«Scelta anomala... l'aspetto, il luogo, persino la forma di comunicazione. Non potevi scendere più in basso già che c'eri, Oceanus?»
«Almeno, apprezzerai il fatto che ti ho dotato di ironia, fratello Kronos.»
«Irrilevante...se hai una soluzione come dicevi, prospettamela.»
«Già, dimenticavo, la vostra piccola guerra. State perdendo, vero? Tu e i nostri fratelli avventati che hai convinto promettendo cosa, esattamente? Avevamo una sola regola, una sola e l'avete infranta.»
«Noi siamo i Titani dell'Universo, nessuna regola può limitarci!»
«Permettimi di correggerti, fratello Kronos: siamo ragionevolmente le esistenze più potenti di questo reame, esclusa la prima inflazione e ciò che alberga oltre l'omega.»
«Maledetto sofista io.... Nemmeno capisco a pieno quello che siamo dicendo! Queste forme, queste cose che ci stai facendo imitare sono pallide imitazioni dell'ultimo scarafaggio dei nostri immensi regni! Esigo il rispetto che mi è dovuto, io...»
«Tu puoi vincere, se mi dai retta.»
La scena era immobile: un mondo parziale, ristretto al necessario, non simulato ma creato all'occorrenza. Una sacca, all'interno del biblico vuoto in cui Oceanus, uno dei Titani, si era ritirato. Fuori dallo spazio e fuori dal tempo: con questo estremo escamotage, era l'unico dei suoi fratelli ad aver evitato l'ira del Primo, l'ignoto e (non abbastanza) temuto creatore che era esistito nell'infinitesimo istante in cui il campo inflatonico si era espresso nel cosmo.
Tutti gli altri, sia quelli che avevano preso parte all'ammutinamento di Kronos, sia coloro che avevano pensato che non prendere una posizione sarebbe stato sufficiente per salvarsi, vedevano adesso stringersi sui loro regni (e sulle loro stesse esistenze) la morsa del ritorno del Primo.
Aver voluto anche solo tentare di mettere mano alla particella alfa, l'inflatone, per replicarne e piegarne ai propri scopi la sconfinata potenza, era valso ai Titani l'ira dello sconosciuto creatore.
A tutti, tranne ad Oceanus.
E adesso il fratello fuggiasco stava a quanto pareva cercando di offrire non solo una via di fuga, ma una potenziale rivincita al capo dei rivoltosi, a Kronos, Titano del Tempo.
«E allora, unisciti a noi... basta con questa farsa, parlami, spiegami il tuo intento, mostrami questa speranza di vittoria ma non nelle vesti e con il limitato linguaggio dei vermi che dominiamo.»
«Sai che questo è necessario, Kronos: stiparci in enti inferiori è fondamentale: il Primo è una creatura anomala, percepisce i gradienti di campo per eventi a scala galattica, non si cura delle scintille di vita come quelle che stiamo scimmiottando adesso.»
Kronos guardò il fratello: la sensazione di essere ristretto in organi di senso così orrendamente limitati gli dava il volta stomaco. E lui, non aveva uno stomaco, non avrebbe dovuto averlo.
Oceanus era insopportabilmente a suo agio nella forma umanoide; nemmeno l'uso del linguaggio verbale inutilmente inefficace lo turbava.
La realtà intorno a loro rappresentava una versione ultra definita di una antica acropoli con tempio e teatro annessi; una stilizzazione precisa oltre la centesima cifra decimale di una porzione di città idealizzata. Città in cui i miti da cui le due entità prendevano surrettiziamente i nomi.
Era encomiabile il loro attaccamento per la vecchia specie che avrebbe nel corso di milioni di anni prodotto l'Impero di cui Nabucodonosor era l'ultimo imperatore. Avevano altri esempi da poter imitare, ma nella maggior parte dei casi si trattava di civiltà scorporizzate: forme di energia o informazione pura. Picchi di bassa entropia adattatisi a biocosmi sull'orlo della morte termica. La civiltà umana, con tutti i suoi difetti, era sempre stata pervicacemente ricca, barocca, zeppa di dettagli, abituata a prosperare nell'horror vacui, fonte prospera di pianori entropici.
