Baby don't cut - B-Mike

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X: <<Cosa stra cazzo hai detto, pezzo di imbecille?>>

Astrid si girò di scatto verso il ragazzo che aveva appena urlato per capire cosa fosse appena successo.

Vide che questo, apparentemente incazzato, si stava avvicinando ad altri due, apparentemente divertiti, con due sguardi di sfida verso l'avversario.

X: <<Vi divertite? Vi sentite forti? Siete soltanto due coglioni, che dovrebbero chiudere quella dannata bocca e pensare un po' agli affari vostri, che avrete sicuramente molti problemi mentali da risolvere, Dio Cristo!>>

Astrid non capiva cosa stesse succedendo.

La fanciulla stava pranzando sola nel cortile della suo scuola superiore, seduta a gambe incrociate per terra, sotto il suo albero preferito, ripassando le formule matematiche, che le sarebbe state fondamentali un'ora e mezza dopo, per il compito in classe di algebra.

I due ragazzi risposero alle provocazione del primo: <<Dai, si sta solo scherzando, non dirmi che non sei d'accordo con noi>>

Lei non aveva idea di cosa fosse il motivo specifico della faida, ma rimase stupita quando il primo ragazzo si avvicinò ai rivali e tirò a entrambi un pugno ben assestato, il che gli causò una cacciata dal preside della scuola e una punizione disciplinare, fornendo lavori socialmente utili per l'istituto della durata di quattro settimana.

Astrid seppe cosa fosse successo solamente il giorno dopo, quando, all'uscita da scuola, le si avvicinò il primo ragazzo che le disse che quei due ragazzi non l'avrebbero più recato disturbo.

<<Cosa intendi dire?>>

X: <<Quei ragazzi sono solo dei buoni a nulla che dovrebbero farsi una vita propria. Evidentemente non hanno le palle, né un cervello perché stavano parlando male di te, come se loro non avessero gravi problemi mentali, ma non pensarci. Io provo pietà per loro. Mi fanno proprio pena, a te no?>>

Il ragazzo stava soltanto cercando di sembrare carino e di sdrammatizzare, ma ad Astrid, sentire che due compagni di scuola la prendevano in giro, ferì. Insomma, forse, dopotutto, non avrebbe dovuto stupirsi, non erano mica gli unici.

Astrid era sola, non aveva nemmeno un'amica con cui trascorrere la giornata scolastica con più spontaneità e leggerezza. In classe i suoi compagni potevano classificarsi in due categorie: chi non sprecava l'occasione per insultarla e disprezzarla e chi non le diceva nessuna cattiveria, ma comunque la ignorava, come fossero, seppur tacitamente, d'accordo con i commenti e pareri altrui, non la difendevano, a mala pena la guadavano, come se non esistesse e Astrid non sapeva cosa fosse peggio tra i due tipi. L'unica considerazione che riceveva dai suoi compagni era dolore.

Astrid non era considerabile bella, non seguiva la moda, non rispettava i canoni di bellezza odierni. Non spiccava nemmeno intellettualmente, sportivamente o creativamente. In tutto quello che faceva, Astrid era una ragazza semplicemente nella media, il che la faceva sentire inferiore, inutile e senza niente da offrire.

Astrid piangeva spesso, quasi ogni sera. Appena entrava in camera sua, nella sicurezza, riservatezza e nella protezione della propria stanza, la ragazza permetteva alle emozioni di fuoriuscire dal suo animo, rigandole il suo dolce viso e spingendola da un alto e pericoloso crepaccio, che la faceva precipitare in una bolla di oscurità, nella quale non riusciva a respirare, né a chiamare aiuto e dalla quale scappare era impossibile. Ogni sera, Astrid finiva per addormentasi, adagiando il capo su un cuscino bagnato e avvolta dalle soffici coperte, che potevano scaldarle il corpo, ma non il cuore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 31, 2020 ⏰

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