Apro gli occhi. Sono in una stanza con la flebo collegata al braccio e la testa è tartassata da una fitta costante come se fosse messa sotto un martello pneumatico. Mi metto a sedere e respiro profondamente cercando di riordinare le idee e ricordare cos'è accaduto.
Sto per alzarmi quando Anna entra. «Finalmente ti sei svegliata! Come ti senti?»
«Ho la testa che mi scoppia. Da quanto sono qua?»
«Da stamattina. Dalle analisi risulta che hai il ferro basso, dovresti stare più attenta a queste cose, soprattutto nel tuo stato?»
La guardo frastornata. «Nel mio stato?»
Si porta una mano sulla bocca. «Oddio, non lo sapevi? Sei incinta!»
Spalanco gli occhi. «Impossibile, io dopo Marco non ho...»
«Invece è possibile, sei incinta di due mesi.»
Sono stata così presa dal dolore che non ho fatto caso ai ritardi. Nascondo il viso tra le mani e inizio a singhiozzare.
«Marco ti ha lasciato una ragione per rialzarti» dice stringendomi con la mano una spalla.
Mi asciugo le lacrime. «Sempre il solito stronzo, come lo cresco senza di lui?»
Anna mi abbraccia facendo attenzione al braccio con la flebo. «Riuscirai a farcela, questo lui lo sapeva benissimo.»
«Che si fotta lui e quello che sapeva!»
Sorride lievemente. «Lo odi per essersene andato perché lo hai amato tanto.»
Annuisco mentre tiro su con il naso. «L'ho amato con tutta me stessa, più di quanto credessi fosse possibile.»
Mi prende una mano tra le sue. «Una parte di lui vive attraverso te, Anastasia e questo bambino o bambina.»
Mi accarezzo lieve il ventre. Ho una dannata paura che mi venga strappato via come Marco e Anastasia. Loro sono la dimostrazione che amare tanto non è sufficiente a proteggere.
Mi asciugo le lacrime che continuano a bagnare le guance. Sono lacrime di felicità miste a tristezza. Acqua e sale. Felicità e dolore. «Toglimi questa flebo, va'.»
Mi dà un bacio sulla guancia e sparisce per poi tornare pochi secondi dopo con batuffoli di cotone e disinfettante.
Guardo l'orologio, sono in ritardo. «Senti, Anna, riesci a coprirmi per il resto del turno?»
«Certo, vai pure.»
La abbraccio e vado negli spogliatoi a cambiarmi.
Entro nella stanza di Anastasia, le bacio la fronte e passo le dita tra i capelli mettendole una ciocca dietro l'orecchio.
«Ciao piccola mia, come stai?»
Mi sdraio accanto a lei e inizio a fissare il soffitto bianco. Respiro a pieni polmoni e cerco le parole giuste. «Vorrei che potessi sentirmi e perdermi ancora una volta in quegli occhi chiari come i miei. Mi manchi, non sai quanto.» Intreccio le mie dita alle sue. «Avrai un fratellino o una sorellina, sai?»
«Andrea», la voce di Nina, la sorella di Marco, mi riporta alla realtà. Incrocio il suo sguardo: ha gli occhi spalancanti e una mano a trattenere i singhiozzi.
Mi alzo e la vado ad abbracciare.
Marco era la nostra ancora, il nostro punto di riferimento e il nostro mondo girava intorno al suo. Lei mi stringe a sé con più forza, come a volersi prendere anche il mio dolore o, forse, per trovare il coraggio di affrontare il suo.
Appena ci calmiamo, io mi siedo vicino ad Anastasia e lei sulla poltrona accanto al letto. Si guarda le mani, intreccia le dita, poi mi guarda. «Ho sentito bene? Sei incinta?»
Sospiro e appoggio una mano sul ventre. «Sì, ed è di Marco. Sono incinta di due mesi e una settimana.»
Mi prende una mano tra le sue. «È una bellissima notizia!»
Per la prima volta, dopo diverso tempo, sul mio viso compare quello che mesi prima sarebbe stato un sorriso che si spegne non appena gli occhi osservano il calendario e capiscono quale giorno sia: sono passati esattamente due mesi da quel maledetto giorno in cui è cambiato tutto. Marco non poteva scegliere giorno migliore per farmi scoprire del miracolo che mi aveva lasciato.
Sono nella sala di aspetto del reparto ecografie in attesa che mi chiamino. Sono contornata da coppie che si tengono per mano e si guardano complici; questo genera in me una sensazione di rabbia mista a tristezza. Vorrei che Marco fosse qui, al mio fianco, invece sono sola.
«Andrea Minari.»
Respiro profondamente, mi alzo e seguo la dottoressa all'interno dello studio.
Sono sdraiata sul lettino e la ginecologa mi mette il gel sulla pancia. Un brivido di freddo percorre tutto il corpo, poi la dottoressa passa la sonda sul ventre mentre osserva lo schermo. Intreccio le dita e guardo il soffitto.
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Vorrei averti qui
RomanceAndrea è un'infermiera di trent'anni con la passione per le corse di moto clandestine. Arrogante, egocentrica, distruttiva, a tratti un po' stronza, non lascia che qualcuno si avvicini a lei, ma il destino la obbligherà a uscire da quella trincea di...