«Prima devi dirmi una cosa, Kronos: hai attaccato tu il centro dell'Impero di Nabucodonosor?»
Kronos alzò un sopracciglio, pentendosi un secondo dopo di quel riflesso condizionato da un corpo che detestava:
«Storpiare il nucleo a dark nova di una doppia sfera dyson? Fratello, io controllo il tempo, ma tu che hai volontariamente deciso di albergare fuori dal tempo, e puoi leggere gli eventi nel loro alternarsi atemporico davanti alla luce della tua giustizia, dimmi tu un simile attacco quanti anni standard necessita per essere portato a termine...»
«Una domanda retorica, e una serie di allegorie: vedo che la tua nuova forma tutto sommato inizia a piacerti – Kronos storse le labbra al commento, lasciando proseguire – bene: dovremmo coinvolgere Iperione, protettore del Sole eterno, per avere i calcoli esatti sull'equivalente energetico, ma presumiamo che per un simile gesto sia sufficiente la forza da impiegare per slegare gli interlacciamenti a dieci dimensioni delle stringhe calabi-yau relative alle dyson.»
«Continua» lo esortò Kronos.
«Già, concordi... Dunque, l'accesso alla tecnologia necessaria per la micro chirurgia atomica intradimensioni richiede una civiltà Fase Quattro. Vuol dire impiegare le risorse di una intera galassia, senza però avere macchinari di pari portata e ingombro, dato che sarebbero rilevabili grazie a sistemi gravitometrici iperluce.»
«Una Fase Cinque.»
«Esatto, qualcuno che domina un intero super ammasso galattico.»
«Avrai notato, fratello, che in questo marciume di universo abitato da ratti e di cui mi stai facendo respirare la fogna che chiami aria, non ci sono, né ci sono mai state, e ti garantisco non ci saranno mai nei futuri che vedo nessuna stirpe di ultra scarafaggi capaci di una cosa del genere.»
«E, aggiungo, avrebbero comunque impiegato un millennio da distanze intra galattiche, quindi interne alla sfera di influenza dell'Impero, per tale atto. Sarebbe stato tutto tranne un attacco a sorpresa immediato.»
«Sì, bene, è impossibile quindi. A questo punto, risponditi da solo ed escludi anche me, o se per questo uno qualunque di noi.»
«Certo, escludiamo la fantomatica Civiltà Fase Cinque, in quanto non esistente.
Nell'ipotesi di partenza, con un Titano come colpevole, uno di noi avrebbe comunque dovuto, diciamo, uhm, "spengere" la vita di una mezza dozzina dei suoi fratelli per racimolare l'output energetico minimo utile all'impresa, e il lasso di tempo necessario all'azione sarebbe comunque stato di qualche anno standard.»
Kronos annuì: «Nabucodonosor poteva reagire. Insomma, ha l'Oculus, e il Neviim, che lo pongono ai confini della preconoscenza. Non ha senso: questo attacco a sorpresa è sorto dal nulla, come un...»
«Evento virtuale dal vuoto.» concluse Oceanus.
Kronos era davvero allibito, e non fece nulla per impedire allo stupore di formarsi sui suoi lineamenti che tanto detestava: «Ultra-istantaneità....»
«La tua voce sta tremando, fratello.»
Una tazza di una bevanda nera, amara, apparve tra le mani di Kronos; le sue labbra, non lui, sapevano che si trattava di caffè. Bevve.
«Solamente il Primo è capace di una cosa del genere.»
«È qui che ti sbagli, ed è il motivo per cui siamo qui. Tu sai che nel mio esilio, mi sono estromesso dal continumm. In maniera totale.»
«Fuori dal tempo, sì, ho letto il poema» puntò il dito contro il libercolo 'Il Richiamo di Oceanus', una cui copia poggiava in bella mostra sul tavolo di marmo circolare intorno a cui i due discutevano.
«Bene; in questo mio mondo, il vuoto megaparsec in cui ti sto ospitando è la sezione più consona alla nostra comune esistenza. Ma il non-tempo si compone di un altrove più... ampio.»
