Capitolo XXXIX: Verità E Menzogna

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Cork, 7 Dicembre.

   La delusione li seguì fino alla mattina seguente. Fortunatamente fu alleviata dalla gioia di riavere Nathalie sana e salva fra di loro. Il piano però era sfumato. Caliel aveva chiesto il permesso per richiudersi nello studio di Samuel. Aveva sempre odiato illudere gli umani con false speranze e - in quel momento - uno spirito stava vanificando i suoi tentativi. Non avrebbe potuto proteggere la famiglia Knight se fossero rimasti tutti insieme, ma come chiedere loro di separarsi?

Si era seduto sulla poltrona in pelle, davanti alla scrivania vuota e stava fissando il cielo oltre le finestre. Era sereno e i bambini giocavano in strada. Sembrava tutto terribilmente sicuro.

Successivamente si prese la testa fra le mani sospirando e muovendosi un poco sul posto. La sua saggezza gli avrebbe dovuto far sembrare le cose semplici; doveva pensare di non opporsi al destino eppure era chiaro che non volesse venire meno alla sua missione.

Se avesse fatto dividere la famiglia era probabile che non si sarebbero incontrati di nuovo e il suo intervento sarebbe risultato inutile. Tuttavia sarebbe accaduta la stessa cosa se fossero rimasti insieme: un attacco dei demoni avrebbe ucciso non solo le ragazze, ma l'intero vicinato. Non poteva proteggerle dalla loro natura.

Che cosa si aspettavano gli arcangeli? Mikael doveva rimediare, aiutare, invece sembrava freddo e distaccato.

— Oh, Mikael, hai paura di rivederla...

   Sussurrò pensando ad Aida. Dopodiché tornò a concentrarsi sul suo ruolo e si sentì nuovamente sprofondare. Fece per battere un pugno sul tavolo quando qualcosa bloccò il suo colpo, risparmiando la superficie.

— Ancora loro!

   Udì Victor urlare dal retro dell'abitazione e i suoi sensi riconobbero immediatamente la minaccia: i demoni erano tornati. Scese le scale di corsa con lo sguardo che era diventato impercettibile e nel raggiungere gli altri cercò di moderare la sua forza obbligando Cassandra a rimanere in casa, tranquilla.

— State indietro.

   Ringhiò una volta fuori, rivolto specialmente a Nathalie per poi creare nella sua mano destra una spada simile a quelle che i ragazzi si apprestarono ad andare a prendere.

— Come ha fatto?

   Alexander affiancò Victor brandendo meglio l'arma e facendola brillare quasi al pari di quella di Caliel.

— Anche se non sembra, lui è uno degli angeli più anziani. — spiegò osservando dinnanzi a sé le creature che cominciavano a formarsi e indicando con un cenno del capo l'angelo. — Questo metallo viene forgiato dalla loro volontà per rendere giustizia e proteggere.

   Victor rimase a bocca aperta. Non riuscendo a comprendere era semplicemente rimasto meravigliato. Poco dopo si limitò a guardare le nubi cineree che si innalzavano dal terreno producendo ululati, ringhi e versi simili persino a quelli delle iene. Erano un tumulto di suoni dentro il quale danzavano alcuni fulmini. Infine vide gli stessi cani che incendiarono il vecchio capanno drizzare prima le orecchie e poi mostrare i canini affilati e disgustosamente ricoperti di sangue.

— Nat, è meglio che tu rientri in casa...

   Le disse Abegail mettendosi meglio dietro a Hereweald e cercando il cugino con lo sguardo. Lei aveva le gote arrossate per il solito allenamento e tremava sentendo la sua cicatrice tirare.

Nathalie si lamentò inizialmente, ma non poté insistere. Avvertiva solamente quei maledetti rumori e - nonostante seguisse lo sguardo degli altri - il suo non catturava niente di anomalo. Si chiese il motivo: aveva pensato che il prossimo attacco sarebbe stato il più devastante. Tuttavia gli umani erano ancora al sicuro. Perché i demoni si stavano nascondendo?

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