Capitolo XI: Fuoco E Fiamme

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   L'odore della muffa impregnava le pareti della struttura in cui veniva distribuito il cibo di Annwn. Era una stanza spogliata dai mobili e decorata - come tutti gli edifici - da lunghe crepe frastagliate. Durante quel orario mattiniero erano pochi coloro che sprecavano il loro tempo osservando un piatto sbeccato e vuoto. La colazione era stata distribuita ore prima e finché il debole sole non fosse stato esattamente sopra le loro teste, nessun alimento sarebbe stato tolto dal magazzino.
L'uomo che custodiva la chiave del lucchetto era rigoroso.

Tuttavia un'atmosfera solitaria era proprio ciò di cui necessitava Abegail.
Meno orecchie sentivano quello di cui avrebbe dovuto parlare, meglio sarebbe stato. La popolazione era già abbastanza impaurita, oltre che dello stesso parere: quella ragazza era una scellerata.

Entrò nella mensa assieme ad una folata di vento. Gli scarponi - pregni di fango - lasciarono dei segni sul pavimento impolverato mentre l'aria le sferzava violentemente i capelli.
Era fiacca, stanca a causa della corsa.
Era partita dalla parte opposta della frazione per giungere vicino agli appartamenti in cui - mesi prima - vivevano Alexander e una ventina di famiglie. Di questi rimaneva una catasta di cemento e spunzoni di ferro.
Pareva che i terremoti non fossero gli unici nemici. All'interno delle costruzioni si insediavano lame di acciaio e difetti di ingegneria.

La fanciulla non si era soffermata a guardare quella sagoma degradante - com'era solita fare - né si era persa a osservare i ciottoli rotolati dappertutto, sui quali correva.
Aveva pensato solamente a vincere sul tempo e vedere Nathalie il prima possibile. Difatti lo sforzo non fu vano: ci riuscì. Portando i muscoli allo stremo - come se stesse ritornando da una giornata di caccia - finalmente si ritrovò ad un passo dall'amica.

— Abby...

   L'espressione di Nat era stata prosciugata, nessuna emozione vi si poteva riconoscere. Non esprimeva niente se non una profonda lacerazione. Un dolore aggiunto al suo stato di colpevolezza.
Si era inoltre dimenticata di truccarsi.
Sul suo volto non c'era traccia nemmeno di un leggero tocco di mascara, cosa alquanto inconsueta per lei.

Abegail la guardò impietrita, stentava a riconoscerla con la pelle del viso esposta e i capelli spettinati che le circondavano il capo. Passò un rapido sguardo anche alla tuta da cercatore di Airmed: era sporca come il terreno. In seguito risalì con gli occhi - sempre più spalancati e scioccati - notando la giacca mimetica che la sovrastava con l'imbottitura pesante.

Infine - tra il tessuto che le faceva da gigantesco involucro - riuscì pure a scorgervi una tazza che fumava, tenuta da due mani instabili e dalle unghie sporche di terra.
La mora pensò subito che fosse stato Alex a riservarle un piccolo conforto e lo ringraziò sospirando, ma intuì anche che lo stato della fanciulla non presagisse niente di buono.
L'evolversi della situazione era peggio di quanto temesse.

Successivamente ingoiò svariate volte - sentendo il vuoto scendere nel suo stomaco - mentre lo sguardo scuro e vacuo di Nat penetrava fin dentro le sue ossa. Prese coraggio e si avvicinò maggiormente alla bionda, tentando con una mano di disfare i nodi della chioma di questa. Sapeva quanto li odiasse.
In quel momento Abegail pareva una madre in procinto di curare la figlia.
Però dallo spostare delle ciocche, ne scaturì qualcosa di terribile.

La ragazza capì immediatamente perché l'altra non si lamentasse dello stato in cui versavano i suoi capelli: le servivano per nascondersi.
Nathalie li aveva utilizzati per coprire un grosso ematoma sotto allo zigomo sinistro. I suoi occhi - tristi - cercavano di comunicare un orrore sepolto da poco sia nella mente che nella terra di Airmed.

— Cosa ti hanno fatto?

   Tuttavia lo stupore nell'amica fu troppo per concederle di comprendere.
In lei tornarono a galla ricordi dell'infanzia, di quando una piccola Laurent si imponeva e si batteva per scacciare i bulli, ancora dei principianti.
Quanto erano lontani quei giorni?
Tanto, quasi quanto - al momento - quelle memorie le sembravano felici.

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