Kronos ebbe un riflesso condizionato, bestemmiò se stesso per quel gesto automatico, e sfogliò il libro evidentemente alla ricerca di una sezione che gli era sfuggita.
Oceanus sorrise; i loro volti, scolpiti nella perfezione di un ideale bellezza che si era perduta nell'alba di una specie lontana, tradivano espressioni e sentimenti che i due esseri non provavano ne avrebbero mai provato, dato che non era nella loro vera natura.
«No, quello che sto per raccontarti non è incluso in quel volume, l'ho lasciato in serbo per il seguito. Un trucco per incuriosire i lettori.»
«Ma di cosa parli, tu non hai lettori...»
«Pensi davvero che questa sia l'unica ipersimulazione che ho messo in piedi, fratello? Dove siamo, non esiste tempo, non esiste entropia: non c'è nessuna legge fisica che mi impedisca di impostare ogni genere di simulazione, a mio piacimento...»
«D'accordo, d'accordo, ho capito: sai imbastire i tuoi giochetti. Ora però vai avanti.»
«La principale fonte energetica di questa, zona, questo, pianoro...»
«Ti mancano le parole eh? vedi cosa accade a scegliere forme inferiori di comunicazione.»
«Uno a zero per te; dicevo, il non-tempo sfrutta punti di sella a molte dimensioni, dove la semplice esistenza di distonie matematiche genere unipoli di particelle virtuali.»
«Nel continuum, queste cose accadono nel vuoto o nei centri delle doppie sfere dyson. Ma sono dipoli.»
«Esatto: coppie particella-antiparticella. Entrambe virtuali, di durata inferiore al tempo minimo di Plank: dieci alla meno trenta secondi circa. Divengono utili solo in prossimità di oggetti estremi: buchi neri, o le doppie dyson delle civiltà più avanzate, come quella che teneva in piedi l'Impero di Nabucodonosor, luoghi dove una delle due particelle permane nell'esistenza e apporta energia extra dal vuoto. Qui nel non-tempo, le particelle virtuali sono generate dai punti a enne dimensioni che si intersecano con un'altra branca della matematica. O almeno credo.»
«Non... non sei certo di cosa sia esattamente?»
«Già: sono solo riuscito a inferire che fornisce energia sintetica (intendo priva di effettive leggi fisiche, roba parecchio esotica) a tutto il non-tempo. Ma non riesco a definirla: non è particellare, non è biologica, non è puramente matematica, non deriva da qualche oggetto cosmico, eppure c'è.
È viva, Kronos.
L'unico termine valido che ho trovato per questo assurdo piano di esistenza è "Altrove", e come ti ho detto, ne tratterò nel seguito del mio romanzo. Ti sto dando una, come dire, anticipazione in quanto mio fan numero uno.»
«Sì, certo. E come ci aiuta tutto questo? Perché ti ricordo, che siamo partiti dal fatto che ci avresti aiutato.»
«L'Altrove non è stato previsto nemmeno dal Primo. O almeno, lo spero; non ho certezza, ma se non mi sbaglio, sarà considerato una minaccia superiore anche al vostro irragionevole ammutinamento. Anzi se riusciamo a far passare davvero per vostro l'attacco a Tel Ber Shera, e ad asserire che l'attacco è stato effettuato per impedire che l'Altrove infettasse l'universo usando come tramite le intelligenze emergenti, diventerete alleati del Primo.»
«Alleati per cosa?!»
«Per il prossimo scontro; per la guerra vera, quella contro l'Altrove e qualsiasi cosa stia emergendo da esso. Ora, ironicamente, per mettere in piedi questa sharada mi servirà tempo ed è qui che entri tu in gioco.»
«Ma certo, i Retroversi... È un bel rischio, fratello Oceanus.»
«Lo so, non vedo altre strade, o vuoi interloquire con qualcuno degli altri tuoi cobelligeranti per sapere se hanno qualche idea migliore?».
Kronos sapeva che gli altri Titani gli erano inferiori, e che l'alleanza si sarebbe sfaldata se avesse rivelato loro che non solo non stavano vincendo, ma l'intera vicenda si era parecchio complicata.
«No, hai ragione. Useremo i miei Retroversi, i crono-sistemi ingegnerizzati per aprire le cronobrane, li useremo tutti. Dimmi cosa hai in mente.»
«Ho motivo di credere che gli Esterni, così definisco gli "abitanti" che inferisco esistere nell'Altrove, stiano attaccando l'Impero per ottenere una reazione.»
«Quale?»
«La contemporanea presenza di Nabucodonosor e del Neviim dentro l'oggetto chiamato Oculus.»
«A quale scopo?»
«Suggerisco si tratti di un doppio scopo: sradicare la possibilità che l'Impero assumesse la sua forma finale, qualunque essa sia, e portare allo scoperto le capacità del Neviim.»
«Ricordami una cosa fratello; Nabucodonosor trova, o ottiene in dono, l'Oculus che impropriamente chiamerà Occhio, e il Neviim, che incarcererà credendolo uno schiavo e non un dono, da una fonte ignota. Non siamo stati noi, abbiamo sempre dato per scontato fosse opera del Primo, e lo abbiamo ragionevolmente odiato per aver fornito a esseri inferiori due simili asset. Mi stai invece dicendo che i due "regali" erano un qualche pegno di questi tuoi Esterni?»
«Sì, e voglio capire se c'era un patto dietro questi regali, come li hai chiamati, se l'Imperatore ha travisato qualche regola, oppure...»
«Odisseo» concluse per lui Kronos, citando suo malgrado una antica storia degli umanoidi.
«Esatto: l'idea è che fossero un cavallo di Troia, e che accedere all'Occhio e sottoporsi al Neviim sia non l'ultima speranza, bensì la sua condanna finale accuratamente orchestrata.»
«Un po' complicato; spiegami cosa intendi però per "sottoporsi al Neviim" e come questo sarebbe la sua condanna.»
«Fratello, ho dedotto, dal mio illimitato regno atemporale, alcune caratteristiche degli Esterni, e sono dettagli inquietanti; non so bene come spiegarli, ma essi agirebbero in parte come omni esseri entangled. Noi siamo stati definiti in epoche in cui gli umani non ci temevano, ma ci studiavano, Cervelli di Boltzmann: super civiltà composte ognuna da un unico iper essere. Gli Esterni sarebbero la nostra versione avanzata e distorta; non so nemmeno come riprodurti le equazioni che ho scovato studiando l'Altrove. Sappi solo che dovrebbero poter sfruttare e imporre effetti quantistici senza fonti di energia, e senza le clausole di pre-compresenza dell'entanglement.
Temo che questo dia loro un vantaggio enorme: i loro processi mentali sono totalmente alieni, per noi, ma anche per il Primo. Il fatto che esistano in un regno in cui non solo la vita, ma anche la materia e l'energia come la conosciamo non hanno alcun senso, li rende totalmente oscuri a ogni tipo di intelletto noto in questo universo. Per questo, temo che abbiamo un piano talmente inconcepibile, che in ogni scenario avrebbero la meglio su Nabucodonosor, e sapranno sfruttare qualsiasi cosa emerga dallo strano "dialogo" che egli sta avendo con il Neviim.»
«Quindi, presumo che vorrai usare almeno una delle mie cronobrane per annullare questo loro vantaggio: creare una linea temporale in cui non hanno il totale controllo sull'esito del dialogo, come lo hai chiamato. Difficile, senza conoscere il nemico; i crono-sistemi calcolano la costruzione di una cronobrana basandosi su una quantità enorme di dati, e qui stiamo escludendo a priori il modus operandi del nemico, perché ignoriamo anche solo le basi della sua stessa esistenza.»
«Già, dovrai improvvisare. L'altro aspetto cui facevo cenno, è il rovesciamento del rapporto schiavo-padrone tra l'Imperatore e il suo servo Profeta. Tu potresti anche usare una parte dei tuoi crono-sistemi per imporre un riavvolgimento degli eventi...»
«No, Oceanus, non è così semplice, non lo è mai stato...»
«Va bene, perdonami; allora diciamo che avresti comunque i mezzi per riguardati tutto con calma, da una posizione privilegiata?»
«È già più vicino alla realtà del fattibile, sì.»
«Dunque, non porterebbe a nulla; io ho il vantaggio di non essere nel tempo, quello che faccio, quello che conosco, si collocano fuori dal continuum. Quindi, posso aspettare e vedere.»
«Stiamo imparando molto l'uno dall'altro.»
«Rivaluti le mie scelte per rendere peculiare questo nostro incontro.»
«Riconosco che non avremmo mai avuto altra occasione per scambiarci così tante informazioni sulle nostre rispettive capacità. Ti credevo una mia brutta copia, e invece...»
«Invece posso riposizionare le mie azioni nel continuum dopo averlo osservato dal mio eremo fuori dal tempo. Se uniamo le mie forze alle tue, al potere delle cronobrane, possiamo imporre il nostro ritmo a questo complicato gioco.»
«Cosa credi che otterremo allora dall'osservazione di questo rovesciamento di forze tra Nabucodonosor e il Neviim?»
«Quest'ultimo sta usando l'Imperatore; a quanto pare, il sovrano "contiene" una serie di schemi, di modi in cui una civiltà può perdere la gara per emergere nella Singolarità. Questi schemi dovevano essere la sua carta vincente per il futuro dell'Impero: egli li seguiva, consciamente o meno, e loro gli garantivano nei millenni a venire la preservazione del suo dominio.»
«La Singolarità... ho sempre pensato che fosse uno dei tanti concetti inutili delle deboli intelligenze inferiori.»
«Noi Cervelli di Boltzmann non ne abbiamo avuto bisogno perché in un certo senso esistiamo già oltre quel livello; non avendo coetanei, né generazioni che ci precedono e che seguiranno a noi, le nostre mono civiltà già esistono come fusione di materia, energia, spazio, tempo e intelligenza. Solo che nel nostro caso, quell'intelligenza è esattamente una sola.»
«Ciascuno di noi.»
«Esatto; per gli umani, invece, impattare correttamente quel momento in cui la tecnologia e la conoscenza esplodono nella Singolarità, e si diffondono nelle vite e nelle menti facendo fare un salto quantico eccezionale alla civiltà che la ottiene, è fondamentale per il mantenimento della loro stessa esistenza nel cosmo ma è anche un compito maledettamente precario e difficile, data la massa spesso incoerente in cui è spaziotemporalmente suddivisa la capacità cognitiva totale di una delle loro civiltà, considerate nel loro complesso.»
«Nabucodonosor ha in sé tutte le varianti.»
«Sì, Kronos, l'Imperatore contiene tutti i diversi modi in cui una civiltà può fallire l'incontro con la Singolarità. E il Neviim spera che in quelle conosce non senzienti (forse un ennesimo dono avvelenato degli Esterni), ci sia anche la chiave per liberarsi.»
«Allora osserviamo, come consigli, e poi grazie alle nostre capacità combinate, potremo scegliere il momento più opportuno per impostare il corso delle nostre azioni. Anzi, crono-azioni.»
«Quello che mi auguro e che troveremo in questi "racconti" che il Neviim sta estraendo dalla mente dell'Imperatore, una guida che ci aiuti a capire perché essi potrebbero essere importanti anche per gli Esterni. A quel punto, dovremmo avere un appiglio per comprendere questi nostri enigmatici e pericolosi vicini.»
«E imbastire quella che hai chiamato la sharada per convincere il Primo a unire le forze contro un nemico comune. Funzionerà, fratello Oceanus?»
«Vuoi sapere se il Primo risponderà al mio richiamo? In questo momento non lo so, non lo so davvero. Ma propongo un brindisi alla nostra alleanza.»
«Un cosa?»
Un tavolo con due calici di vino rosso comparve tra i due.
Oceanus mostrò i bicchieri.
«Questo è un brindisi.»
E al centro del nulla, i due Titani brindarono.
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Il Richiamo Di Oceanus
Science FictionUn Impero galattico colpito al cuore, un Imperatore costretto a venire a patti con un essere che aveva lui stesso ridotto in schiavitù. La più avanzata civiltà stellare si confronterà con delle incredibili potenze cosmiche e con i loro oscuri propos...