Come ti chiami?

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Erano oramai dieci minuti che i due ragazzi camminavano uno di fianco all'altro per le strade torinesi, minuti caratterizzati da un silenzio assordante e da un continuo studiarsi da parte di entrambi.Sofia era sempre stata una logorroica patologica, odiava profondamente l'assenza di rumori quella quieta caratterizzata da un profondo imbarazzo, temeva che tale perdita di contatto potesse mostrare la sua parte debole e insicura che poche persone avevano conosciuto veramente. Eppure, eccola li di fianco a quel ragazzo di una bellezza disarmante in assoluto silenzio, forse per la prima volta non sapeva davvero cosa dire, come se ogni parola potesse essere superflua o forse troppo invadente. Sapeva ogni cosa di Federico "calciatore" ma poco di Federico "persona", temeva che una qualsiasi domanda potesse spaventare il ragazzo che si era sempre distinto, rispetto ad altri suoi colleghi, per la sua riservatezza. Dall'altra parte, il toscano aveva voglia di conoscere quella ragazza dai lunghi capelli castani che l'aveva stregato fin dal primo incontro, pertanto, fu proprio quest'ultimo a prendere parola rompendo quel dannato silenzio.

-"Dimmi la verità mi stai portando a casa tua, per poi chiedere il riscatto al mio agente ?"

-"Uffy mi hai beccata, tu dici che devo legarti?"

-"Mmh sai essendo un professionista in rapimenti, essendo io un serial killer, dico proprio che avresti dovuto anche imbavagliarmi"

-"Ora che mi hai scoperta devo trovare un modo per scappare, potrei urlare"Ragazzi c'è Federico Bernardeschi", cosi mentre fai foto con i fans io corro via"

-"Un piano formidabile, se solo i fans non mi odiassero cosi tanto". La voce del calciatore era caratterizzata da un velo di tristezza,sapeva che ultimamente il suo rendimento negativo sul campo aveva creato un malcontento tra i tifosi juventini. Questa situazione lo rendeva triste, voleva dimostrare ad ogni singolo tifosi di quanto  fosse onorato e allo stesso tempo degno di indossare quella maglia.

-"Nessuno ti odia Fede, purtroppo noi tifosi siamo cosi, per noi la nostra squadra è un perno fondamentale della nostra vita e voi, di conseguenza, siete come membri della nostra famiglia. Tendiamo a creare dei legami con voi e molte volte, ammetto sbagliando,superiamo i limiti ma non potremmo mai odiare un nostro famigliare".

-"Allora dimmi perché mi insultano continuamente ?". Le parole di Federico erano più una supplica che un domanda, voleva capire come poteva risolvere quella situazione diventata fin troppo stressante.

-"Fede tu sei un giocatore formidabile e pieno di talento, e non sono io a dovertelo dire, non focalizzarti su chi ti insulta ma su chi ti conforta, sui sorrisi dei bambini quando ti vedono, sulle dediche dei fans e sulla gioia che puoi regalare ad ogni tuoi gol".

-"Quindi pensi che sono formidabile, mi lusinghi signorina". Affermò il toscano con tono scherzoso notando, allo stesso tempo, le guance della giovane donna diventare sempre più rosse.

-"Ho detto calciatore, comunque siamo arrivati". Lo sguardo dell a ragazza si spostò oltre le spalle del ragazzo, che istintivamente girò il suo capo per seguirlo. Gli occhi verdi del toscano si soffermarono sulla piccola porta rossa in legno in perfetto stile inglese circondata da mattoncini grigi e bianchi, mentre in alto a destra si trovava l'insegna del bar "Le due rose". La ragazza avanzò verso l'ingresso seguita dal toscano in ogni movimento, l'interno del bar era in perfetto stile inglese. Lo sguardo del calciatore cadde su un piccolo palchetto in legno antico posto alla fine della stanza sul quale era posto uno sgabello dello stesso materiale. L'intero palchetto era illuminato da un piccolo farò situato nella parte opposto della stanza, il fascio di luce cadeva perfettamente al centro della struttura creando un atmosfera di tranquillità. Il toscano affascinato dall'ambiente in cui si trovava si chieda l'utilizzo di tale parco all'interno di un semplice bar, fu proprio la ragazza a rispondere inconsciamente.

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