10.

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- C'è qualcosa di strano. -
- Di cosa parli? - dissi rivolgendomi ad Alex che ancora mi teneva la mano.
- Cesare non ha smesso di guardarti da quando sei entrata. -
- Adesso ti ci metti anche tu!? - dissi sbuffando ritraendo la mano.
- Prima Anna che fa supposizioni su Dario, adesso tu con Cesare. Sono bravi ragazzi e buoni amici. Nulla più. -
- Non è una supposizione la mia, anche ora ti sta fissando. -
Mi voltai per incrociare il suo sguardo ed era davvero lì a guardarmi. Appena i nostri occhi si raggiunsero, il suo sorriso nacque spontaneo. Gli sorrisi anche io.
- Sarà un caso. - dissi rivolgendomi nuovamente ad Alex.
- Si, però può essere ch.... -
- Basta mi sono scocciata! - lo interruppi.
Presi il giubbino e uscii fuori. Non volevo più sentire quelle cose. Per una volta riuscivo a fare amicizia e nessuno sembrava capire.
Decisi di sedermi sugli scalini d'entrata. Alzai lo sguardo al cielo e si vedeva la luna.
Mi alzai e mi diressi verso il centro del piccolo giardinetto che fa da entrata all'edificio.
- Che cosa prende alla gente? - chiesi a braccia conserte.
- Perché insistono? - stavo parlando di nuovo con lei.
- Sembra quasi che vogliano forzare le cose senza un reale motivo. - nessuna risposta da parte sua.
- Mi danno delle attenzioni. E quindi?! Cosa ci sarà di male? - la luna era silenziosa e io ancora la fissavo in attesa di una risposta.
- Non sei di aiuto. - mentre dicevo queste parole mi sentii osservata. Mi girai di scatto.
Era Dario poggiato alla porta di entrata con una birra in mano che mi guardava interessato.
- Che fai? - disse la sua voce profonda mentre si avvicinava a me.
- Pensavo a voce alta. -
- Sembrava quasi tu stessi parlando con la luna. - mi pietrificai.
- Ogni tanto mi capita. - riuscii a dire con voce quasi tremante.
Ero riuscita a parlare di questa cosa con Cesare, senza provare vergogna alcuna, anzi dopo averglielo detto mi sentivo quasi più leggera. Con Dario no.
* Forse dovevo stare zitta. * pensai.
- Sei triste? - mi guardò con gli occhi preoccupati.
Quel suo sguardo penetrava dentro di me e mi arrivava fino allo stomaco.
- No! - dissi veloce scostando i miei occhi dai suoi.
- Io le parlo quando voglio risposte. Tutto qua. - aggiunsi.
- Allora sei davvero così speciale come dicono. - sentenziò con voce ancora più profonda.
Mi voltai per capire le sue parole, ma ancora una volta mi sorrise e mi voltò le spalle.
Sarò stupida io, ma quando faceva così non riuscivo a bloccarlo e a chiedergli spiegazioni. Lo vidi entrare con tutta la calma di questo mondo.
Mi aveva fregata ancora una volta.
Dopo qualche minuto decisi di rientrare, ma non prima di aver tirato un profondo respiro.
Appena entrata cercai Cesare che era seduto sul divano a guardare il telefono. Decisi di sedermi al suo fianco. Quando capì che ero io mi sorrise.
- Ti sono mancato? - il suo modo di fare da furbetto mi attirava sempre più. Quelle battutine pungenti mi stuzzicavano.
- Certo che mi sei mancato. - dissi beffarda guardandolo.
Mi sorrise e decise di stringermi il braccio attorno al collo permettendomi di poggiare il mio viso sul suo petto.
Lo sguardo mi cadde sul suo telefono, stava guardando il mio profilo.
- Quando metterai una nuovo foto? Mi sono scocciato di guardare sempre le stesse. -
Risi di gusto.
- Presto, prometto. -
Mi stampò un bacio sulla nuca e il mio corpo fu cosparso di brividi ovunque. Mi voltai a guardarlo.
- Non abituartici, le mie labbra son per pochi. Vero Tonno? - il ragazzo rossiccio lo guardò titubante.
Scoppiai a ridere.
Mi piaceva tutto quello. Le risate coi ragazzi, Dario psicopatico, le miei nuove amicizie e soprattutto mi piacevano le braccia di Cesare che mi stringevano a lui.

Nella Valle. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora