia a ridere.

Rido anche io, imbarazzata.

《Cos'è e come hai fatto a crearlo?》chiedo. Sono sempre stata molto curiosa.

Lui passa un dito dietro l'orecchio destro e ne preleva un oggettino nero, una specie di micro-cip.

《È un informazione piuttosto segreta, perciò...》-disse prima di posizionarlo dietro il mio di orecchio-《lo penserò.》

C'era altra gente lì, e anche se nessuno parlava, iniziavo a sentire dei rumori, delle voci, che diventavano sempre più nitide. Eppure quelle persone erano zitte e dalle loro bocche non proveniva alcun suono.

Ero affascinata da tutto questo.

Mi concentrai su mio fratello, ricordandomi che doveva spiegarmi come aveva fatto a creare questo fighissimo marchingegno.

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Questo era il secondo capitolo, per favore, quindi, siate sinceri e ditemi cosa ne pensate. Grazie.♡

storia di una ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora