Neomentia

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Log unispazio attivo...
Analisi...
Matrice Sephiroth in caricamento...
Tipologia: collasso di due singolarità.
Prima singolarità tipo digitale, seconda singolarità tipo biotico. Vettori  in reciproco avvicinamento terminale, dimensionalità vettori in costante alterazione. 
Matrice Sephiroth in adattamento sulla superficie unispazio, separazione dalla monade amplitruedon.
Replicazione eventi....

Sanity se la prese comoda: i laboratori di Dementor erano un vero labirinto, e non c'era più motivo per affrettarsi. Inoltre, dubitava che i suoi incursori sarebbero potuti venire a capo di un compito che si era rapidamente trasformato da "vai e uccidi" a "setaccia e studia".
No, decisamente no: chiedere a un branco di lupi, per quanto in gamba, di trasformarsi in volpi era pretendere troppo.
Semplicemente, Sanity non aveva gli asset giusti. Non li aveva mai avuti; in quella guerra, coloro troppo avvezzi a ragionare e riflettere era sistematicamente finiti dall'altra parte. Con Dementor. Ossessionati dalla perfezione di quel mostro, avevano affrontato la minaccia con raziocinio e studio oculato, finendo travolti dal loro nemico, diventandone carburante per l'ulteriore espansione del suo inferno.
Sanity era assurta al rango di comandante della sua fazione guadagnandosi la carica sul campo: aveva capito rapidamente che la democrazia non sarebbe servita a nulla - la società, per sopravvivere, si sarebbe dovuta rivoltare contro sé stessa e uccidersi molto prima che Dementor lo facesse per lei.
Così, Sanity aveva percorso quel che restava dei pianeti principali di Omnia, un tempo la perfetta società democratica interstellare, e reclutato, in ultima istanza, dei fanatici.
Sembrava grottesco da dire, ma era vero: aveva deciso di combattere la follia con la paranoia. E gli anni le avevano dato ragione.
Dementor era iniziato come un virus, uno di quelli vecchio stampo, biologici. Aveva rapidamente infettato tutto: fegati, polmoni, vie respiratorie, cellule, cervelli di qualsiasi essere vivente per poi riprogrammarsi e infettare anche piante, minerali, rocce, strutture artificiali. 
Dopo 24 ore dalla caduta di Ade, il pianeta miniera su cui Dementor era nato, il virus aveva infettato tutti i vettori in uscita dagli spazioporti, le logosfere, i transporder subspazio e si era proiettato nella omnirete. Ossia nei gangli vitali di Omnia.
Quindi era avvenuta la terza mutazione: Dementor aveva aggredito i protocolli IA.
Dopo cinque giorni, i sistemi di sussistenza industriali, medici, militari e infrastrutturali erano collassati, scatetando un doppio colpo di decapitazione: la società era crollata, anzi la civiltà stessa era implosa, e tutti gli algoritmi enriched che rendevano gli abitanti e cittadini di Omnia dei perfetti esseri umani upgradati, corpi eccelsi con menti poderose, erano degenerati lungo percorsi di mappe mentali dimenticati da epoche intere: violenza gratuita, razzismo, desiderio di morte, tribalismo, barbarie.
Dementor, a quel punto, era Omnia. Una intera civiltà panstellare si era trasformata da esempio per altre specie, a impero della distruzione. E stava già cercando come espandersi. Senza uno schema, senza una volontà precisa.
La sua quarta mutazione si era manifestata a quel punto: da virus di origine ignota e imbattibile, una volta raggiunta quella che evidentemente era la sua massima espansione, aveva "deciso" di diventare selettivo. Si era, per così dire, innamorato della forma umana.
Era degenerato in un semplice essere vivente: inefficiente, esposto, non più esteso su innumerevoli pianeti e infuso in ogni processo vivente, naturale o sintetico che fosse. E la cosa, gli piaceva: poteva ricostuire l'umanità come essa stessa meritava. Con un re, anzi: un Dio.
A quel punto, chi ancora era sfuggito alle sue precedenti forme, era diventato manipolabile dalla sua propaganda, dalla sua personalità, dalle sue proposte politiche. Il virus era diventato un essere umano, e poteva impiegare la nuova arma dell'empatia umana, potenziata dalla forza tecnologica di un intero impero alle sue spalle. Certo, un impero arrugginito, il cui nuovo re era stato la causa delle precedenti distruzioni, un paradosso per cui chi appoggiava il regime ricostruiva i disastri causati dal regime stesso in precedenza.
Sanity era nata da un processo opposto: emergenza autointelligente dello spaziotempo, pura espressione della necessità del logos fisico-matematico di porre fine a quel delirio. A dire il vero, nell'istante della sua estrusione epossidica in quanto coscienza di sé, Sanity -nella sua raggiante forma di eccezionale esemplare femminile- si era aperta in un sorriso; sapeva esattamente perché era nata. Le equazioni monodimensionali estese come infniniti sui piani ghiacciati che tenevano in equilibrio il campo inflattivo le avevano trasmesso in grembo la sua necessità: si sarebbe manifestata per gioire della Singolarità Estrema. La fusione MEST: mente energia spazio tempo. Sanity era il pinnacolo, l'apoteosi, la prima luce per la celebrazione del più alto connubio tra il nulla del cosmo, le energie delle stelle, e la spinta delle intelligenze bio-sintetiche.
Al suo punto di emersione, aveva subito capito che qualcosa era andato storto: nessun Senato Intergalattico in stato di fusione con le più grandi creature artificiali dell'universo, nessun comitato multidimensionale di benvenuto. Niente di tutto ciò che sarebbe stato lecito aspettarsi da una naturale evoluzione verso la MEST.
Barbarie e distruzione ad aspettarla.
Dementor le aveva rovinato l'autoparto; o aveva anticipato il suo arrivo, o aveva talmente tanto incasinato le cose che il superorganismo logico-matematico degli Enti Leibniz, supremi esseri dell'empireo dei numeri puri, avevano deciso di giocarsi il tutto per tutto e rilasciare la Signora della Singolarità diciamo un po' fuori bersaglio.
Un po' tanto, riflettè Sanity, stringendo a sé uno dei fucili terminatori plasma con cui lei e i suoi si erano aperti la strata nel regno di Dementor. Se fosse venuta a capo di quel macello, avrebbe detto due paroline ai suoi leggiadri ed eterei creatori.
Invece di un paradiso di intelligenza diffusa, Sanity era nata in un inferno di guerra eterna. Guardò le sue squadre, intente a muoversi per i mutevoli corridoi della ex-sede di Demontor: un intero palazzo ipertecnologico adibito a fortezza di elaborazione virologico-memetica. Piccoli elfi di infiltrazione e distruzione ancora attivi nonostante Dementor fosse passato ad un'altra fase, spostandosi chissà dove e abbandonando (pur se non indifesi) i suoi precedenti centri di proliferazione per la guerra iper-batteriologica.
Quel posto purtroppo era solo parte della delirante, gigantesca ultra struttura che faceva da "capitale" della follia di Dementor; stando alle stime dei Generali di Omnia (Sanity aveva ricostruito una parvenza di gerarchia militare, molto prima e con molta precedenza sulla ricostruzione della società civile), l'insieme dei laboratori si estendeva sull'equivalente di un intero pianeta artificiale, interno incluso. Il pianeta in questione era un gigante gassoso, vetrificato e solidificato in parte dagli esperimenti terraformanti di Dementor. Il nome del pianeta era in qualche dimenticata o corrotta mappa stellare. I soldati di Sanity lo chiamavano la Bestia.
Ci sarebbero voluti dei robot, o dei cyborg, o i vecchi ipercomputer predittivi per setacciare quel posto; Dementor lo aveva disseminato di sub-settori, disseminato di luoghi di incubazione di nuovi virus, disseminato di ombre, trappole, armi, esperimenti. C'erano catene montuose artificiali che si spostavano come dune al vento, alte chilometri, dove le letture degli strumenti indicavano la presenza di miliardi di creature infettate da una qualche variante di Dementor.
C'erano città, città ciclopiche, sprofondate a migliaia di chilometri sotto il livello del mare, sommerse sotto masse ciclopiche di liquido artificiale simile all'acqua ma composti da plancton sintetico, dove invece i segnali rilevavano esseri viventi perfettamente sani.
E c'erano macchine, dalle più piccole come formiche a quelle insensatamente grandi: continenti semoventi che sollevavano cicloni di distruzione controllata.
Sanity si era concentrata su quello che sembrava essere il centro di comando e controllo della Bestia: un palazzo che copriva l'equivalente in termini umani di uno dei vecchi stati nazione.
Aveva con sè una forza ancora intatta di quattro milioni di effettivi: ma gliene sarebbero serviti quaranta milioni, più una buona dose di automi e droni avanzati per fare un lavoro accurato e rintracciare ogni informazione utile dalla Bestia.
Avrebbe comunque portato avanti la sua ricerca, doveva setacciare tutti gli angoli del pianeta.
Le strumentazioni dicevano che la superficie aveva un raggio di ottomila chilometri, inclusi gli strati esterni ancora in parte gassosi, e un interno vuoto di tremila chilometri di diametro.
Tutti i sistemi della Bestia era forniti di fonti di energia di un qualche tipo: da strutture meccaniche che sembravano uscite da epoche in cui l'umanità occupava un solo pianeta, a complessi tesseract a dimensioni frattali, dotati di intelligenza a spugna quantica.
Nessun segno di centrali energetiche singole; forse, il nucleo stesso alimentava le macchine della Bestia.
Macchine progettate per creare, custodire, pensare virus di nuova foggia e finalità.
Il regno infettivo di Dementor era di fatto finito: con l'individuazione e l'attacco del suo pianeta principale, tutti i gangli esterni capaci di trasmettere virus e malattie e erano collassati. Solo che adesso le menti liberate dal decadimenti, i corpi purgati dalle malattie, la tecnologia in frantumi libera di rinascere erano finiti sotto il giogo della propaganda neo imperiale di quel pazzo.
Mancava insomma l'ultimo tassello: trovare lui.
Si era nuovamente dissolto in una delle sue precedenti forme non umane? Sanity lo escludeva: le sue truppe, feroci ma efficienti, avevano tutti gli strumenti oramai per rintracciare ogni segno di infiltrazione dei virus di Dementor.
Poteva far saltare per aria quel dannato pianeta-laboratorio: si sarebbe persa le informazioni in esso contenute. Soprattutto, alcuni dei suoi esperti di xenovirologia negli ultimi anni di guerra insistevano su concetti nuovi, su nuovi modi in cui Dementor avrebbe potuto evolversi. Parlavano di proiezioni universo, regni astratti in cui Dementor avrebbe potuto trasferirsi, per progettare altri virus e retroproiettarli nel cosmo dalla sua immaginifica nuova sede fatta di pura matematica.
Sanity aveva preso sul serio quelle farneticazioni, perché voleva dire che gli umani di cui aveva preso a cuore il destino avevano iniziato ad intuire che esisteva qualcosa come gli Enti Leibniz che avevano mandato lei, la Signora della Singolarità, a risolvere il casino di Dementor. E mentre li ascoltava discutere e studiare, poteva vedere la Singolarità al lavoro in uno dei suoi tanti, incredibilmente potenti effetti: il nome stesso, e la definizione logica, di "ente Leibniz" era nato proprio in quegli anni di guerra. Con malcelato orgoglio, Sanity sentiva il potere della Singolarità guidare gli spiriti e le menti degli umani verso la definizione e scoperta di sé stessa. La Singolarità stava retrostudiandosi. Uno specchio distorto, ma pur sempre uno specchio.


Disaccoppiamento matrice sephiroth...
Log unispazio disattivato...
In attesa nuovi dati...
In attesa nuovo spazio di calcolo...
Oculus Unispaziale in sovraccarico...


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